Elezioni regionali Sicilia 2012, l’analisi Crocetta crocevia per il voto nazionale?

Rosario Crocetta è il nuovo Presidente della Regione Siciliana, il PdL è in frantumi, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un ottimo risultato e l’astensionismo ha dilagato come non mai. Questa in sintesi è l’analisi principale che si può scrivere dopo le elezioni regionali in Sicilia.

Volendo ripercorrere l’analisi fatta prima del voto, possiamo considerare corretta la “Legge di Farley”: ha vinto Crocetta nello scontro diretto con Nello Musumeci. Vince grazie anche alla frammentazione del PdL tra un alto tasso di astensionismo dei suoi elettori, lo “scisma” di Gianfranco Micciché e di chi ha voluto “punire” il centrodestra votando il M5S.

Anche la “guerra delle piazze” si è confermata un’illusione: il timore che la venuta di Grillo in Sicilia avesse creato qualche probabilità di eleggere Cancelleri come Presidente si è dimostrato infondato. I voti si conquistano creando una fitta rete di relazioni tra i diversi collegi (politico, elettorale, degli influenti, della concorrenza e dei media).

Certo, il movimento dei grillisti ha raccolto l’insoddisfazione di molti elettori ma se poco più di un cittadino su due non è andato a votare forse bisogna considerare anche quanto i cittadini sentano “vicine” le elezioni regionali. Di solito, le competizioni elettorali più partecipate in Italia sono le amministrative e le politiche. Rimane comunque il fatto che un tasso elevato di astenuti è segno di distanza dalla vita politica aldilà del livello di competizione in gioco.

Il centrosinistra (questa volta possiamo davvero definirlo così) ha vinto grazie a due fattori: il ruolo cruciale dell’UDC e la divisione del centrodestra. L’alleanza con il partito di Casini fa ben sperare progressisti e moderati per un futuro accordo in vista delle elezioni nazionali. Anzi, forse proprio le vicende nazionali hanno influito sul voto siciliano. In un eccesso di lungimiranza, gli elettori siciliani avrebbero potuto votare quei partiti che con molta probabilità si apprestano a governare il Paese creando così una continuità tra la Regione e il futuro governo nazionale.

La mancanza di SEL e degli altri “cespugli” della sinistra non ha influito più di tanto sull’accordo PD-UDC in un contesto elettorale che praticamente non li ha mai visti protagonisti negli ultimi anni.

instabilità governerà la Sicilia. Il ruolo delle alleanze all’Assemblea Regionale Siciliana sarà fondamentale. Bisognerà capire quali sono i temi a rischio per il governo Crocetta. Il principio dell’erestetica, ovvero di stringere alleanze e coalizioni che gli consentano di avere consenso e maggioranza in Parlamento, sarà fondamentale. O forse sarà utile la strategia della “triangolazione” (ideata dal consulente Dick Morris per l’ex Presidente americano Bill Clinton) che porti a una proposta al di sopra delle posizioni degli schieramenti sulle singole questioni da affrontare all’ARS? Staremo a vedere.

Intanto, i riflettori sulle elezioni regionali siciliane cominciano a spegnersi, il clima surriscaldato (forse soltanto un po’ tiepido) della competizione si raffredda e gli elettori tornano alla propria vita quotidiana tra paura e speranza in attesa di risposte da parte della politica.

[Foto: Pierluigi Bersani – Il post originale è su Cannoli&Politica]


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Rosario Crocetta è il nuovo Presidente, il PdL è in frantumi, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un ottimo risultato e l’astensionismo ha dilagato come non mai. Questa in sintesi è l’analisi, superficiale, che si può scrivere dopo le elezioni regionali in Sicilia. Ma in una prospettiva nazionale, cosa significa il voto siciliano? Prova a spiegarlo l'esperto di comunicazione politica di Ctzen, Mario Grasso, in questo post tratto dal blog Cannoli&Politica

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