Oggi al via il campionato italiano di serie A dello sport made in Usa. Step1 intervista Peppe Strano, giocatore della squadra catanese, che sogna di indossare la maglia azzurra ai prossimi Europei
Elephants Catania, futbolisti marca liotru
Giuseppe Strano compirà 30 anni tra pochi giorni, ma a vederlo, così grande e grosso (1,85 di altezza per 103 chili di peso) e col suo cappellino in testa non si direbbe. Lo sport è la sua vita: lo pratica per passione, se ne occupa per lavoro. E non un solo sport, ma molti. Due li pratica, a diversi livelli, ma con la stessa passione.
Semplificando, diciamo che Peppe, come lo chiamano tutti, è un saturno-elephant. O un palla-football-ista. Ovvero, gioca a pallavolo per la Saturnia Acicastello, squadra che i lettori di Step1 conoscono ormai bene, e a football americano con gli Elephants Catania.
I più esperti sanno che quest’ultima è una squadra che milita nella serie A italiana e che il campionato inizia sabato prossimo. Per questa ragione Peppe ha dovuto allentare il suo impegno per la Saturnia, dove gioca da centrale.
Peppe, chiariscici le idee: quanti sport hai praticato e che livelli?
La mia vita sportiva fino ad oggi è stata divisa in due grossi periodi: nel primo (dai 10 ai 20 anni) ho praticato pallavolo e nel secondo (dai 20 ad oggi) il football, che ha scalzato tutto il resto. In questo ventennio di volley e football, ovviamente, ho trovato il tempo anche per praticare calcio, tennis, nuoto, vela, sci (sulla neve ed in acqua), hockey in-line, e forse qualche altra cosa che mi sfugge… ovviamente tutto a livelli inguardabili. Ma quanto divertimento!
Quindi il primo amore è stata la pallavolo…
Si, ma dopo tanti anni di divertimento e amicizie il football mi ha regalato nuove emozioni ed ora è il mio sport principale. La famiglia della Saturnia però in questi ultimi tre anni mi ha fatto tornare “bambino” regalandomi grosse soddisfazioni.
A che età hai cominciato?
Quando avevo 10 anni mio zio era sposato con una certa Donatella Pizzo. Con un cognome così non potevano fare altro che darmi un pallone in mano. Così ho cominciato a giocare a pallavolo. Prima, appunto, alle palestre Pizzo, poi a 15 anni ad Acireale con l’Aquila, a 18 all’Astra Stadium CT, a 20 al Misase Cannizzaro. Poi il football americano mi ha dato una forte… testata e mi sono risvegliato con casco, paraspalle e la maglia degli Elephants Catania.
E per lavoro, di cosa ti occupi?
Da due anni circa mi sono tuffato nel mondo assicurativo, ma continuo con passione la mia carriera di procuratore sportivo. In passato ho anche organizzato parecchi eventi sportivi.
Come si riescono a conciliare tante attività così diverse tra loro?
Per me e facilissimo conciliare il tutto! D’altronde tutti i miei impegni sono la mia passione e quindi non mi pesano per nulla, anzi cerco sempre di aggiungere qualcosa di nuovo!
Il football americano ti impegna ad alti livelli… Come ci si sente a disputare un campionato di massima serie?
Il football americano è uno sport di passione e sacrificio. Viverlo da dentro è veramente ben diverso che raccontarlo. Molti riescono ad apprezzarlo solo dopo aver trascorso una stagione sul campo… a quel punto o te ne innamori o scappi a gambe levate. Questo è uno sport che non ti permette la via di mezzo, o dai il 101% o sei tagliato, sei out, rischi di farti male. Proprio per questo motivo vivo il football in maniera professionale pur essendo uno sport dilettantistico, dove per esempio gli unici giocatori a percepire un compenso economico sono solo gli stranieri. La tanta dedizione mi ha fatto raggiungere un discreto livello e con gli Elephants abbiamo ottenuto la semifinale scudetto la scorsa stagione.
Hai indossato anche la maglia azzurra…
Sì ma mai in competizioni ufficiali. Io ed altri 3 catanesi siamo stati convocati a parecchi raduni ed amichevoli ottenendo consensi positivi dal coaching staff. Il prossimo agosto 2009 l’Italia parteciperà agli Europei in Austria ma le convocazioni verranno effettuate al termine del campionato (giugno, ndr). Il mio pensiero è solo quello di disputare una grande stagione con gli Elephants… poi si vedrà.
Il campionato è alle porte. Raccontaci un po’ come funziona…
È un campionato unico nazionale di serie A. Ci sono dieci squadre e si incontrano tutte nella Regular Season, ma non c’è un’ andata e un ritorno. Delle nove partite da disputare, cinque sono in casa, quattro fuori. L’organizzazione di tutto è affidata a un sorteggio. Questa fase inizia per noi questo sabato, ad Ancona contro i Dolphins, e termina il 31 maggio.
