Elezioni regionali, torna a salire tensione nel fronte progressista Fava: «Chiarezza da M5s e Chinnici oppure salta la coalizione»

«Se entro oggi non avremo parole chiare su come e con chi procedere in questa campagna elettorale, se non ci sarà immediatamente un luogo di discussione su tutte le scelte strategiche e di governo, vorrà dire che la coalizione progressista non esiste più. E il movimento Centopassi ne trarrà le conseguenze». L’ultimatum arriva da Claudio Fava a pochissime ore dalla presentazione dei candidati che andranno a popolare le liste in corsa per le Regionali del 25 settembre. Il presidente uscente della commissione regionale Antimafia rivolge l’ennesimo appello ai compagni di un’avventura – Partito democratico e Movimento 5 stelle – nata sotto i migliori auspici ma che ben presto ha iniziato a mostrare crepe, facendo emergere le incomprensioni. 

E così a pochi giorni dalla scadenza per presentare i candidati delle singole liste e le coalizioni non è remota la possibilità di una rottura. «Da dieci giorni attendiamo che il Movimento 5stelle sciolga le sue riserve. Da dieci giorni aspettiamo che la candidata presidente (Cateirna Chinnici, ndr) offra parole chiare su come intende procedere – si legge in una nota -. Abbiamo collezionato solo rinvii e silenzi. Apprendiamo persino dalla stampa di richieste di precisi assessorati presentate dai cinquestelle, come se la composizione della giunta fosse un affare privato tra loro e l’onorevole Chinnici.
Tutto questo è politicamente inaccettabile», dice Fava. Cosa accadrà adesso è difficile dirlo. Se si tratterà dell’ennesimo momento di tensione destinato, complice il poco margine di tempo per ridefinire le proprie scelte, oppure se le alleanze potrebbero definitivamente saltare portando le singole anime a correre singolarmente, e fornendo di fatto un assist al centrodestra. Stando a quanto trapela da ambienti vicini al Movimento 5 stelle, perplessità sull’opportunità di mantenere l’alleanza con il Pd arriverebbero dai vertici del partito, direttamente da Giuseppe Conte. A pesare inevitabilmente sono le tensioni nazionali che hanno portato alla fine anticipata della legislatura e alla caduta del governo Draghi.


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