Elezioni politiche volata finale: la proposta più seria è quella di Beppe Grillo

Così siamo arrivati all’ultimo giorno di campagna elettorale. Che dire? In primo luogo, che le parole ascoltate e lette sono state tante. Ma l’informazione, quella vera, poca. L’Europa ‘Unita’, o presunta tale, e l’euro – i due grandi disastri economici, finanziari e sociali degli ultimi anni – sono rimasti sullo sfondo. Con la sola eccezione del Movimento 5 Stelle – l’unico Movimento politico che ha avanzato una proposta seria sui disastri provocati dall’Europa – su questo tema abbiamo ascoltato solo luoghi comuni ‘tranquillizzanti’.

Di fatto, abbiamo ceduto a questi signori della finta Europa Unita, controllata in modo ferreo dalla solita Germania, la sovranità monetaria e ‘pezzi’ importanti di sovranità popolare. Abbiamo perfino ‘adeguato’ la nostra Costituzione ai dettami demenziali della parità di bilancio. E ci accingiamo a pagare un’altra caterva di tasse a un’Europa che costa sempre di più e dà sempre di meno.

Il diluvio di retorica che da D’Annunzio ‘politico’ in poi non ha più abbandonato il nostro disgraziato Paese ha preso il sopravento su tutto. L’unico Movimento politico, lo ribadiamo, che si è rifiutato di portare i cervelli all’ammasso è quello di Beppe Grillo. Che, sull’Europa e sull’euro, ha proposto una cosa che dovrebbe essere scontata in democrazia: un referendum popolare per far stabilire alla gente se restare o meno nell’Eurozona.

I Partiti politici tradizionali del nostro Paese, invece, hanno confermato la propria straordinaria vocazione alle soluzioni fasciste definita in tanti modi: “europeismo”, “il futuro dell’Italia è nell’euro”, “non c’è futuro per l’Italia al di fuori dell’euro” e altre fesserie varie.

Dal dibattito politico, lo ripetiamo, è rimasto fuori un tema che, invece, è già nelle ‘corde’ del nostro Paese e che è già rintracciabile sulla rete e nei dibattiti per ora riservati agli addetti ai lavori: la fuoriuscita dell’Italia dall’euro.

Con molta probabilità, i Partiti tradizionali, nel loro insieme, vinceranno anche questa campagna elettorale. Ma sarà una vittoria di Pirro. Perché tra qualche mese – e non tra qualche anno – l’Europa Unita, o presunta tale, tornerà a battere cassa. E poco importa se le nuove imposte si chiameranno Imu o avranno altri nomi.

In questa squallida campagna elettorale, tutta giocata sull’inganno ai danni della gente, abbiamo scoperto che i 4 miliardi di euro dell’Imu sono finiti nelle ‘casse’ del Monte dei Paschi di Siena. Un’azienda di credito che la Banca d’Italia avrebbe già dovuto sbaraccare e che non verrà sbaraccata: soprattutto se il Partito di Bersani – il Pd – andrà al Governo.

La vicenda del Monte de Paschi di Siena ci conferma che, nel nostro Paese, la Banca d’Italia rimane una delle peggiori istituzioni pubbliche: un’istituzione che, alla fine degli anni ’80 e in tutti gli anni ’90, fino ai primi anni del 2000, ha massacrato il sistema creditizio del Mezzogiorno per dare ossigeno alle banche del Nord Italia: i risultati si vedono, da Unicredit a Monte dei Paschi di Siena.

Quando, tra qualche anno, l’Italia si sarà liberata dall’euro, dalla Germania (riunificata con i soldi che l’Unione Europea ha drenato ai disgraziati Paesi che sono finiti in questa trappola) e da tutta questa retorica da quattro soldi, la prima istituzione che dovrà essere sbaraccata sarà proprio la Banca d’Italia: passaggio indispensabile per restituire al Sud del nostro Paese un proprio sistema creditizio.

Questa campagna elettorale ci ha consegnato anche un personaggio tragicomico: Mario Monti, non a caso ‘europeista’. Presentatosi, nel novembre del 2011, come “l’uomo al di sopra delle parti” chiamato a fare quello che “la politica non voleva fare”, l’uomo che ha massacrato l’Italia distruggendo le garanzie dei lavoratori e riempiendoci di tasse si è poi presentato in campagna elettorale in ‘associazione temporanea di imprese’ con due uomini ‘nuovi’ della politica italiana: l’ex democristiano Casini e l’ex fascista Fini.

Monti, Casini e Fini, ‘pompati’, per tutta la campagna elettorale come la grande novità della politica italiana, rischiano adesso di non raggiungere il 10 per cento e di restare fuori dal Parlamento. Se ciò si dovesse verificare – nonostante la solita retorica che ha cercato in tutti i modi di tutelarli – sarebbe un segnale bellissimo: togliere di mezzo Monti, la sua massoneria finanziaria e le sue banche, insieme con Casini e Fini, sarebbe, finalmente, il primo passo, importante, per liberare il nostro Paese dalla cattiva politica.

