Ex provincia, indennità e buoni pasto fermi dal 2017 «La crisi dell’ente la pagano i lavoratori e i servizi»

«La situazione è drammatica, sono tante le cose da denunciare». Non usa mezzi termini Saverio Cipriano, coordinatore delle Rsu e dirigente della Cgil, che restituisce un quadro dell’ex provincia, o almeno di quello che ne resta, in continuo peggioramento. «I dipendenti dell’ex Città metropolitana non prendono dal 2017 né buoni pasto né indennità di risultato, mentre i dirigenti si sono tutti aumentati lo stipendio e le indennità le hanno prese», spiega il sindacalista. Che non nasconde la situazione estremamente difficile che da tempo affronta l’ente. «L’anno scorso non abbiamo nemmeno chiuso il bilancio 2018 – continua -. Il personale è in profonda sofferenza, prendiamo ancora lo stipendio, ma non abbiamo altro e questo va avanti da due anni ormai. Mentre i dirigenti continuano a prendersi le indennità di risultato del 2017, oltre al fatto che guadagnano tutti annualmente intorno ai 130-140mila euro, una cosa oggettivamente indecente se si pensa che nel frattempo l’ente soffre di serie difficoltà finanziarie». Abbiamo tentato di contattare l’ex provincia per una replica, senza esito

I dipendenti chiedono, tra le altre cose, anche il pagamento della performance del 2018, che «per errori dei revisori dei conti non ci vogliono pagare», dice ancora Cipriano. «Non ci crede nessuno, ma adesso siamo davvero oberati di lavoro: ci sono 700 dipendenti rimasti a fare quello che prima facevano ben duemila persone, c’è una certa differenza – spiega ancora -. Un carico di lavoro notevole e anche problemi e rogne da dover gestire, ci sono colleghi che per via di errori banali hanno sulle spalle sanzioni pesantissime da parte della corte dei conti». Malgrado le innegabili difficoltà, si va avanti. «Non possiamo fare altro, il lavoro c’è e lo dobbiamo svolgere: sulle strade si deve intervenire, le scuole da manutentare sono circa 180 e il personale è sempre poco, l’ambiente continua a vivere fasi critiche. Aumenta il lavoro, ma nel frattempo diminuiscono tutele e diritti, la situazione attualmente è drammatica».

Per queste ragioni è stato chiesto un incontro urgente alla prefetta di Palermo Antonella De Miro, nella speranza che lei possa ascoltare le richieste dei dipendenti. «Le segreterie provinciali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Csa chiedono l’attivazione della procedura di conciliazione prevista dall’articolo 2, comma secondo della legge 146/90 (…) relativamente alla vertenza in corso presso l’ente Città Metropolitana di Palermo concernente il mancato pagamento perfomance anno 2018 ed errata imputazione delle risorse», si legge infatti nella nota inviata all’ufficio della prefetta. Mentre nei giorni scorsi ci sarebbe stato un confronto anche con l’amministrazione comunale, che ha lasciato però parecchio insoddisfatto Cipriano e i colleghi. «Ci dicono “vediamo, vediamo”, ma poi si delega ad altri e non si risolve niente – dice -. Siamo nella terra di nessuno, si è deciso che certe somme che sono stabili sono da trattare come variabili, per questo non possiamo prendere quei soldi che ci spetterebbero per il 2018, abbiamo contestato il revisore dei conti. C’è questa idea della pubblica amministrazione iper garantita, ma non è affatto così. Ho colleghi che ricorrono a prestiti su prestiti. Siamo in balia di questo disastro da cinque anni, molti se ne vanno via. Chi rimane non può esimersi, siamo schiacciati da questa situazione. Così non si può campare».

Oltre al danno, a essere denunciata è anche la beffa. Quella cioè di quei dirigenti dagli stipendi d’oro. «Cosa devono dire loro? La legge glielo consente. Ce ne sono otto in tutto: quattro sono stati nominati capi di prima fascia con conseguente aumento dell’indennità e gli altri quattro hanno assunto la qualità di subcapi – spiega -. Mentre attorno a loro cola tutto a picco. La depressione che ho visto coi miei occhi in questi cinque anni e il decadimento morale di quelle persone cadute nel limbo è l’aspetto più significativo, la storia dell’ex provincia è questa, una storia di decadenza senza fine, ogni giorno peggiora qualcosa. Non vedo più da tempo un collega che sorride. Intanto questo è il lavoro e dobbiamo andare avanti. Ma fino a che non ci sarà una svolta in questo ente non andremo da nessuna parte, mentre altri si prendono i soldi in mezzo al disastro. La situazione dentro l’ente è esplosiva. La crisi economica dell’ente la paghiamo noi e i servizi».


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