Hanno segato le sbarre della cella e dopo aver raggiunto il tetto del penitenziario hanno utilizzato le lenzuola come funi tramite le quali calarsi sulle mura di cinta e scomprarire, complice il buio della notte. Protagonosti della fuga, tre detenuti del carcere di Favignana. Si tratta di Mario Avolese, originario di Pachino, ergastolano, Giuseppe Scardino e Massimo Mangione, entrambi di Vittoria, nel Ragusano, che avrebbero finito di scontare le rispettive pene nel 2032 e nel 2037. Entrambi sono stati ritenuti responsabili di molteplici reati tra cui il tentato omicidio.
Avolese, oggi 64enne, nel 2002, insieme ai due figli Giuseppe e Adriano e a una quarta persona, uccise a bastonate Sebastiano di Rosa, all’epoca dei fatti 24enne. La vittima sarebbe stata attirata a casa della famiglia Avolese per un chiarimento in merito alle attenzioni riservate alla nuora di Avolese, finendo però per essere attirato in una trappola. Dopo il delitto Avolese provò a simulare il furto dell’auto, trovata a poca distanza dal corpo senza vita di Di Rosa.
Scardino e Mangione, invece, sono stati protagonisti, il giorno di ferragosto del 2007, della sparatoria di via Messina a Scoglitti. Insieme a un terzo uomo, aprirono il fuoco contro due poliziotti fuori servizio che li avevano riconosciuti in quanto latitanti. A impedire loro di uccidere un agente fu soltanto il caso: la pistola puntata in volto si inceppò. Nella fuga, il gruppo sparò altri colpi ferendo anche una donna e causò un incidente.
Le forze dell’ordine stanno battendo palmo a palmo l’isola alla ricerca dei fuggitivi. Controllo effettuati anche all’imbarcadero. Le avverse condizioni meteo, però, fanno pensare che i tre si trovino ancora a Favignana. Il direttore delle carceri di Trapani, Renato Persico, responsabile della struttura di massima sicurezza di Favignana, spiega che la vigilanza è assente sulle mura di cinta. All’interno della struttura, sono rinchiusi al momento 46 detenuti. Tutti al secondo piano, perché il primo non è in funzione.
Il sindacato autonomo della Polizia penitenziaria Sappe giudica quanto accaduto «un evento irresponsabile e gravissimo, per il quale sono già in corso le operazioni di polizia dei nostri agenti per la cattura degli evasi». Nei primi sei mesi del 2017, spiega Donato Capece, segretario generale del sindacato, si sono verificate nelle carceri italiane «sei evasioni da istituti penitenziari, diciassette da permessi premio e di necessità, undici da lavoro all’esterno, undici da semilibertà e ventuno mancati rientri di internati».
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