Berlusconi. Il Cavaliere, con la sua solita abilità, ha fatto recuperare al suo Partito – il Pdl – quello che i suoi dirigenti gli fanno perdere ogni giorno. Abile ed efficace la sua proposta di restituzione dell’Imu sulla prima casa del 2012, di abolizione dell’Imu sulla prima casa, della rivisitazione della legislazione su Equitalia (creata dal suo Governo, ovvero dal suo Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti ‘Aspen’, tra il 2001 e il 2006, peggiorata dal centrosinistra dal 2006 al 2008, ma non migliorata dallo stesso Berlusconi dal 2008 al 2011).

Le promesse di Berlusconi sono sempre affascinanti. Quello che il Cavaliere non ha detto è che, all’interno dell’Unione Europea, le tasse – non nei prossimi anni, ma nei prossimi mesi – non potranno che aumentare. La riduzione delle tasse – e questo il Cavaliere lo sa benissimo – è impossibile in un’Unione Europea dove oltre il 40 per cento del Pil finisce nei ‘forzieri’ delle banche e dove ciò che resta, in buona parte, deve servire per pagare le ultime, esose ‘rate’ del pagamento per la riunificazione della Germania.

Per ridare fiato alle imprese e alle famiglie italiane bisogna uscire da quel grande imbroglio che è il sistema euro. Questo Berlusconi lo sa benissimo. Ma non l’ha detto. Dunque le sue proposte di riduzione delle tasse sono aria fritta.

Bersani. Il leader del Pd non ha mai nascosto il proprio ‘europeismo’. E, dal suo punto di vista, e dal punto di vista del suo Partito – il Pd – ha anche ragione. Il già citato Monte dei Paschi di Siena – banca tradizionalmente vicina al Pd – dall’ ‘europeismo’, come già ricordato, ha già incassato 4 miliardi di euro circa. Per molto meno la Banca d’Italia ha privato il Mezzogiorno del proprio sistema di credito di riferimento. Invece – soprattutto se il Pd vincerà le elezioni – il Monte dei Paschi verrà ‘risanato’ con qualche altra operazione in stile Capitalia. Per continuare a fare quello che fanno quasi tutte le banche del Centro Nord Italia piombate nel Sud dalla fine degli anni ’80 ad oggi: raccogliere il risparmio dei meridionali per impiegarlo nel Centro Nord Italia.

Detto questo, se Berlusconi è riuscito ad illustrare un programma politico chiaro ma impraticabile (lo ripetiamo: fino a quando ci saranno da pagare le ‘rate’ alla Germania per la propria riunificazione, i Paese europei dovranno solo dare: è questo il motivo che sta alla base della trappola dell’euro), Bersani non ha un programma. E non è nemmeno così bravo da nasconderlo.

A differenza di D’Alema e Veltroni – che sono due grandi leader – Bersani, come ci è capitato di scrivere più volte, parla per luoghi comuni triti e ritriti. Non sa nemmeno lui cosa vuole e che cosa farà una volta al Governo. L’unica cosa certa sono le tasse che la Germania imporrà al nostro Paese: obiettivo ‘nobile’ che Bersani condivide con i sui compagni di strada Monti, Casini e Fini che, forse, perderà per strada.

Il Governo Bersani si configurerà come più ‘tassaiuolo’ del Governo Monti. E, in quanto Governo di ‘sinistra’, potrà sbaraccare quello che resta dei diritti dei lavoratori. Nulla contro Bersani: ma il prossimo Governo italiano – di un’Italia dentro l’euro – porterà il nostro Paese sui livelli della Grecia (Paese del quale, fateci caso, non si parla più).

Antonio Ingroia. Rivoluzione Civile è nata troppo tardi. Ha deciso di combattere una battaglia difficilissima. Deve conquistare il 4 per cento per avere accesso alla Camera. E l’8 per cento al Senato. Auguriamo ad Ingroia tutto il bene possibile. Ma, forse, avrebbe fatto bene a considerare un po’meglio una legge elettorale che non lo favorisce.

Movimento 5 Stelle. Sarà, a nostro avviso, la rivelazione di questa campagna elettorale. Grillo ha più volte detto che il suo sarà il primo Partito in Italia. Noi ce lo auguriamo. Ma ha contro tutti i poteri forti. Italiani, europei e massonici.

In ogni caso, tra qualche anno sarà il primo Partito. Perché un qualunque prossimo Governo italiano nell’Europa dell’euro sarà un Governo debole travolto dalle proteste popolari contro le tasse.

Oscar Giannino. Peccato. Questa storia delle lauree e del master ha rovinato tutto. Per un Partito che fondava tutto sul rigore morale, beh, lo scivolone è stato esiziale.

Tuttavia non possiamo non notare un paradosso. In un Paese dove la campagna elettorale è stata impostata su una grande bugia – il rilancio dell’Italia in un sistema, l’euro, che potrà solo penalizzarla – la bugia tutto sommato simpatica di Giannino rischia di rovinare un Movimento importante come Fermare il declino. Noi ci auguriamo che gli italiani sorvolino su questa banalità. Nella politica italiana ci sono bugie e bugie, E quella di Giannino non è la peggiore. Anzi.

Coro unanime di Bersani, Berlusconi, Monti e Casini: Grillo è il male…


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