Oltre mezzo miliardo per un servizio di cinque anni che potrebbero diventare sei. L’impressionante cifra rappresenta il valore della gara d’appalto che la Regione ha indetto per individuare società private a cui affidare il compito di scovare gli evasori e riscuotere i tributi. A beneficiarne saranno gli enti locali. Non tutti però: sono infatti 98 i Comuni che si sono detti interessati ad avvalersi degli esattori. Praticamente uno su quattro. La gara è attualmente in corso, in seguito ad alcune proroghe che hanno allungato i termini per le offerte, e si concluderà a metà giugno. L’obiettivo è quello di creare le condizioni per intercettare i tanti furbetti che ogni anno si sottraggono al pagamento delle imposte: dall’Imu alla tassa sui rifiuti, fino alle multe per le infrazioni stradali. «Sulla gestione di bilancio degli enti locali emergono le diffuse difficoltà di natura strutturale di procedere alla riscossione delle entrate tributarie e patrimoniali, in misura idonea e sufficiente ad assicurare l’equilibrio finanziario», ha ricordato la Corte dei conti nella relazione per la Regione Siciliana del 2021. Un passaggio che è stato ripreso nel decreto d’indizione della gara, redatta grazie al contributo di una consulente proveniente dal Comune di Bologna.
A chiedere che la Regione facesse la propria parte era stata negli anni scorsi l’Anci Sicilia, l’associazione dei Comuni che nel 2019 ha siglato un protocollo d’intesa con l’assessorato all’Economia guidato da Gaetano Armao. Proprio il vice di Nello Musumeci la scorsa estate ha sottolineato «l’importanza dell’iniziativa, nell’ottica del superamento delle criticità legate al sistema di riscossione dei tributi locali da parte degli enti locali e che ne inficiano il relativo funzionamento». Uno studio della fondazione Ifel – legata ad Anci – ha stimato in quasi 986 milioni di euro la somma che potenzialmente potrebbe essere recuperata in tutta l’isola. Oltre un terzo è relativo ai mancati introiti della Tari, a riprova delle croniche difficoltà che i Comuni hanno a incassare la tassa sui rifiuti; limiti che si riflettono sull’importo delle bollette, spesso salatissime nonostante servizi tutt’altro che efficienti. Guardando invece all’Imu, il potenziale recupero viene indicato in oltre 234 milioni.
Tra i Comuni interessati ci sono grandi città, come nel caso di Palermo e Catania, ma anche di Trapani e Agrigento, e piccoli centri di poche centinaia di abitanti. L’isola è stata divisa in cinque aree: le province di Palermo e Catania hanno ognuno il proprio lotto, mentre sono raggruppati i territori di Trapani e Agrigento; Caltanissetta, Ragusa e Siracusa; e infine le province di Messina ed Enna. Chi parteciperà – una ventina le società che hanno risposto a una manifestazione d’interesse indetta l’anno scorso per sondare il mercato – potrà aggiudicarsi non più di un lotto. «La spesa complessiva scaturente dalle eventuali aggiudicazioni – viene specificato nei documenti di gara – graverà sui bilanci degli esercizi di competenza di ciascun ente locale interessato dalla procedura». Nel caso gli enti locali dovessero avere in atto contratti simili con altri privati, i nuovi contratti attuativi potranno essere stipulati alla scadenza dei primi. Non sarà possibile, invece, contrattare l’aspetto economico.
A commentare a MeridioNews l’iniziativa della Regione è Antonio Guidara, professore di Diritto tributario all’Università di Catania, che descrive pro e contro del ricorso ai privati. «La scelta di avvalersi di società private per la riscossione dei tributi può essere un’opportunità per i piccoli centri che hanno carenza di organico ma suscita anche delle perplessità. In passato ci sono state esperienze di questo tipo che hanno dimostrato come il privato non sempre agisce in linea con quelli che sono gli interessi pubblici coinvolti. Per esempio, mentre il Comune dovrebbe procedere a tappeto negli accertamenti, non è detto che il privato lo faccia. Perché quest’ultimo inevitabilmente può essere tentato a seguire logiche imprenditoriali e valutare di non operare in alcuni contesti difficili reputandoli non remunerativi dal punto di vista del profitto». A riguardo in una nota sono riassunti gli aggi, ovvero la percentuale sulle somme riscosse che spetteranno agli esattori come compenso dei servizi erogati. Pur trattandosi di basi d’asta, dunque suscettibili ai ribassi, per alcune voci – come l’avviso di accertamento per omessa o infedele denuncia Tari oppure la gestione dell’evasione di Imu e Tasi – si partirà dal 18 per cento.
