Experia, via libera a riaprire le indagini Tra sei mesi rischio processo per la polizia

Tre righe di testo e sei mesi di tempo per arrivare, forse, alla verità sullo sgombero del centro popolare occupato Experia in via Plebiscito, a Catania, e sul ruolo dei poliziotti. Su richiesta della stessa Procura, il giudice Alessandro Ricciardolo ha dato il via libera a ulteriori indagini per identificare gli agenti che all’alba del 30 ottobre 2009 avrebbero abusato della forza secondo quanto denunciato da alcuni testimoni. Adesso ne è convinta anche la procura etnea che, con il pm Alessandra Tasciotti, circa un mese fa ha chiesto al giudice la possibilità di riaprire le indagini. Tre anni dopo lo sgombero, attraverso alterne vicende giudiziarie e quando la zona  dove prima giocavano i bambini del quartiere è ormai una discarica a cielo aperto simbolo del degrado cittadino. «Adesso ci prepariamo ad affrontare un eventuale processo», spiega Goffredo D’Antona, legale dei denuncianti.

A mettere nero su bianco il loro racconto di quell’alba di tre anni fa sono Pierpaolo Montalto, avvocato e segretario provinciale etneo di Rifondazione Comunista, Valerio Marletta, allora consigliere provinciale di Rifondazione comunista e oggi sindaco di Palagonia, Luca Cangemi, segretario regionale di Rifondazione, già deputato nazionale, e l’avvocato Marco Rapisarda presente quel giorno a garanzia di dialogo tra gli occupanti e le forze dell’ordine. Secondo quanto riportato nella denuncia, sarebbe stato proprio Rapisarda il primo a ricevere un colpo di sfollagente in fronte e ripetuti calci da parte degli agenti sul posto. Il preludio di quello che sarebbe successo poco dopo ai tanti presenti tra attivisti del cpo Experia, cittadini e abitanti del quartiere. «Un giovane è stato portato in ospedale per un distacco del testicolo», ricorda l’avvocato D’Antona.

Violenze testimoniate, ripetono da anni i denuncianti, dai diversi video pubblicati dalle tv e dai siti di informazione locali nei giorni successivi allo sgombero. Immagini che adesso la procura visionerà, ma che non bastano per dare inizio a un processo. «Abbiamo insistito affinché i filmati venissero acquisiti perché provano l’uso illegittimo della forza da parte della polizia», spiega il legale. Ma perché ci sia un processo servono degli imputati: sarà questo il compito della procura nei prossimi mesi, cioè identificare gli agenti coinvolti. I denuncianti cercheranno di dare il loro contributo producendo un’apposita memoria. Tra gli elementi del documento potrebbero trovare posto anche le foto di Giovanni Battaglia pubblicate a gennaio 20120 su Step1, testata da cui CTzen ha origine.

Di certo, al momento, c’è solo la decisione del giudice. Atteso è invece il conferimento dell’incarico a uno dei magistrati della procura etnea che riprenderà in mano, per l’ennesima volta, tutto l’incartamento Experia. Potrebbe trattarsi di Carmelo Zuccaro – pm già impegnato in diversi procedimenti importanti tra cui l’accusa di concorso esterno per l’ex governatore Raffaele Lombardo – oppure Alessandra Tasciotti. I due pm che per primi hanno escluso l’uso legittimo della forza da parte degli agenti, chiedendo di andare avanti con le indagini. Oppure il caso potrebbe tornare sulla scrivania del procuratore Enzo Serpotta: il primo a occuparsene e l’unico a chiedere l’archiviazione delle accuse per i poliziotti le cui eventuali «condotte illecite», scrive il pm nella sua richiesta del dicembre 2010, sarebbero state giustificate dalla resistenza degli occupanti. Calci, barricate, insulti e spintoni riferiti dalle stesse forze dell’ordine e riscontrabili, secondo il procuratore, in un video mai allegato agli atti.

[Foto di Giovanni Battaglia]


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Con poche righe il giudice di Catania Alessandro Ricciardolo ha dato una svolta al caso dello sgombero del centro popolare occupato di via Plebiscito. Come chiesto dalla stessa procura, il fascicolo verrà riaperto per provare a identificare i poliziotti che tre anni fa, secondo pm e denuncianti, usarono in modo illegittimo la forza su attivisti e cittadini. Indagini che potrebbero portare gli eventuali agenti imputati a risponderne in un'aula del tribunale etneo

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