Il Sunia attraverso il suo segretario cittadino, Zaher Darwish, critica la modifica del regolamento della Dignità dell'abitare che equipara beni sottratti alla criminalità a case popolari e che - a suo dire - sarebbe stata valutata con troppa leggerezza dal Consiglio
Emergenza abitativa, canone anche per beni confiscati «Spettano a gente che vive in strada, come pagano?»
«A fine novembre hanno approvato una modifica al regolamento per l’emergenza abitativa che è a dir poco clamorosa: l’amministrazione comunale non ha veramente colto la gravità della condizione che c’è, perché ha equiparato gli immobili confiscati alla mafia agli immobili Erp (Edilizia residenziale pubblica ndr)» parole di Zaher Darwish, segretario cittadino del Sunia, il sindacato della casa, molto impegnato nelle ultime case per cercare di fronteggiare un’emergenza che con la pandemia da Covid19 si è ulteriormente aggravata: quella delle tante persone che a Palermo non hanno una casa o che la stanno perdendo in quanto impossibilitati a pagare un affitto a causa della crisi.
Darwish se la prende con una modifica al regolamento per la Dignità dell’abitare apportata sul finire del 2020. Una modifica che di fatto mette insieme le due liste, quelle per l’emergenza abitativa e quella per chi è in attesa di un alloggio popolare, cosa che fu sottolineata anche dallo stesso Comune: «Con il nuovo regolamento si crea, così, un unico bacino di beni immobili che possono essere destinati a famiglie che hanno necessità abitative – comunicava all’indomani Palazzo delle Aquile – E in questo modo, ferma restando la validità della vecchia graduatoria Erp del 2003, basata sui parametri fissati dalla legge regionale, sarà più facile l’assegnazione di alloggi a famiglie che attualmente sono in situazione di disagio, tenuto conto infatti che la graduatoria dell’emergenza abitativa è invece aggiornata semestralmente e, quindi, più rispondente alla situazione attuale. Da ora in poi, dunque, si procederà sempre con l’assegnazione di alloggi Erp o di immobili confiscati alla mafia, scegliendo in modo alternato fra le diverse graduatorie e rispettando la priorità già fissata per le famiglie al cui interno sono persone con disabilità».
Il problema, tuttavia, starebbe proprio nell’equiparazione e nella gestione della doppia lista. «Gli immobili confiscati alla mafia – continua Darwish – possono essere concessi con finalità abitativa solo a casi veramente gravi: gente che dorme in macchina, in magazzini. Adesso queste persone vengono equiparate a quelle in attesa di case popolari, dove possono esserci famiglie anche con un minimo reddito. Questo è un danno e dimostra che non si è colta la situazione dei cittadini. Equiparare quelli che non hanno nulla con quelli che hanno un reddito, anche debole, è grave. E chiedere ai primi un canone di locazione è a dir poco assurdo».
Per l’assessore alla Dignità dell’Abitare, Giuseppe Mattina, tuttavia, la norma «rende più semplice la gestione del patrimonio immobiliare per fini abitativi, creando un unico elenco dei beni disponibili. A beneficiarne saranno le famiglie in emergenza, cui l’assegnazione di beni confiscati non sarà più temporanea e che potranno più facilmente accedere ad alloggi di edilizia popolare».