«Fabrizio Corona ha avuto rapporti con i clan di mafia». Sono le parole del collaboratore di giustizia catanese 43enne William Alfonso Cerbo, detto Scarface. Il nuovo pentito nel maxi-procedimento Hydra che ha svelato le alleanze tra le mafie in Lombardia. Il rapporto di Fabrizio Corona con i clan Il fotografo dei vip, noto come il re dei […]
«Fabrizio Corona ha avuto rapporti con un clan mafioso catanese»: le dichiarazioni di un pentito
«Fabrizio Corona ha avuto rapporti con i clan di mafia». Sono le parole del collaboratore di giustizia catanese 43enne William Alfonso Cerbo, detto Scarface. Il nuovo pentito nel maxi-procedimento Hydra che ha svelato le alleanze tra le mafie in Lombardia.
Il rapporto di Fabrizio Corona con i clan
Il fotografo dei vip, noto come il re dei paparazzi, è stato al centro delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia in uno dei sei interrogatori a cui è stato sottoposto tra settembre e ottobre. Cerbo ha raccontato i dettagli sul suo ruolo di «collettore economico» a Milano del clan di Cosa Nostra Mazzei di Catania. E, proprio a questo proposito, è venuto fuori il nome di Fabrizio Corona che con quel clan avrebbe avuto rapporti. Sia Cerbo che Corona sono originari di Catania. E, nel 2023, il re dei paparazzi aveva anche provato a candidarsi al Consiglio comunale del capoluogo etneo.
In particolare con Gaetano Cantarella, detto Tano. Il collaboratore di giustizia lo ha definito uno «storico affiliato al clan Mazzei, incaricato di gestire gli affari a Milano». Ed è con lui che, nella ricostruzione di Cerbo, avrebbe avuto rapporti Fabrizio Corona. «In più occasioni – ha fatto mettere a verbale il pentito 43enne – si rivolgeva a lui quando aveva problemi su Milano. O, come in un caso – ha aggiunto Cerbo – in cui Fabrizio Corona gli chiese un recupero credito di 70mila euro da fare a Palermo per una truffa patita da un amico». Cerbo è diventato collaboratore di giustizia dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta Hydra della Direzione distrettuale antimafia di Milano e dei carabinieri del nucleo investigativo. Indagini che hanno svelato l’alleanza tra diverse mafie in Lombardia.
Il verbale del collaboratore di giustizia

Nel primo verbale – che è del 22 settembre – Cerbo, davanti ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia milanese Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane conferma la sua volontà di «intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia». Una volontà che aveva già espresso in una lettera dell’11 settembre. Cerbo ha anche ammesso la sua «partecipazione al reato associativo», ossia alla presunta alleanza tra Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra. Cerbo ha dichiarato di avere avuto il ruolo di «affiliato e collettore economico a Milano del clan Mazzei» di Catania.
La memoria con il percorso criminale
Cerbo ha depositato anche una memoria di 27 pagine con tutti i vari passaggi del suo percorso criminale. Un documento in cui il collaboratore di giustizia ha confermato anche «tutti i reati di truffa e bancarotta» che avrebbe commesso per «agevolare il clan» e per i quali è imputato. Cerbo elenca, poi, i nove punti sui quali è disposto a collaborare. Al quarto punto, si legge, i suoi «rapporti» con Gaetano Cantarella, scomparso per un caso di «lupara bianca» il 3 febbraio del 2020. Una vicenda che è una di quelle al centro del maxi-procedimento milanese. Rapporti, in particolare, «legati al mondo delle discoteche», si legge ancora nelle memorie depositate da Cerbo. E ciò, precisa il pentito, «in virtù» dei legami tra Cantarella e «Fabrizio Corona che, in più occasioni si rivolgeva a Cantarella quando aveva problemi».