Etna, la danza dei crateri coinvolge la Voragine Alla bocca non si registrava attività da tre anni

Anche la Voragine entra in scena. Da maggio 2016 il cratere centrale dell’Etna non aveva mostrato segni evidenti di attività eruttiva. Da ieri notte, invece, lo scenario è cambiato. Era stato, negli ultimi giorni, il cratere di nord-est, la vetta della montagna, ad attirare l’attenzione di esperti ed appassionati fino ad allora. Si era registrata infatti un’intensa attività esplosiva, scarsamente visibile però a grandi distanze anche per le cattive condizioni meteo.

La sorgente dei tremori vulcanici, nelle ultime ore, si è spostata nel più antico dei quattro apparati eruttivi della zona sommitale dell’Etna. Stamane alla Voragine l’attività esplosiva ha assunto carattere stromboliano costante, senza produrre però grosse quantità di cenere vulcaniche. Il vulcano, come confermato dagli studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio Etneo di Catania, rimane dunque inquieto. I boati provenienti da oltre quota 3000 sono stati avvertiti soprattutto in alcuni Comuni del versante sud dell’Etna (Zafferana Etnea, Aci Sant’Antonio, Pedara). Prima di stamane si erano registrati solo imponenti e densissimi sbuffi di cenere vulcanica.

Prima ancora, fra luglio e agosto, i movimenti più interessanti si erano avuti al cratere di sud-est. L’eruzione aveva comportato anche la fuoriuscita di magma molto viscoso e la formazione di una bocca su un fianco del cono. Al momento, l’ampiezza del tremore registrato dai sistemi di monitoraggio dell’Ingv «permane su valori alti». Questo potrebbe significare che il rilascio di energia da parte del vulcano non si è ancora esaurito. Le attività eruttive, in ogni caso, restano confinate a quota 3000, lontane dal causare qualsiasi pericolo per le attività umane. 


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