Leggo l’articolo che mi avete inviato e vi dico che trovo piuttosto singolare l’angolazione sotto la quale è stato scritto.
Innanzitutto, sarei meno sicuro di voi sulla bontà dell’informazione che avreste ricevuto in merito al voto di studenti e personale, due categorie sulle “quali l’amministrazione centrale potrebbe esercitare una qual certa influenza” (parole vostre). Vi chiedo: l’indagine sul voto è stata condotta prima o dopo della votazione?
Vi prego di prendere nota che, se è stata condotta dopo, visto che si tratta di individui condizionabili – almeno a vostro dire – non è che vi abbiano risposto al contrario di come hanno realmente votato?
Altra inesattezza non da poco riguarda, a questo punto, quanto fate pensare al lettore in merito al voto dei docenti: la maggior parte sta o non sta con il nuovo Preside? Questo dovreste scoprirlo voi e la risposta non è scontata come fate pensare, specie collegandosi a quanto sopra (cioè sul voto dei non docenti). Ancora voi, e con una certa facilità, potreste scoprire quali azioni del tutto improvvide – e chi le ha commesse – hanno contribuito a spostare i voti degli immancabili indecisi verso il candidato eletto. Altro campo di indagine, non meno interessante, riguarda i sistemi di potere che si sono istaurati in Facoltà e che sono venuti a cozzare in questa elezione.
Credo, perciò, che il voto di Agraria meriti una lettura più approfondita, una lettura che dia il giusto peso al fatto comunque positivo rappresentato dalla elezione del Preside alla prima tornata, sia pure con una maggioranza risicatissima.
Purtroppo, invece, l’Università ci ha abituati a ben altro. Infatti, se avessimo avuto un secondo turno, avremmo forse potuto riscontrare una “rassicurante maggioranza bulgara” su uno dei candidati, segno però non necessariamente di democrazia, bensì sintomo rivelatore delle pressioni insostenibili che si mettono in gioco in questi casi, nonché di accordi che, alla lunga, valgono per quello che valgono (pressoché zero?). Pressioni certamente esercitate in primo luogo sulle categorie più condizionabili: gli Studenti ed il Personale. E fin qui siamo finalmente d’accordo su qualcosa.
Ma non avete considerato la categoria più influenzabile di tutte, quella costituita da tutti quei “docenti in cerca d’autore” ovvero di chi, secondo il loro sentire, possa meglio proteggerli nella loro scalata al “potere” e alle prebende.
Tutto questo solo per darvi il piacere di scoprire che, se volete e vi appassiona ciò che fate, il lavoro da svolgere per accertare quello che accade realmente intorno alle Facoltà al voto è ancora tanto.
Cordialmente
Giampaolo Schillaci
Prof. Ordinario Agraria
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La Redazione di Step1 risponde:
Nel merito delle recente elezione del prof. Agatino Russo a preside della Facoltà di Agraria, ci siamo limitati a constatare che l’elezione è avvenuta di stretta misura, senza voler esprimere nessun giudizio di valore a riguardo. Considerata la segretezza del voto, a meno di pubbliche dichiarazioni da parte dei rappresentanti studenteschi e del personale, non è possibile determinare se il nuovo preside abbia goduto o meno della maggioranza dei voti espressi dai docenti, il che non inficia la legittimità del suo mandato.
Come in altre occasioni – ad esempio nel nostro commento alle elezioni del preside di Architettura – Step1 si è limitato ad auspicare un maggiore coinvolgimento degli studenti nel dibattito elettorale e l’assoluta trasparenza del voto dei rappresentanti. (si veda l’articolo Potere studentesco?). Nel caso di Agraria abbiamo ripetuto le stesse parole impiegate a proposito di Architettura e valide sempre, ma soprattutto quando l’elezione avviene di stretta misura.
Step1 non si limita a fare giornalismo “da ufficio stampa”, basato unicamente sul taglia-copia-incolla dei comunicati e delle dichiarazioni ufficiali. Ci assumiamo perciò ogni responsabilità tanto dell’esattezza delle notizie da noi riportate, quanto della pertinenza dei commenti. E siamo sempre aperti al confronto delle opinioni. Nel ringraziare il prof. Schillaci per il suo intervento, lo invitiamo a non risparmiarci critiche e sollecitazioni.
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