«Si tratta di percentuali decisamente elevate, specialmente se confrontate con quelle utilizzate da Agenzia delle Entrate-Riscossione (l’ente che ha preso il posto di Equitalia, ndr) – prosegue il professore Guidara – A ciò si aggiunge il fatto che le descrizioni dei singoli servizi con i rispettivi aggi sembrano generiche: per esempio, per gli avvisi di accertamento per omessa o infedele denuncia della Tari si tratterebbe di incrociare i dati del catasto con quelli del Comune. Il 18 per cento per questo mi sembra tanto. Discorso simile per l’Imu: la descrizione è generica perché un conto è fare la verifica su immobili censiti nel catasto, un’altra occuparsi di immobili abusivi e di più difficile individuazione».
Il tema delle riscossioni in Sicilia è sempre stato delicato. La ridotta sensibilità al pagamento delle tasse da parte dei cittadini, da una parte, e l’incapacità delle istituzioni di utilizzare in maniera virtuosa le somme incassate hanno fatto sì che l’evasione fosse una zavorra costante nei bilanci. Una patologia che negli ultimi anni, con la riduzione all’osso dei trasferimenti statali, fiacca ancora di più le casse degli enti locali. La storia dell’isola per lunghi tratti si è intrecciata con quella degli esattori privati. Esperienze spesso controverse che hanno avuto il proprio culmine nella parabola, lunga quarant’anni, di Ignazio e Nino Salvo. I due cugini di Salemi – uno degli otto comuni del Trapanese che hanno aderito alla gara – che, insieme al suocero del secondo, Luigi Corleo, ebbero nelle proprie mani le esattorie di mezza Sicilia. Un’attività, quella dei Salvo, che si è sviluppata parallelamente ai rapporti con Cosa nostra, fino al 1984 quando il giudice Giovanni Falcone ottenne l’arresto dei due. Nino morì per malattia due anni dopo, mentre Ignazio venne assassinato nel ’92, dopo essere stato condannato per associazione mafiosa.
Le vicende dei Salvo e la loro attività sono finite più volte le procure e non solo. Nel 1976, fu la commissione nazionale antimafia a occuparsene. Nella relazione di minoranza, firmata tra gli altri da Pio La Torre, si fa anche espresso riferimento alle percentuali di guadagno di cui potevano godere le società dei cugini esattori. «L’aggio concesso a favore degli esattori per le somme riscosse in Sicilia – si legge nel documento – è notevolmente e ingiustificatamente superiore a quello vigente nel restante territorio nazionale (a fronte di un aggio aggirantesi, sul territorio nazionale, intorno a una aliquota media del 3,30 per cento, l’aggio siciliano giunge a toccare sino al 10 per cento circa)».
L’elenco dei Comuni interessati
Provincia di Agrigento
Agrigento, Bivona, Camastra, Cammarata, Canicattì, Licata, Palma di Montechiaro, Racalmuto, San Giovanni Gemini, Sant’Angelo Muxaro, Sciacca, Siculiana.
Provincia di Caltanissetta
Caltanissetta, Gela.
Provincia di Catania
Aci Castello, Aci Sant’Antonio, Adrano, Biancavilla, Bronte, Caltagirone, Calatabiano, Catania, Grammichele, Gravina di Catania, Mascali, San Giovanni la Punta, Santa Venerina, Scordia, Tremestieri Etneo, San Gregorio di Catania.
Provincia di Enna
Aidone, Assoro, Catenanuova, Nicosia, Piazza Armerina, Regalbuto, Sperlinga, Troina.
Provincia di Messina
Alcara Li Fusi, Barcellona Pozzo di Gotto, Caprileone, Cesarò, Falcone, Frazzanò, Furnari, Galati Mamertino, Gioiosa Marea, Longi, Malvagna, Mirto, Mistretta, Motta d’Affermo, Raccuja, Rodì Milici, San Salvatore di Fitalia, San Pier Niceto, Santo Stefano di Camastra, Saponara, Sinagra, Terme Vigliatore, Torregrotta, Trappeto, Tusa, Ventimiglia di Sicilia.
Provincia di Palermo
Alia, Aliminusa, Altavilla Milicia, Bompietro, Campofelice di Fitalia, Camporeale, Capaci, Cefalù, Cinisi, Ficarazzi, Geraci Siculo, Palermo, Partinico, Petralia Soprana, Prizzi, Trabia.
Provincia di Ragusa
Pozzallo, Scicli, Vittoria.
Provincia di Siracusa
Buscemi, Cassaro, Lentini, Melilli, Sortino.
Provincia di Trapani
Alcamo, Campobello di Mazara, Custonaci, Mazara del Vallo, Partanna, Salaparuta, Salemi, Trapani.
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