La denuncia arriva da un escursionista che ha fotografato i segni sulle secolari rocce della cavità. L'inciviltà fa la sua comparsa in uno dei gioielli naturalistici del vulcano, la grotta che ospita ghiacci che non si sciolgono mai, a oltre duemila metri di quota
Etna, scempio delle scritte spray alla Grotta del Gelo Imbrattato da ignoti il ghiacciaio più a sud d’Europa
Il copione non cambia. Il protagonista, suo malgrado, è sempre il patrimonio naturale dell’Etna sfregiato da gesti incomprensibili. L’ultima denuncia riguarda uno dei gioielli del vulcano patrimonio Unesco. Sulle rocce secolari della Grotta del Gelo, gioiello naturalistico a oltre duemila metri di quota, compaiono scritte senza senso fatte con la vernice spray. Si leggono vecchie date, nomi di persone e paesi come Giarre e riferimenti poco contestualizzabili. Il tutto all’ingresso della grotta, ricadente nel comune di Randazzo, conosciuta in tutto il mondo per essere il ghiacciaio più a sud d’Europa. Al suo interno, infatti, regna il ghiaccio perenne, una peculiarità studiata da generazioni di esperti e costantemente monitorata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania. La cavità è compresa nella zona entrata a far parte della World heritage list dell’Unesco che non comprende l’intero parco dell’Etna, bensì soltanto la zona “A” dell’area protetta, la più incontaminata.
Nulla di tutto ciò è servito, però, per far desistere gli ignoti imbrattatori. «Me ne sono accorto ieri, durante una delle mie frequenti escursioni in montagna», racconta a MeridioNews Luca Gangi, habitué delle passeggiate etnee. È stato lui a postare le foto dello scempio su Facebook, sollevando un coro di indignazione. «In quel posto si va perlopiù soltanto se accompagnati o quando si è davvero appassionati – spiega l’escursionista – e questo fa ancora più rabbia perché, da chi in teoria dovrebbe amare la natura, non mi aspetterei mai un gesto del genere».
La Grotta del Gelo, infatti, si trova sul versante nord dell’Etna, abbastanza lontana dai sentieri più battuti, nel cuore della seicentesca Sciara dei Dammusi. Difficile anche per questo assicurare una sorveglianza costante del sito, affidato innanzitutto al buon senso degli avventori. Episodi simili, purtroppo, non sono neppure un inedito: a gennaio era stato scoperto lo sfregio della grotta di Piano Noce. Ancora prima, in Valle del Bove, i graffiti di un writer avevano fatto la loro comparsa sui basalti del valico di Acqua rocca degli Zappini.
La Forestale, secondo quanto appreso da MeridioNews, ha avviato degli accertamenti. Le difficoltà del corpo di vigilanza, alle prese con organici in costante ridimensionamento, sono note. Per altro verso, anche il parco dell’Etna non riesce da tempo a garantire la gestione della fruizione del vulcano. Mancano le risorse per la videosorveglianza, mentre da trent’anni ormai si attende l’assunzione dei guardiaparco previsti dalla legge istitutiva dell’area protetta ma mai assunti dalla Regione. Secondo altri escursionisti che spesso si recano alla Grotta, le scritte sarebbero comunque assai risalenti nel tempo. «Questo non cambia la gravità del fatto – sottolinea Gangi – e penso che sia un bene parlarne, al contrario dei molti che non denunciano quello che accade sull’Etna perché pensano che, tanto, non cambierà mai niente».