Etna, cambiano i criteri di accesso alla cima «Si vieta di essere uomini fino in fondo»

Volevo scrivere quattro parole al neopresidente del Parco dell’Etna, perché finalmente dopo anni di supplenza straordinaria, il Parco Naturale più importante della Sicilia (forse è il Parco Naturale più importante del mondo, visto che comprende il più grande vulcano attivo di questo continente, e visto che per questa ragione l’Etna è candidato a sito patrimonio dell’umanità) sta per tornare ad avere una sua testa di ruolo non straordinario. Volevo dirle di ascoltare i bambini di fronte alla sporcizia che imbratta i boschi etnei, quei ragazzini che si chinano e raccattano i rifiuti urbani di adulti incivili, e poi li raccolgono di domenica, quando dovrebbero divertirsi anziché fare gli spazzini.

Questi ragazzini sono incazzati non tanto perché sudano di lavoro anziché di gioco, quanto perché è ora di finirla con la mancanza di attenzione delle istituzioni verso un bene comune come gli spazi naturali: boschi, radure, sentieri, sciàre. E’ uno schifo, dicono. Non solo e non tanto la munnizza, ma il fatto che ancora non si faccia niente sul serio per dimostrare il contrario, dico io. Il Parco dell’Etna ha già doppiato i suoi primi 26 anni di vita e non ha un solo guardaparco. Ci sono associazioni di volontariato ambientale, come Piuma Bianca – ma non solo -, che si sono offerte gratuitamente per servizi di vigilanza ambientale o di gestione sentieri e aree di fruizione. E’ da anni che all’offerta nessuno risponde. E’ questa la vergogna che non sappiamo spiegare per logica ai nostri ragazzi, sì, proprio quelli che si sporcano le mani di domenica. Al neo presidente, avrei detto di dare un segnale di speranza civica, perché se non sappiamo spiegare ai nostri figli le cose che non vanno, queste hanno un solo nome: nefandezze. Poi, avrei scritto che non è solo una questione di legge civile, tutelare la salute pubblica. Avrei usato qualcosa come: il presidente di un parco naturale deve tutelare questi luoghi che sono siti dello spirito, orizzonti e scrigni fondamentali per continuare a essere uomini, nonostante tutto. E qui si innestano due fatti di questi giorni, che dimostrano due cose intrecciate: uno, la natura è fonte d’ispirazione perché ritroviamo noi stessi; due, i luoghi naturali devono, per la ragione di prima, rimanere fruibili. Mi spiego, in ordine.

Il musicista Roy Paci pubblica una foto su Facebook con un lungo e preciso post. La foto ritrae Isola delle Correnti e il testo denuncia l’opposizione tenace, dura fino a “buttarmi sotto la prima ruspa”, al progetto di costruzione di uno stabilimento balneare sulla spiaggia luogo SIC (Sito d’Interesse Comunitario – leggi calpestate dal Comune stesso, lavori già avviati nottetempo dai proprietari, manifestazione di protesta guidata dall’associazione omonima fissata sul luogo per sabato prossimo). Roy Paci dice con candore che annullare la bellezza naturale di quel luogo significa annullare la sua anima, perché è lì che lui ha composto le sue opere, lì l’uomo si ritrova col proprio spirito. Il senso di appartenenza alla natura espresso in maniera artistica è esatto per far capire che questi luoghi non sono solo importanti per la legge dell’uomo, ma fondamentali per l’uomo stesso. E dunque devono essere rispettati nella loro originalità, che significa lasciarli liberamente fruibili. Come dovrebbe essere la zona dei crateri sommitali dell’Etna.

C’è stata un’ordinanza prefettizia di divieto, che si è spinta avanti quasi per abitudine con nuovi limiti di tempo, a vergognosi salti che si sono rinnovati fino a venerdì scorso. Da questa data, cambia solo la modalità di accesso in condizioni di silenzio – ora con le guide vulcanologiche -, ma resta il divieto di osservare da distanze emozionanti il vulcano nel suo essere, quando ci sarebbe davvero di viverlo. Vietato per false ragioni di sicurezza. Vietato per vietarsi la responsabilità di esserci sul territorio in modo più civile: come fare informazione completa e costante ai fruitori, come fare uso di uomini e mezzi stabili per controllo. Nessuno vieta di andare in spiaggia quando c’è la mareggiata o di sciare in montagna quando c’è pericolo di valanghe. Nessuno se lo sogna di mettere cartelli e fare ordinanze del genere. Vietare un luogo di natura non solo è un abuso materiale. E’ proibire di tentare di essere uomini fino in fondo. Questo è stato già fatto, anche con l’avallo del Parco dell’Etna. E qui sarei curioso di capire il motivo per il quale è stato deciso di escludere il parere del vulcanologo del Parco.

A questo punto, ho tirato un lungo respiro e mi sono fermato.
Ho appena deciso che questa lettera è aperta a tutti. Perché se ci sono ancora uomini che comandano e credono nell’uso improprio delle leggi o nel proprio uso, che è ancora peggio, ci sono altri che combattono ancora e nonostante tutto per fare dei nostri figli degli uomini che sappiano riconoscersi. Nonostante tutto.

PS. A luglio è molto probabile che la zona A dell’Etna (quella sommitale, quella di massima protezione) sarà riconosciuta dall’Unesco sito naturale patrimonio dell’umanità. Lo scenario sarà questo: verranno turisti a frotte che, dopo aver contemplato piantagioni di rifiuti sui versanti del vulcano, giungeranno alle quote dei crateri (quelle sommitali, quelle di massima protezione) e si troveranno col divieto d’accesso al primo spettacolo del mondo.

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Per anni, con continue proroghe, è stato in vigore il divieto di escursioni sulla sommità del vulcano. Da venerdì scorso qualcosa è cambiato e alcune restrizioni sono cadute. Ma solo quando il gigante non è in eruzione. «Vietare un luogo di natura non solo è un abuso materiale. E’ proibire di tentare di essere uomini fino in fondo», scrive Sergio Mangiameli, presidente dell'associazione Piuma Bianca. Riprendiamo il suo ultimo post dal blog Naturamente

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