Si sarebbe appropriato indebitamente di 940mila euro in sette anni, approfittando del suo ruolo all’interno di Riscossione Sicilia, la partecipata della Regione che si occupa di riscuotere le tasse nell’Isola. P.S. – queste le iniziali dell’uomo denunciato dalla Finanza per falso, peculato e truffa aggravati – era responsabile del settore contabilità dell’agenzia di Enna. E in questa veste avrebbe distolto a proprio vantaggio somme di denaro destinate allo Stato, ad altri enti per conto dei quali Riscossione agiva, o addirittura ai semplici contribuenti che avrebbero dovuto riceverle a titolo di rimborso fiscale.
Il dipendente, oggi non più in servizio, era già stato licenziato dalla società per giusta causa nella fase iniziale delle indagini e avrebbe ammesso parziali responsabilità restituendo 55mila euro. Ma gli investigatori hanno scoperto che in realtà gli ammanchi erano molti di più: sarebbero una cinquantina gli episodi contestati. Le operazioni, tutte supportate da falsa documentazione cartacea e digitale, avvenivano in diversi modi: come sostituire l’Iban del contribuente destinatario del rimborso fiscale con il proprio; richiedere e negoziare assegni circolari con provviste tratte dalla società di riscossione e successivamente reimpiegando le somme in operazioni di acquisto di titoli o addirittura prelevando contanti allo sportello della banca, titolare del conto aziendale.
Constatando che il tenore di vita dell’indagato era incompatibile con i soli redditi di lavoro e con i flussi e le movimentazioni dei conti bancari personali, le indagini – dirette dal Procuratore della Repubblica Massimo Palmeri e dal sostituto Giovanni Romano – sono state estese nel tempo, fino al 2009. I militari hanno agito parallelamente e in sinergia con Riscossione Sicilia che ha iniziato autonomi accertamenti ispettivi.
Intanto le Fiamme gialle hanno eseguito due sequestri preventivi per equivalente della somma sottratta: i sigilli sono scattati per due immobili nelle provincie di Enna e Catania, di proprietà dell’indagato. Inoltre sono stati assoggettati a tassazione anche i proventi illeciti complessivamente percepiti dall’indagato in ciascuno degli anni incriminati, quantificando imposte da pagare pari a oltre 200mila euro. Al termine dell’attività investigativa, sono stati segnalati alla Procura Regionale della Corte dei Conti, oltre al dipendente infedele, quattro tra funzionari e dirigenti dell’ente di riscossione, sede di Enna, con l’accusa di non aver vigilato.
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