Poi le quattro squadre con il miglior record – numero di vittorie e di sconfitte, non c’è una classifica a punti – accedono alle semifinali incrociate. Le vincenti disputeranno l’ Italian Super Bowl, la finale del 29 giugno.
Chi saranno gli avversari più ostici e qual è il vostro obiettivo stagionale?
I nostri avversari principali saranno le tre squadre che sono arrivate davanti a noi nella scorsa stagione: i Lions Bergamo, campioni in carica da ben tredici anni, i Giants Bolzano e Panthers Parma. Come vedi tutti nomi altisonanti, omaggio alla tradizione statunitense. Le altre partite saranno un po’ a sorpresa, soprattutto contro le tre squadre nuove.
Il nostro obiettivo comunque è migliorare la semifinale persa dell’anno scorso, quindi arrivare tra le prime quattro. Ma abbiamo cambiato i tre stranieri ed è un’incognita.
Dacci l’abc del gioco del football: quanti sono i giocatori, quali sono i ruoli e come si segna un punto…
Dunque, ogni squadra è formata da due gruppi, assolutamente distinti tra loro: uno di attacco e uno di difesa, che sono in campo a seconda della fase della partita. In ogni momento ogni squadra schiera undici giocatori. I ruoli più famosi sono quelli d’attacco: il quarterback, il regista che lancia la palla e decide gli schemi, il ricevitore e i corridori. Poi ci sono gli uomini di linea. In difesa ci sono i ruoli contrapposti, di placcaggio agli attaccanti.
Io sono un tight end, nella squadra di attacco, a metà tra un ricevitore e un uomo di linea. Semplificando, il più grosso tra i primi e il più agile tra i secondi.
Come si segna un punto?
È complicato: ogni azione dura pochi secondi e chi è all’attacco deve conquistare terreno per il touchdown, la meta. Il gioco nel complesso è molto frammentato e la tattica è fondamentale. Ogni azione ha uno schema preciso che deve essere eseguito perfettamente per raggiungere l’obiettivo. A parole non è semplice da spiegare, ma giocando, o guardando, si capisce di cosa parlo.
Complicato, ma interessante. Ma in vista di tutta questa fatica come ti è venuto in mente di giocare anche con la Saturnia?
Ho cominciato a giocare a football solo a 20 anni, per cui non mi sento per nulla appagato. Ancora ho molto da imparare e spero di raggiungere un giorno i livelli di cui stiamo parlando.
Perché Saturnia? Per la serie “il primo amore non si scorda mai”. Il mio arrivo alla Saturnia in realtà è nato per gioco e per amicizia: Ottavio D’angelo e Giordano Marino, miei cari amici, due anni fa mi chiesero di allenarmi in un periodo dell’anno in cui il football è fermo, perché in squadra in quel periodo mancavano dei ragazzi. La cosa cominciò per gioco (infatti mi allenavo come centrale, ruolo fino a due anni fa per me sconosciuto) ma le persone incontrate in questa società mi hanno fatto legare in maniera forte a questa squadra. Quell’anno giocai qualche partita e salimmo dalla 1° divisione in serie D, la scorsa stagione per via di un infortunio alla gamba non ho potuto partecipare alla promozione in serie C, ma questa stagione spero di contribuire ancora alla permanenza nella categoria.
Pensi mai a quando, un giorno, dovrai smettere? Cosa farai “da grande”?
Sono già grande e non ho alcuna intenzione di smettere…neppure la pallavolo! Ma poi dentro sono ancora un ragazzino… e se mi dite che non si vede potrei arrabbiarmi, si strappano i vestiti e divento verde!
In effetti assomigli un po’ a Hulk. Ma tornando alle cose serie, il football americano e la pallavolo, come tantissimi altri, sono considerati sport “minori”, che faticano a trovare spazio per allenarsi, coperture mediatiche, finanziamenti statali, sponsor… Certamente non basta la passione di chi gioca e di chi detiene le società per farle sopravvivere. Tu che sei ad alti livelli proprio in uno di questi sport secondari, cosa ne pensi?
Vista la grande passione per il football, oltre ad essere giocatore degli Elephants CT, nel tempo libero aiuto il presidente nell’organizzazione quotidiana della squadra. Vivere la società anche in questo senso ti fa capire quanto sia difficile fare sport ad alti livelli. Pur mettendoci tanta passione e tanto impegno, riuscire a portare a termine una stagione è veramente difficile. Il problema ritengo che sia pure la poca importanza che viene data ai valori dello sport, ogni disciplina insegna qualcosa di nobile e spesso questi valori vengono oscurati dalla potenza del denaro. Ovviamente gli sport meno ricchi pagano di più e non hanno la possibilità per emergere.
Per chi volesse assistere a una partita, dove giocate?
Giochiamo al Cus, il sabato o la domenica, e ci alleniamo principalmente a Santa Maria Goretti. Giocheremo in casa il 4, 19 e 25 aprile e 2 e 24 maggio.
Sito web degli Elephants Ct: www.elephantscatania.it
Per capirne di più sul Football Americano: it.wikipedia.org/wiki/Football_americano