Intervista all'assessora di Messina che adesso si candida al parlamento europeo da indipendente dentro Forza Italia. Eppure Dafne Musolino si definisce «antisistema» e, insieme al suo «maestro», guarda molto avanti
Europee, l’avvocata mandata da De Luca che sogna Obama Musolino: «Prima io a Bruxelles, poi Cateno governatore»
Mi manda Cateno. Dove c’è lei – Dafne Musolino, avvocata 45enne conquistata dalla politica, assessora di Messina e candidata in Forza Italia alle prossime Europee – c’è anche lui, Cateno De Luca, sindaco della città dello Stretto e aspirante presidente della Regione. «Ogni bravo allievo deve avere un buon maestro», dice lei che anche nei manifesti elettorali ha scelto di farsi ritrarre insieme al suo padrino politico.
Assessora, non si sente limitata dall’onnipresente De Luca?
«No, ogni allievo deve avere un buon maestro, ho imparato a fare l’avvocato con il maestro Fiertler. In politica ho De Luca. Ci siamo conosciuti quando si è rivolto a me, come avvocato, per seguire alcuni processi. Era uno inviso ai poteri forti della città, ma ho scelto comunque di difenderlo. Abbiamo lo stesso modo di affrontare le battaglie, lo stesso modo di intendere la giustizia e qualche affinità di carattere. Tutto questo lo ha convinto a trascinarmi in politica».
De Luca sembra spesso un uomo solo al comando. Non crede che l’Italia ne ha già avuti abbastanza?
«Cateno è generoso e lascia al comando di quello che fa una giovane classe dirigente: basta vedere i giovani sindaci eletti nei Comuni che lui ha amministrato: Fiumedinisi e Santa Teresa di Riva. Lui non ha la sindrome del capitano e io non voglio spodestare il padre. È una crescita insieme».
Entrambi vi presentate come persone e candidati antisistema. Che ci fate dunque in Forza Italia? Nella stessa Forza Italia che a Messina schiera Genovese?
«Forza Italia non è di Genovese. Io sono candidata del movimento Sicilia Vera e la mia presenza in lista nasce più da una sollecitazione di Forza Italia, nella persona di Micciché, a De Luca, che il contrario. La mia resta dunque una candidatura di discontinuità».
Ma col centrodestra continuerete ad avere necessariamente a che fare, visto che il progetto di Sicilia Vera è arrivare alla presidenza della Regione. Qual è, secondo lei, il futuro del centrodestra nell’Isola?
«La linea l’ha tracciata Berlusconi: è il momento di riunire tutte le forze moderate del centrodestra contro i populismi. Sarà l’esito di queste elezioni a dire come questo avverrà: se si potrà fare con il traino di Forza Italia, dell’Udc, o di nuove formazioni. E sempre le Europee determineranno una probabile rimodulazione della giunta regionale».
Anche voi chiederete spazio a Musumeci?
«Dipende, se avremo un buon risultato avremo diritto a una rappresentatività».
Torniamo all’obiettivo della presidenza della Regione. In quel caso non potrete correre da soli, come successo a Messina. La corsa a palazzo d’Orleans non sembra contemplare posizioni antisistema.
«Il nostro progetto si fonda su tre principi: autonomia, indipendenza e meridionalismo. Che troveranno massima attuazione solo con l’elezione di De luca a presidente della Regione, anzi a sindaco dei sindaci. E nessuno lo tirerà per la giacchetta».
È la stessa cosa che ha sempre detto Musumeci, che però ora si trova impantanato dalla sua stessa coalizione.
«Musumeci fa enunciazioni di principio e adesso si percepisce la sua stanchezza, la si legge nel suo viso. E secondo me dovrebbe davvero valutare se vale la pena continuare. Sicilia Vera non avrebbe i numeri per correre da sola, è vero, ma è anche vero che De Luca è l’uomo scelto dal popolo, non dal partito».
E questo come dovrebbe evitarvi di scendere a patti con il resto del centrodestra?
«A Messina non abbiamo consiglieri, ma la forza di un’elezione diretta e plebiscitaria in aula ha un peso specifico sui consiglieri. Ricordo che a Messina, a cinque giorni dalla presentazione delle liste, il centrodestra ha offerto a De Luca la candidatura unica ma lui ha rifiutato per non essere condizionato».
Prima di entrare in politica, chi votava l’avvocata Musolino?
«Ho sempre avuto idee mie, mai mi sono identificata in un partito. Sono sempre stata di centro, una moderata di centrodestra, mai votato il Pd».
(Aggiornamento del 22/05/2019: rispondendo alla precedente domanda, la candidata ha ricordato la sua candidatura durante le Amministrative 2013 come consigliere comunale in una lista civica a sostegno del candidato sindaco del Pd Felice Calabrò, ma che in competizioni nazionali non ha mai votato Partito democratico. Pensiero che per necessità di sintesi è stato inizialmente ristretto, ma che alla luce dei tanti commenti arrivati in redazione, ci sembra corretto precisare).
Qual è la prima battaglia per cui si impegnerebbe in Europa?
«Quella sulle infrastrutture e per una continuità territoriale che non sia uno stock di biglietti a prezzi calmierati, ma l’eliminazione degli ostacoli che rendono oligopolistico il mercato. L’isolamento porta arretratamento: servono reti intermodali, ferrovie, strade, collegamenti marittimi e aerei. Insieme».
Si parte dalle strade provinciali o dal Ponte sullo Stretto?
«È sbagliato dire che vanno sistemate le strade prima di fare il ponte ed è altrettanto sbagliato dire che facendo il ponte il resto verrebbe da sé. Le cose vanno portate avanti insieme progressivamente».
La legge elettorale con preferenza di genere l’agevolerà nella competizione elettorale. La trova una norma corretta?
«La preferenza di genere è il tentativo del legislatore di porre rimedio a una situazione di fatto sotto gli occhi di tutti: nel lavoro e nelle istituzioni non c’è parità di acccesso e di condizioni. Quindi è un rimedio, ma perfettibile. In ogni caso alle Europee, dove contano le preferenze, la selezione la fa l’elettore».
Purtroppo altre candidate sono state scelte perché lo imponeva la normativa, quasi come tappabuchi.
«È un difetto strutturale della politica: c’è difficoltà a individuare donne di peso perché nella politica italiana non si consente alla quota femminile di emergere, non si consente di occupare un ruolo verticistico in un partito, ma anche nelle istituzioni – quante donne prefetto ci sono? – e in uffici importanti».
Se venisse eletta, continuerà a fare l’assessore?
«I due ruoli non sono incompatibili. Per adesso non sciolgo la riserva, vedremo dopo. Però bisogna essere onesti con i cittadini, nei fatti ho già rinunciato a fare l’avvocato per fare bene l’assessore. Se venissi eletta, potrei anche cedere qualche delega».
A parte De Luca, c’è un politico a cui si ispira?
«Del passato don Sturzo, del presente mi affascina Obama per le poitiche sociali che ha attuato. È stato un equilibratore sociale che si è impegnato per trasformare la società americana. E, mi lasci aggiungere, una lezione importante ci viene dai Radicali per lo sviluppo della coscienza civica degli italiani, per le battaglie fondamentali per tanti diritti».
Tra i diritti ancora da conquistare, per quale lotterebbe lei?
«Per il fine vita. Serve prendere coscienza che abbiamo allungato la nostra vita ma non la qualità. Serve un dialogo senza pregiudizi. E lo dico da credente, è dovere di uno Stato laico e aconfessionale avviare un confronto con termini pacati. Quando si ha ruolo politico serve capire la grande sofferenza dietro alcune istanze e cercare una soluzione».