Vito Costa e Corrado Bagnato sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo plurimo aggravato, lesioni e violazione di norme sulla prevenzione degli infortuni. Si tratta di un atto dovuto. Sono cinque le persone che hanno perso la vita
Esplosione a Barcellona, due indagati per omicidio Sono titolare della fabbrica e della ditta dei lavori
Omicidio colposo plurimo aggravato, lesioni e violazione di norme sulla prevenzione degli infortuni. Sono questi i reati per cui è indagato Vito Costa, il proprietario della fabbrica di fuochi di artificio di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, dove alcuni giorni fa si verificata un’esplosione. Iscritto nel registro degli indagati anche Corrado Bagnato, il titolare della ditta che stava eseguendo i lavori di messa in sicurezza nella fabbrica. L’iscrizione nel registro è un atto dovuto anche per fare permettere agli indagati di nominare i periti di parte per gli atti irripetibili come l’autopsia sulle vittime.
Nell’esplosione hanno perso la vita cinque persone. Quattro dei morti sono operai che stavano lavorando nei capannoni di contrada Femminamorta: il 39enne Mohamed Taeher Mannai, il 34enne Giuseppe Testaverde, il 23enne Vito Mazzeo, e il 36enne Fortunato Porcino. A loro si aggiunge Venera Mazzeo, la moglie del titolare della fabbrica. La deflagrazione ha anche causato il ferimento di Bartolomeo Costa, 37enne figlio del proprietario e di Antonino Bagnato, il figlio del titolare della ditta che stava effettuando i lavori.
La ditta chiamata da Costa, avrebbe avuto il compito di montare dei cancelli nella struttura che il procuratore ha definito «adibita a fabbrica di fuochi, perché non era nata per esserlo e i lavori si stavano facendo proprio per mettere le strutture in sicurezza». Gli inquirenti suppongono la causa dell’esplosione sia stata una scintilla causata dai lavori di saldatura. A fare da miccia poi sarebbe stato del colorante che avrebbe preso fuoco. La seconda esplosione sarebbe stata provocata dall’onda d’urto della prima.