Elettrodotto di Terna passerà dai pantani tutelati da Ue «Il ministero non si è accorto che è una zona protetta»

Neanche una parola in centinaia di pagine di documenti, nonostante sia l’area umida più importante della Sicilia e uno dei luoghi di transito più importanti di tutto il Mediterraneo per l’avifauna. I lavori di realizzazione dell’elettrodotto di altissima tensione di Terna, che dovrà collegare le stazioni elettriche di Priolo Gargallo e Paternò, finiscono al centro di una polemica per l’attraversamento dei pantani di Gelsari e Lentini. A sollevare la questione è stata l’associazione Ente Fauna Siciliana, presieduta da Alfredo Petralia e che ha nel proprio consiglio anche Giorgio Sabella, docente di Aree protette e Valutazione ambientale all’Università di Catania. «La società ha ottenuto il via libera dal ministero, ma l’analisi degli impatti delle opere sugli habitat dei pantani è del tutto assente, nonostante si parli di un sito riconosciuto e tutelato dall’Unione europea», dichiara Sabella a MeridioNews.

Il progetto per l’elettrodotto, che rientra nel piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale da oltre un decennio, fu presentato al ministero dello Sviluppo economico nel 2010. Per poi ottenere tre anni dopo il via libera dall’allora ministero dell’Ambiente. Era il 28 novembre 2013, quando a Roma fu firmato il decreto di compatibilità ambientale. L’iter di autorizzazione, con il permesso di costruire, risale invece a inizio 2018. Per comprendere l’origine dei rilievi posti da Ente Fauna Siciliana bisogna tornare però al 2012

In quell’anno era già in corso il procedimento di valutazione ambientale dell’elettrodotto da 380 chilovolt. Nello studio d’incidenza ambientale presentato da Terna, e aggiornato poi a febbraio 2013, non si fa alcuna menzione alla presenza dei pantani e alla loro importanza. Il sito, a luglio 2012, aveva ottenuto il riconoscimento dall’Unione europea che, su proposta delle istituzioni italiane, lo aveva incluso nella Zps ITA070029, ovvero la zona di protezione speciale denominata Biviere di Lentini, tratto mediano e foce del Fiume Simeto e area antistante la foce. Le Zps, così come i Sic (siti di interesse comunitario) e le Zsc (zone speciali di conservazione), fanno parte della Rete Natura 2000, lo strumento di cui l’Ue si è dotata per preservare la biodiversità nel continente. Nella relazione della società proponente, però, la parola Gelsari non compare mai. «Hanno affrontato la situazione della Zps, senza però soffermarsi sui pantani, come se non esistessero e questo nonostante diversi sostegni verranno installati proprio lì – continua il professore Sabella -. Ciò che è grave però è che di questa svista non se ne sia reso conto il ministero, chiamato a valutare la compatibilità del progetto con l’ambiente».

Nello studio d’incidenza ambientale è allegata anche una cartina della zona di protezione speciale che comprende anche i due pantani, ma si tratta dell’unico riferimento. «È paradossale che nella parte in cui si affronti la Zps vengano proposte come misure di mitigazione dei dissuasori. Perché – sottolinea Sabella – in una zona in cui l’Unione europea dice che gli uccelli vanno tutelati, non allontanati». Critiche che l’associazione ha provato a segnalare alle autorità, ma senza esito. «Mai ricevuta risposta né dal ministero né dall’assessorato regionale», commenta il professore.

La storia dei pantani è tanto importante quanto costellata da criticità e polemiche. Tra il 2012 – anno in cui i siti sono stati inclusi nella Zps – e il 2016, la Regione valutò la possibilità di farne una riserva, poi però il proposito, complice anche l’ostilità della politica locale, tramontò e i vincoli decaddero. Tra i problemi sollevati da chi ha a cuore la ricchissima fauna presente in questi luoghi c’è poi l’attività dl Consorzio di bonifica che, periodicamente, interviene prosciugando parzialmente i pantani. Un’attività giustificata con la necessità di tutelare gli agricoltori della zona, ma che per gli ambientalisti spesso sarebbe effettuata in misura eccessiva. Di avviso diverso l’ente che fa capo all’assessorato all’Agricoltura, che proprio in queste settimane sta aggiudicando una gara d’appalto per il raddoppio dell’elettropompa dell’impianto idrovoro, che prende l’acqua dai pantani per buttarla in mare. Su uno dei pantani – quello di Lentini, ma ricadente nel territorio di Carlentini – era stato proposto un grosso impianto fotovoltaico da 134 megawatt. A presentare il progetto, che non ha superato il vaglio della commissione tecnica-specialistica della Regione, era stata la San Carlo Energy, ditta di Antonello Barbieri, finito nell’indagine su Paolo Arata e Vito Nicastri, e dai magistrati considerato un prestanome dell’imprenditore alcamese la cui carriera sarebbe stata legata a Matteo Messina Denaro. Nello studio d’incidenza ambientale presentato dalla San Carlo Energy – a differenza di quello prodotto da Terna – si affronta il tema dei pantani legandoli alla zona di protezione speciale.

Nell’ambito dei lavori per l’elettrodotto, venti giorni fa, Terna ha siglato una convenzione con il Comune di Catania e la Città metropolitana ufficializzando le misure di compensazione e riequilibrio ambientale legate al progetto. La società pagherà oltre 1,7 milioni al Comune e 800mila euro all’ex Provincia. Stando però a quanto dichiarato da Salvo Pogliese, nella duplice veste di primo cittadino del capoluogo e di sindaco metropolitano, le somme non saranno usate per migliorare le condizioni dell’ambiente. «Con questo trasferimento di risorse, l’azienda – ha detto Pogliese – ci consente di fare lavori manutenzione che non abbiamo potuto fare a causa del dissesto e della montagna di debiti che abbiamo ereditato».

I soldi saranno usati per una serie di interventi che vanno dalla riqualificazione di zone nei pressi dell’ingresso del porto e della stazione centrale, da un parco giochi a Librino alla videosorveglianza nelle periferie. Previsto anche il finanziamento per migliorare le condizioni di piazza dei Martiri e del quartiere San Berillo. Con gli 800mila euro destinati alla Città metropolitana verranno effettuati quattro interventi di manutenzione a Vizzini, Minero, Licodia Eubea e Militello in Val di Catania, ma anche per rifare l’illuminazione pubblica sulla strada che porta al mercato agroalimentare. «Ancora una volta si sceglie di usare le misure di compensazione per interventi che non hanno nulla a che vedere con il recupero ambientale», conclude il professore Giorgio Sabella.


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