L’appello di “Sette giorni da Reporter per Catania” ha funzionato. Hanno aderito aspiranti giornalisti, studenti, giovani professionisti. Ma la vera buona notizia è stata la risposta: sincera e giovane. Undici under 35 si sono misurati su dieci temi per altrettanti mini reportage, scritti o filmati, audio o foto. O tutto insieme, in pieno spirito multimediale, in una scommessa resa possibile grazie ai media digitali. Volevamo un’inchiesta collettiva. Eccola. L’abbiamo intitolata “ELEVEN catania”, in omaggio ai suoi giovani autori che hanno scelto argomenti e persone, modalità di racconto, accenti, passioni. A Noi è toccato solo mettere insieme i pezzi e guardare il risultato finale.
Di quale Catania parla il nostro dossier? Della Catania dei quartieri e degli sgomberi forzati, della Catania illegale e mafiosa, della Catania generosa e forte dei volontari, della Catania che non ha perso il coraggio dell’antiracket. Della Catania da amare e da odiare.
Ci vengono in mente le parole di Pippo Fava: “Per questo è puttana Catania, perché ha tante anime ed una sola risata. E perciò uno si innamora, viene tradito continuamente e continua egualmente ad amarla”. E’ vero. La nostra inchiesta, unica ma a più voci, dipinge una città reale, forse più vera di quella che molti vogliono farci credere.
Il digitale ha giocato la sua carta più importante, quella che può ancora salvare il buon giornalismo: l’informazione dal basso, creata con mezzi semplici ma genuini, tenuta in piedi dalla voglia di fare informazione per spirito civico accompagnato alle regole della buona professione.
Se undici giovani lavorano sodo giorno e notte per una settimana, scavando tra le pieghe della propria città, non è solo per vincere un’eccitante corsa contro il tempo. Ma anche per un’indescrivibile e un po’ folle voglia di raccontare la verità.
Per leggere l’inchiesta collettiva clicca qui.
*responsabile Laboratorio inchieste e videogiornalismo per Step1
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