«Dobbiamo riprenderci ciò che è nostro e dare il buon esempio a chi non capisce davvero cosa rappresentano l’Etna e la Sicilia, che non sono solo il posto dove viviamo con i nostri familiari, ma territori da rispettare e curare». È questa la filosofia alla base del gruppo Rifiuti piroclastici, che ripulisce di propria iniziativa l’area del vulcano per svegliare le coscienze non solo degli enti – invitati a rispondere alla pacifica provocazione dei volontari, Parco dell’Etna in primis, con cui si vorrebbe stabilire una sinergia – ma anche delle persone che non rispettano l’ambiente e gli spazi comuni.
L’iniziativa è partita dal 34enne Dario Chiantello, originario di Belpasso, che oggi lavora come ingegnere elettronico a Manchester e che come tanti suoi conterranei torna in Sicilia per le vacanze. E come tanti non può fare a meno di fare un salto sull’Etna, dove quest’estate ha trovato una situazione di degrado e sporcizia intollerabile. Ecco perché già ad agosto ha organizzato il primo appuntamento per ripulire la montagna da bottiglie di plastica e vetro, cocci, preservativi, ma anche sacchi che contengono il sale per far sciogliere la neve e batterie di automobili con tanto di piombo.
Alla chiamata hanno risposto prontamente Daniela Fusto e i ventenni Michael Zappalà, Salvo Musumeci e Giuseppe Di Stefano, che armati di guanti e sacchi neri – ne hanno riempiti circa una ventina nei primi due appuntamenti di agosto e ottobre – hanno creato il cuore pulsante di quella che a breve potrebbe diventare un’associazione con l’obiettivo di ripulire, passo dopo passo, l’area naturalistica del parco.
A cominciare da Piano Bottara, un’area di quattro chilometri facilmente presa di mira per picnic e gite fuori porta. «Si interviene in base all’emergenza – spiegano Michael, che studia Fisica e vive nel quartiere di Librino, e Salvo, studente di Ingegneria industriale e residente a Misterbianco come l’amico Giuseppe, che studia Scienze biologiche – e non c’è una cadenza stabilita per gli interventi». Colpa dei vari impegni lavorativi e universitari da conciliare, anche se si conta di incontrarsi più o meno una volta al mese. «Il prossimo sarà a dicembre e speriamo di coinvolgere un gruppo più ampio di persone che hanno voglia di aiutarci». Tutte le informazioni vengono date sulla pagina Facebook del gruppo, dove si trovano anche la mappa e i contatti dei volontari, che sperano di riuscire a stimolare le coscienze dei visitatori anche con cartelli autorizzati dai vari Comuni dell’Etna e che lamentano l’assenza di cassonetti e cestini per la spazzatura e di telecamere di sorveglianza.
Ad aggiungersi al gruppo anche il romano Federico Rapisarda e Giuseppe Distefano, quest’ultimo fondatore del gruppo escursionistico EtnaWalk, che hanno dato una mano insieme a una coppia di ragazzi che si trovavano sul posto con lo stesso proposito. A collaborare a ripulire anche alcune famiglie che, dopo il pic-nic, hanno collaborato nel ripulire tutto, ringraziando i ragazzi per la loro attività e il buon esempio. Ma non si è mai abbastanza e i volontari per allargare il giro cercano in tutti i modi di coinvolgere amici e colleghi, ma anche scout o altri gruppi di attivisti.
«Le risposte positive sono poche – raccontano – molti mostrano incertezza, pensano che sia inutile tanto tutto torna come prima, ma questa è una percezione sbagliata di quello che facciamo perché la nostra attività serve a spronare gli enti e far capire alla gente che è importante prevenire». Qualcuno li conosce già e sui social segnala mini discariche con tanto di gps. «Non abbiamo la capacità di operare su zone così vaste, ci vorrebbe un miracolo per quelle». E a chi li considera degli eroi loro rispondo timidamente «siate anche voi eroi, vi aspettiamo al prossimo appuntamento con la natura».
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