«Fermate l’università romena a Enna». A poche settimane dall’avvio dei corsi di preparazione di lingua rumena, necessari per il test di accesso alla sezione staccata dell’ateneo Dunărea de Jos di Galați, continuano le polemiche per l’apertura delle due facoltà del settore medico a Enna, Medicina e Professioni sanitarie. Un’iniziativa portata avanti dalla fondazione Proserpina guidata dal senatore del Partito democratico Vladimiro Crisafulli e dall’università romena, ma osteggiata dai rettori siciliani e dal ministero dell’Istruzione che ha presentato una diffida formale. Il nuovo appello a bloccare le lezioni, che nel frattempo sono iniziate, è arrivato dai rettori siciliani e dal capo dipartimento del Miur Marco Mancini, il quale ha anche scritto una nota ufficiale al prefetto Fernando Guida e al procuratore Calogero Ferrotti.
Stamattina i rappresentanti degli atenei di Catania Messina e Palermo – i magnifici Giacomo Pignataro e Pietro Navarra e il prorettore Francesco Paolo La Mantia – si sono incontrati nel capoluogo regionale, in un vertice al quale sono stati chiamati a partecipare anche i deputati dell’Ars. La richiesta dei tre docenti ai vertici regionali è di annullare le convenzioni che permettono di fare attività didattica nell’Azienda sanitaria, nello specifico all’interno dell’ospedale Umberto I di Enna. I percorsi formativi dell’area medica, infatti, prevedono un accreditamento complesso, protocolli d’intesa tra atenei e aziende che prendono in considerazione anche il numero di posti letto e la presenza di pronto soccorso di grosse dimensioni. Elementi carenti nel territorio ennese.
Attraverso una nota i rettori si chiedono «come le strutture pubbliche sanitarie della Regione possano essere messe a disposizione di un ente non universitario che non risulta avere svolto alcuna attività di alcun tipo (la fondazione Proserpina, ndr) o di un’università che non ha alcuna attività in ambito sanitario (l’università Kore, ndr)». I dubbi riguardano anche l’ateneo di Galati, che formalmente non ha alcuna convenzione con la Regione. «Un apparato così importante e delicato, come un ospedale, finirebbe per essere utilizzato attraverso intermediari – si legge nella nota – i quali non gestiscono direttamente l’attività che si svolge al suo interno e senza che la Regione abbia potuto verificare i requisiti del soggetto utilizzatore».
Nella giornata di ieri è arrivato anche il parere categorico di Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione e compagno di partito di Crisafulli. «Quei corsi non devono né possono partire», ha affermato. «Lo hanno dichiarato chiaramente anche due pareri, della Presidenza del consiglio, Dipartimento per le politiche europee, e dell’Avvocatura dello Stato». E ha precisato di non voler «fare la guerra a un sistema universitario giusto per spirito di contraddizione, stiamo agendo contro una proposta di offerta universitaria non lecita».
Nel frattempo i dubbi si sono addensati anche attorno all’ente guidato dal senatore ennese. La fondazione Proserpina, infatti, non sarebbe mai esistita come soggetto giuridico. Risulterebbe invece un’associazione chiamata Fondazione Proserpina che lo scorso 6 ottobre scorso è stata trasformata in una srl. Vladimiro Crisafulli, dal canto suo, si è mostrato sereno sul nuovo clamore che si è scatenato sui corsi. «Fa piacere che il prefetto abbia avviato le dovute e opportune verifiche – ha affermato – Per noi è tutto in regola».
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