Fallimento di APS: l’assessore Nicolò Marino prende in mano la situazione puntando su un soggetto pubblico

DOVREBBE ESSERE L’EAS A GESTIRE UNA FASE TRANSITORIA CHE SI ANNUNCIA MOLTO LUNGA (IN SICILIA NULLA E’ PIU’ DURATURO DEL TRANSITORIO). OBIETTIVI: ASSICURARE IL SERVIZIO E TUTELARE I 206 LAVORATORI. LUNEDI’ PROSSIMO ASSEMBLEA DEI SINDACI DEI 52 COMUNI. IL COMUNE DI PALERMO METTE A DISPOSIZIONE L’AMAP. MA A TRE CONDIZIONI

Il fallimento di Acque Potabili Siciliane è ormai entrato nel dibattito politico regionale. Non per volontà della politica, che fino ad oggi ha ignorato il problema, ma per il semplice fatto che 52 Comuni del Palermitano rischiano di restare a secco. E, forse, anche perché starebbero per scoppiare altre due ‘bombe d’acqua’: ad Agrigento e a Siracusa, dove le gestioni private sembrano messe male.

Chi sta affrontando la situazione è l’assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino. Lo dice Maurizio Terrani, segretario della Uil Tec (Tessile, energia, chimica) di Palermo: “Dobbiamo dare atto all’assessore Marino – dice Terrani – di aver preso a cuore un problema che riguarda la collettività. Ci piace anche segnalare il fatto che l’assessore, in ogni riunione, ribadisca che dovranno essere tutelati i 206 lavoratori. Vanno inoltre ringraziati i parlamentari dei vari schieramenti politici che si sono impegnati per la risoluzione della vertenza”.

Com’è noto, il fallimento di Acque potabili siciliane – la società privata che fino a un mese addietro ha gestito il servizio idrico integrato in 52 Comuni del Palermitano, ha lasciato in difficoltà 206 lavoratori che, con grande senso di responsabilità, hanno continuato ad assicurare il servizio ai 52 Comuni, ovvero a circa 450 mila cittadini.

Purtroppo, in questa storia si è intrufolato qualche ‘Azzeccagarbugli’ dando indicazioni sbagliate sotto il profilo giuridico. Infatti, in una riunione di una decina di giorni fa, è stato consigliato ai Sindaci di riprendersi le reti idriche. Non specificando, però, che i Comuni possono sì riprendersi le reti idriche, ma non possono gestirle perché, attualmente, la legge non lo consente.

Concetto, questo, che l’assessore Marino, legge alla mano, ha ribadito nel corso di una riunione della Commissione Ambiente dell’Ars. Da qui una soluzione, prospettata dallo stesso assessore Marino, per risolvere, in via transitoria, il problema della gestione idrica in questi 52 Comuni, affidando la gestione del servizio a un soggetto pubblico.

Questo soggetto pubblico dovrebbe essere l’Eas, l’Ente acquedotti siciliani posto in liquidazione alcuni anni fa, ma in realtà mai liquidato, visto che continua a gestite il servizio in alcuni Comuni dell’Isola. L’Eas sembra la soluzione adatta in attesa di un’improbabile riforma del servizio idrico (improbabile perché la pubblicizzazione di questo servizio è fortemente osteggiata dalla vera mafia: cioè dalla “mafia imprenditrice”, che segue con grande ‘attenzione’ i lavori all’Ars).

Intanto lunedì prossimo, nella sede della Provincia di Palermo, è prevista una nuova assemblea dei Sindaci dei 52 Comuni. I quali saranno chiamati a votare per l’affidamento all’Eas del servizio idrico.

Chi non sembra d’accordo con la soluzione del’l’assessore Marino è il Movimento 5 Stelle. Che, per bocca di Valentina Palmeri, definisce la vicenda un “fallimento annunciato e davanti al quale tutti si sono girati dall’altra parte”.

“E’ tutto nebuloso e anche poco credibile – dice oggi Valentina Palmeri -. Non ci pare che l’Eas abbia la solidità finanziaria e liquidità per sobbarcarsi questo compito. Di certo, c’è il fatto che la politica finora ha fatto orecchie da mercante e operato scelte dettate da qualsiasi motivazione al di fuori che da logiche tecniche”.

