“Adesso faccio parte a pieno titolo della prima inchiesta”. Dopo l’udienza di ieri sul caso Farmacia, è soddisfatto Santi Terranova, uno dei legali dei familiari dei morti e delle persone che si sono ammalate nell’edificio 2 della Cittadella. L’inchiesta in cui l’avvocato potrà dire la sua è quella aperta dalla Procura di Catania con l’ipotesi di “disastro ambientale e gestione di rifiuti non autorizzata”.
Il motivo della soddisfazione di Terranova sta proprio nel fatto che il giudice per l’udienza preliminare Antonio Fallone ha accolto la richiesta, avanzata dal legale e dai suoi colleghi che rappresentano gli ammalati e i familiari delle vittime, di partecipare all’incidente probatorio che attiene alla prima indagine. Inizialmente previsto per il 19 dicembre scorso, l’atto – durante il quale verranno eseguiti i rilevamenti sull’inquinamento dell’edificio sequestrato nello scorso novembre – resta fissato per il 16 gennaio.
“E’ stato un provvedimento ragionevole e in linea con i principi del diritto”, commenta Terranova che già pensa al passo successivo: nominare i propri consulenti, valutandone anche i costi. “E’ una lotta impari”, spiega Terranova, “perché gli assistiti dell’Ateneo potranno nominare i periti a spese dell’Università, mentre io difendo persone dalla situazione economica non così florida”. Il problema quindi sarà quello di trovare degli esperti che possano fornire una consulenza valida senza costi insostenibili. Ma qualcuno si è già mosso. Un primario del siracusano, oncologo di fama e con una formazione all’estero alle spalle, ha offerto gratis la sua consulenza: “Per gli ingegneri e i tecnici biochimici però non posso garantire sui costi. Ci sono anche delle analisi da fare”, ammette il legale. Ecco perché, continua Terranova, “sfrutteremo al massimo il lavoro svolto dai periti scelti dalla Procura. D’altronde noi svolgiamo un chiaro ruolo di appoggio a quello investigativo della Procura”.
L’altro risultato è invece una conferma: l’Università di Catania rivestirà in questo primo procedimento il ruolo di parte offesa. L’opposizione di alcuni degli avvocati dei nove indagati, che ritenevano incompatibile la posizione dell’Ateneo con questo ruolo è stata respinta dal giudice Fallone. La tesi di questi legali si fondava innanzitutto su un’osservazione tecnica: secondo loro, trattandosi di un’ipotesi di inquinamento ambientale, la sola parte offesa sarebbe il Ministero dell’ambiente. L’università, peraltro, potrebbe anche diventare responsabile civile qualora gli illeciti fossero accertati. “Il giudice ha confermato la posizione dell’Università sostenendo che in ogni caso essa ha subito dei danni”, spiega il legale rappresentante dell’Ateneo, Guido Ziccone. “Se in seguito emergerà che ha anche delle responsabilità, il giudice non ha escluso che le due cose vengano svolte in contemporanea”, aggiunge.
I legali degli indagati, tra cui l’avvocato Carmelo Peluso che difende tra l’altro l’ex rettore Ferdinando Latteri, si erano ugualmente opposti alle richieste avanzate da Terranova e dai suoi colleghi. Nessuna delle loro obiezioni, però, è stata accolta. L’avvocato Peluso, interpellato da Step1, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
Ora si attende il 16 gennaio per conferire l’incarico ai consulenti. E passerà certamente qualche mese prima che si possano avere i risultati delle loro perizie.
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