L’istituto romeno Dunarea de Jos Galati che opera nella città di Enna «non da luogo a un’istituzione riconosciuta, ai fini della erogazione di corsi accreditati presso questo ministero o al rilascio di titoli propri dell’ordinamento italiano. Non risultano quindi applicabili gli istituti e i relativi meccanismi di controllo previsti in generale per le università italiane, né le ordinarie verifiche e le eventuali sanzioni in relazione all’accreditamento dei corsi di studio». Lo ha detto la ministra dell’Università e ricerca Anna Maria Bernini rispondendo durante il question time a una interrogazione presentata sul caso di una studentessa della facoltà di Medicina dell’università siciliana impossibilitata a partecipare alle lezioni per la sua disabilità grave. Per esercitare il proprio diritto allo studio, la giovane si è dovuta rivolgere al tribunale.
Si tratta di Chiara Cumella che è affetta da 13 malattie rare, è in sedia a rotelle e attaccata a un sondino naso-gastrico. La 23enne, che è iscritta al quinto anno del corso di studi in Medicina dell’università rumena con sede a Enna, è impossibilitata a frequentare sia le lezioni in presenza che quelle online. «Questo è incivile – ha commentato durante l’intervento in aula il deputato di Azione-Italia viva Davide Faraone – soprattutto in quanto il tribunale ha già deciso, con una sentenza, che l’università deve consentire la frequenza online. Siamo di fronte a una situazione inconcepibile».
«Non a caso, nel contenzioso incardinato al tribunale di Caltanissetta – ha aggiunto la ministra Bernini nel corso del question time – il ministero non è parte, visto che l’intera vicenda sfugge agli ordinari meccanismi di controllo del sistema universitario nazionale. Ciononostante, assicuro il massimo impegno, in raccordo con tutti i ministeri competenti e con tutti gli strumenti istituzionali a disposizione, per porre in essere ogni azione utile – ha concluso la ministra – al fine di chiarire questa situazione». Sul caso, in aula, è intervenuto anche il deputato Faraone per sottolineare come «per le persone con disabilità in Italia esistono ancora zone franche in cui è impossibile far valere il diritto allo studio. Vengono messe di fronte all’alternativa se studiare o curarsi».
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