Etna nord, dopo 4 anni tornano le escursioni su gomma Ma l’attesa rinascita non spegne le polemiche sul bando

Arriva l’estate e, puntuali più del caldo, tornano le polemiche sull’Etna. Più precisamente il vento soffia da Etna nord, da anni ferma al palo e tagliata fuori dal giro delle escursioni verso i crateri sommitali. Difficile riassumere in breve tutti i motivi che dal 2017 hanno trasformato piano Provenzana – ormai punto di ritrovo solo degli escursionisti a piedi – in un deserto: dalla fine della concessione alla Star del gruppo Russo Morosoli per il trasporto su gomma dei turisti ad alta quota ai litigi tra i Comuni di Linguaglossa e Castiglione di Sicilia che si dividono il percorso fino a 3000 metri. In mezzo, anche un project financing e l’indagine Aetna della procura di Catania che a novembre comincerà forse a entrare nel vivo, a tre anni dal blitz con cui è nata. Senza considerare la pandemia da Covid-19 che, nell’insieme, risulta quasi il male minore. Oggi alle 11 è previsto il festeggiamento della rinascita, con l’inaugurazione del nuovo servizio di trasporto turistico verso la cima del bene patrimonio Unesco. A operare saranno quattro società che hanno acquistato le licenze messe a bando dal Comune di Linguaglossa per arrivare fino a 2400 metri. Ma che potranno spingersi fino a 3000 metri dopo l’autorizzazione arrivata ieri pomeriggio dal Comune di Castiglione, su cui insiste il resto della salita. Una firma più volte rimandata e attesa tra sorrisi che, in qualche caso, celano coltelli tra i denti.

Per comprenderne il motivo occorre fare un passo indietro e immaginare la strada da piano Provenzana verso i crateri sommitali come una sorta di gioco del Monopoli con le caselle distribuite tra i due Comuni. Se la partenza appartiene a Linguaglossa, dopo i 2400 metri sul livello del mare si passa in territorio di competenza di Castiglione. Ma, come un lussuoso parco della Vittoria, ancora a Linguaglossa spetta la proprietà dell’ambita meta dell’osservatorio astronomico a 2941 metri. Per poi tornare a Castiglione per un brevissimo tratto e raggiungere l’agognata quota 3000. Andava da sé che – escludendo il teletrasporto e un sali e scendi da barzelletta dei turisti da mezzi di diversi Comuni – la soluzione passasse da un accordo. Un bando congiunto, si era detto, per assegnare insieme le licenze. Sulla quale però Antonio Camarda e Salvatore Puglisi – rispettivamente primi cittadini di Castiglione e Linguaglossa – non hanno mai trovato l’accordo. A intervenire era stata anche la Regione Siciliana che – come un genitore distratto, apprendendo la differenza tra Etna nord ed Etna sud e, soprattutto, la disparità di condizioni turistiche rispetto alla florida zona di Nicolosi – aveva deciso di mettere in punizione entrambi i Comuni, minacciandoli di ritirare la loro competenza sulla questione. Così si ritorna al bando e alla fuga in avanti di Linguaglossa che assegna alcune delle sue licenze fino ai 2400 metri di propria competenza. Lì comincia il braccio di ferro con Castiglione concluso solo ieri. E in cui ha giocato un ruolo anche il Parco dell’Etna.

Perché quello che appare chiaro a tutti è che portare i turisti da piano Provenzana a 2400 metri non conviene poi molto: si poteva continuare a fare a piedi, come è stato dal 2017 a oggi. Il vero business sta più in alto. E così c’è chi non ha partecipato al bando delle cosiddette miniescursioni e adesso è arrabbiato. Molti si chiedono se la possibilità di arrivare a 3000 metri, giunta con l’autorizzazione di Castiglione e non prevista dall’avviso pubblico, possa considerarsi un’estensione legalmente valida. Dall’altro lato, i sostenitori del bando fanno leva sul rischio imprenditoriale e la capacità di investimento: si è presa una licenza monca e poi ci si ritrova un’opportunità completa? Merito dell’aver rischiato puntando sulla soluzione più ovvia: un accordo tra i Comuni che prima o poi sarebbe arrivato. Anche perché le licenze non sono ancora terminate. Alle tre ditte affidatarie dopo il bando del Comune di Linguaglossa dello scorso anno – Etnalcantara, Etna travel service, Emmi -, se n’è aggiunta un’altra, la Gold service. Restano però le altre non ancora assegnate e tutte quelle del Comune di Castiglione, ancora non bandite, per le quali si porrebbe un problema simile: come farebbero i mezzi a partire da oltre 2400, con l’unica base attrezzata – piano Provenzana, appunto – che appartiene, più giù a 1800, al Comune vicino?

Nonostante la partenza del servizio, insomma, le incognite sono ancora tante. Anche logistiche. Le quattro ditte hanno in totale un parco mezzi da 70 posti. Al momento dimezzato, causa Covid, e vincolato secondo la licenza a non compiere più di tre corse al giorno. Ma sarebbe già in programma – e prevista dal bando – la dotazione di mezzi più capienti a partire dal prossimo anno. Come biglietteria si è scelto di utilizzare il centro servizi di piano Provenzana, teoricamente destinato a forze dell’ordine e soccorsi, e forse scelta non definitiva. Un luogo che costringe le aziende a una convivenza che non dispiace. Per il momento ognuno farà per sé, ma l’idea – al vaglio di alcuni consulenti legali – è quella di delegare prenotazioni e sbigliettamenti a una società terza che gestisca i flussi comuni, a rotazione e secondo le disponibilità di posti. Come definire i prezzi – uguali per tutti o con minimi ribassi – è ancora tutto da vedere. Il timore di alcuni è che si passi da un monopolio del trasporto a un cartello. L’obiettivo delle aziende sembra invece essere quello di evitare una rissosa e poco elegante caccia al turista nel piazzale. Ammesso, ed è quella la vera sfida per tutti, che quest’anno se ne vedano.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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