Per due mesi di lui si erano perse le tracce. Massimiliano Arena, 36 anni, era evaso il 18 agosto dalla comunità di Martina Franca (in provincia di Taranto) nella quale doveva scontare gli arresti domiciliari. Gli agenti della Catturandi di Catania lo hanno beccato a Catania, in una villa sul mare a Vaccarizzo. Non avrebbe opposto alcuna resistenza all’arresto, ieri sera. La latitanza di uno dei rampolli della famiglia Arena di Librino si è conclusa così e adesso Massimiliano Arena, detto Massimo, si trova nel carcere di Bicocca.
Suo padre, Giovanni Arena, ha fatto la storia della mafia a Catania. È stato arrestato nell’ottobre 2011 dopo 18 anni di latitanza. A quei tempi era uno dei trenta più pericolosi d’Italia. Gli agenti della squadra mobile lo hanno trovato nascosto dietro a un letto a ponte, in un appartamento al secondo piano del civico 5 di viale Moncada. «Questa volta siete stati bravi. Da vent’anni sono in questa casa», si dice abbia risposto ai poliziotti che gli mettevano le manette ai polsi. Suo figlio ha seguito la sua strada.
Condannato per associazione mafiosa con il clan Santapaola-Ercolano, è accusato anche di armi e traffico di sostanze stupefacenti. Appannaggio della sua famiglia è da sempre la piazza di spaccio di viale San Teodoro, a Librino. Se prima era il Palazzo di cemento la roccaforte degli Arena, poi il controllo si è spostato sulle palazzine di fronte, le due torri. Il complesso di case popolari di recente finito al centro dell’inchiesta Bergen town contro i traffici illeciti della famiglia.
L’1 ottobre 2019 la corte di Appello di Catania lo ha condannato a undici anni di carcere, dieci giorni dopo è arrivata un’altra condanna a cinque anni. Al figlio del boss non vengono contestate rapine ma reati in materia di armi, le stesse che sembrano essere una grande passione della dinastia. Il 12 febbraio 2007, insieme a due complici, avrebbe fatto irruzione in un negozio all’ingrosso di pelletteria gestito da un commerciante cinese. Una rapina cominciata sparando colpi di fucili in aria e conclusa portando via 1300 euro.
Durante l’ultima indagine Arena, mentre era obbligato agli arresti domiciliari, avrebbe notato qualcosa di sospetto sotto la sua abitazione nel quartiere popolare di Librino. Forse una macchina che viene scambiata per una pattuglia delle forze dell’ordine in borghese. La circostanza avrebbe convinto il figlio dello storico capomafia a scendere in strada con una pistola in mano, desistendo dai suoi intenti soltanto dopo essersi accorto che si trattava di sue vecchie conoscenze.
Massimiliano Arena è cugino di Agata, la cantante neomelodica salita alle cronache per quella canzone, Quartiere Librino, il cui video è ambientato proprio nella piazza di spaccio delle due torri. Nell’ambito del blitz di pochi giorni fa, a finire in manette è stato anche suo fratello Agatino, altro cugino di Massimiliano. Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, nei confronti della cantante la questura sta valutando l’eventuale emissione di una misura di prevenzione.
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