Saranno due settimane di serrate contrattazioni in vista del secondo turno che si terrà il 23 e il 24 giugno. Da Messina, dove all'ultimo soffio Renato Accorinti, storico pacifista e attivista NoPonte, è riuscito a strappare il ballottaggio, a Siracusa a Ragusa, unico capoluogo dove il Movimento cinque stelle può ancora sperare. In provincia di Catania sono sette i comuni che torneranno alle urne. Si riparte da zero in cerca di nuove alleanze
Elezioni, ballottaggi: l’ora delle trattative Nel Catanese sette Comuni richiamati al voto
E’ l’ora dei conti. Non solo di quelli aspri che si faranno all’interno delle coalizioni sconfitte, ma anche di quelli matematici per delineare la composizione dei nuovi consigli comunali. Nei centri dove la sfida elettorale si è risolta al primo turno, è scattato il complicato calcolo per l’attribuzione dei seggi alle varie liste. Ma in diversi centri, la campagna elettorale continua in vista del ballottaggio. Si tornerà alle urne infatti il 23 e 24 giugno a Messina, Siracusa, Ragusa e in sette Comuni con più di 15mila abitanti della provincia di Catania. Oltre ad altre città importanti come Modica e Comiso nel Ragusano. E saranno presumibilmente due settimane di trattative, anche in virtù di quanto dispone la legge elettorale regionale sul tema delle alleanze.
Per il turno di ballottaggio «al candidato sindaco viene data la facoltà, fermi restando i collegamenti del primo turno, di dichiarare ulteriori collegamenti con altre liste». Le ultime arrivate nella coalizione prenderanno parte alla spartizione dell’eventuale premio di maggioranza, «a condizione che nessuna lista, o gruppo di liste, collegate al sindaco non eletto abbia raggiunto il 50 per cento più uno dei voti validi». Un’eventualità che potrebbe realizzarsi in caso di un forte voto disgiunto tra un candidato sindaco e le liste della coalizione opposta. Infine, per determinare il premio di maggioranza, saranno sommati soltanto i risultati delle liste che al primo turno hanno superato il 5 per cento. Non verranno cioè conteggiati i voti di quelle che non hanno raggiunto la soglia di sbarramento.
Passando ai singoli casi, sarà interessante seguire il secondo turno a Ragusa, unica grande città siciliana dove il Movimento cinque stelle è riuscito ad andare al ballottaggio. La provincia iblea si conferma la roccaforte dei grillini nell’Isola, anche se nel capoluogo si è passati in un anno dal 28 per cento delle elezioni regionali del 2012 al 9 per cento ottenuto in questa tornata elettorale dalla lista. Tuttavia, sarà il grillino Federico Piccitto (15,64 per cento) a sfidare il candidato del centrosinistra Giovanni Cosentini (29,34 per cento) – già vice dell’ex sindaco Nello Di Pasquale, dimessosi per trasferirsi all’Ars – sostenuto da Pd, Megafono e liste civiche. «Nessuna alleanza con altri partiti», è da sempre uno dei punti cardine dei cinque stelle. Ma fanno gola i tanti voti equamente ripartiti agli altri quattro candidati sconfitti, a cominciare dall’ex presidente della Provincia Franco Antoci (Pdl), terzo classificato e grande sconfitto del primo turno.
A Siracusa il centrodestra – almeno quello ufficiale – perde la poltrona di primo cittadino dopo 13 anni. Il candidato di Pdl e Udc, Edy Bandiera, presidente del consiglio comunale uscente, con alle spalle sponsor del calibro dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo, è solo terzo. Al secondo turno vanno il giovane Giancarlo Garozzo (31 per cento), 36 anni, dell’ala renziana del Pd e Ezechia Paolo Reale (26 per cento), espressione dei dissidenti del centrodestra. Si ricomporrà la spaccatura in queste due settimane?
All’ultimo respiro, ma anche Messina va al ballottaggio. Il giovane candidato del centrosinistra – sostenuto da Pd, Megafono, Udc e liste civiche – Felice Calabrò si ferma al 49,94 per cento delle preferenze. Il Comune certifica il dato alle 14 di oggi, a quasi 24 ore di distanza dalla chiusura dei seggi. Ma la grande sorpresa arriva dallo sfidante, Renato Accorinti, attivista No Ponte, ambientalista molto conosciuto in Sicilia, che ottiene il 23,88 per cento. Insegnante, storico pacifista, attivo sin dagli anni della lotta dei movimenti contro i missili di Comiso. Sconfitto il centrodestra che ha guidato negli ultimi anni la città e che resterà a guardare al secondo turno. Il deputato Vincenzo Garofalo, sostenuto da Pdl, Fratelli d’Italia e liste civiche, si è fermato al 18 per cento.
In provincia di Catania vanno al ballottaggio i Comuni di Aci Sant’Antonio, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Giarre, Mascalucia e Scordia. Come a Catania, è rilevante che il centrosinistra arriva al ballottaggio dove è alleato con il partito del presidente Crocetta, il Megafono, o con Articolo 4, nato recentemente su iniziativa di alcuni fuoriusciti dell’Udc come Lino Leanza. Succede a Scordia (Franco Tambone è sostenuto da Pd e Megafono), Biancavilla (Giuseppe Glorioso con Pd, Articolo 4 e liste civiche) e Aci Sant’Antonio (Santo Caruso con Pd e il Megafono). Un centrosinistra con un baricentro spostato più a destra e verso gli ex autonomisti. Lo ha sottolineato ieri sera lo stesso Crocetta, in visita al quartier generale di Bianco. «In Sicilia la sinistra non è mai stata da sola veramente maggioritaria, ha bisogno di forze di centro», ha affermato il governatore.
Il centrodestra porta invece i suoi candidati al ballottaggio a Biancavilla con Antonio Bonanno (sostenuto da Fratelli d’Italia ma non dal Pdl), Adrano con il sindaco uscente Pippo Ferrante, Belpasso con Santo Pulvirenti, già presidente del consiglio provinciale, e Giarre, con l’ex vicesindaco di Catania, Roberto Bonaccorsi. Proprio nel centro ionico le previsioni della vigilia sono state confermate: Bonaccorsi (Pdl e liste civiche), che ha ottenuto il 30,36 per cento dei voti, se la vedrà al ballottaggio con l’ex ministro della Difesa Salvo Andò, secondo con il 27,63 per cento. Fuori dal secondo turno e solo quarto il centrosinistra guidato dall’ex consigliere provinciale Salvo Patanè (con il 15,95 per cento). Ottimo risultato per Angelo D’Anna, rappresentante della società civile sostenuto dalla lista Città Viva, che è giunto terzo con il 21,05 per cento delle preferenze, più del doppio della sua lista ferma all’8,98 per cento. Potrebbe essere lui l’ago della bilancia tra due settimane.
[Foto di Renato Accorinti]