“Quaranta giorni fa sulla faccenda – prosegue la parlamentare di Sala d’Ercole – abbiamo presentato all’Ars una mozione ed un ordine del giorno urgenti per portare il problema davanti al Parlamento, ma i nostri atti non sono mai sbarcati in Aula. Intanto è indispensabile che prima di creare il nuovo soggetto transitorio che gestisca il servizio si tutelino i 200 lavoratori di APS, che la Provincia di Palermo assuma la gestione del servizio idrico e che si attivi la procedura d’urgenza all’Ars per l’approvazione della nuova legge di riordino del settore idrico in Sicilia”.

Gli atti parlamentari presentati all’Ars dai quattordici deputati 5 Stelle, tra le altre cose, mirano a mantenere un unico gestore che massimizzi le economie di scala e minimizzi i costi, a realizzare un unico ATO idrico che favorisca la solidarietà tra Comuni ricchi e Comuni più poveri, sia in termini di risorsa idrica che di risorse finanziarie, alla revisione del piano d’ambito, con verifica dei reali investimenti necessari e a un piano straordinario di depurazione e qualità delle acque da stralciare dal piano d’ambito e da finanziare con la fiscalità generale.

Si punta inoltre all’acquisizione di APS a patrimonio regionale e alla trasformazione della stessa in ente di diritto pubblico, alla salvaguardia dei livelli occupazionali e delle professionalità tecniche acquisite e alla rinegoziazione delle tariffe dell’acqua all’ingrosso.

“Le scelte politiche, piuttosto che quelle tecniche – afferma Palmeri – hanno portato ad un irragionevole processo di riordino del servizio idrico integrato della provincia di Palermo e, quindi, al tragico epilogo per APS, che ora richiede un intervento urgente e dall’alto. Sono passati mesi senza alcuna vera intenzione di trovare una soluzione nella scelta di un nuovo unico ente gestore pubblico per il servizio idrico integrato di Palermo in grado di garantire, al contempo, efficacia, efficienza ed equilibrio economico”.

La parlamentare critica, poi, il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “La responsabilità politica maggiore è dei sindaci, Orlando in testa, che hanno reti idriche efficienti e la risorsa acqua e di fatto hanno scelto di non raggiungere alcuna nuova soluzione transitoria, se non la gestione comunale, rinviando ogni decisione in merito, non tenendo conto delle necessità generali e di solidarietà tra cittadini dell’intera provincia di Palermo”.

“Adesso – conclude Valentina Palmeri – nell’augurarci vivamente che la disciplina del nuovo disegno di legge sul Servizio Idrico Integrato non incontri ulteriori ostacoli o rallentamenti in Commissione Bilancio ed in Aula, e nel frattempo che i nostri atti seguano il loro corso, chiediamo che il Governo prenda in mano la cosa urgentemente per una gestione provvisoria del Servizio idrico integrato nel Palermitano”.

Sulla vicenda interviene anche il Comune di Palermo con l’assessore Cesare Lapiana, ascoltato dalla IV Commissione dell’Ars.

Lapiana ha detto che anche l’AMAP – la società che gestisce il servizio idrico a Palermo – è pronta, avendo il know-how e le competenze, a farsi carico di quanto necessario per la garanzia del servizio, ma “sono indispensabili tre condizioni perché ciò sia possibile sotto il profilo pratico e formale”.

“Primo: deve essere chiaramente individuato – aggiunge Lapiana – il territorio di competenza, che non può essere discontinuo o a macchia di leopardo, al fine di garantire efficienza del servizio. Seconsdo: va data certezza di disponibilità delle risorse per non far ricadere su AMAP i problemi che hanno portato al fallimento di APS, con conseguenze ancora più gravi. Terzo: è necessario un provvedimento normativo che renda formalmente possibile per il Comune di Palermo e la sua partecipata la stipula dei contratti di lavoro con i dipendenti ex APS, oggi impossibile per la vigenza dei limiti imposti dal Patto di Stabilità”.


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