EDITORIALE/ Le sei donne che stanno affossando la Sicilia

SONO NELLI SCILABRA, PATRIZIA MONTEROSSO, PATRIZIA VALENTI, ESTER BONAFEDE, ANNA ROSA CORSELLO E LUCIA BORSELLINO. OGNUNA DI LORO, NEL RISPETTIVO CAMPO DI COMPETENZA, HA PRODOTTO SOLO ENORMI DANNI. PRIMA SE NE ANDRANNO A CASA, MEGLIO SARA’. PER TUTTI

Nelli Scilabra, Patrizia Monterosso, Patrizia Valenti, Ester Bonafede, Anna Rosa Corsello, Lucia Borsellino. Sei donne al comando della Regione siciliana. Sei donne alla guida di una nave – questa nostra disgraziata Sicilia – che, lentamente, affonda.

Spiace scrivere queste cose. Ma i fatti – veri, duri, oggettivi – sono lì a dimostrare, purtroppo, quello che scriviamo.

Ieri mattina abbiamo scritto della Sas. Una società regionale con tanti dipendenti sulla quale, qualcuno, specula. “Siamo sicuri che le esigenze siano 60 milioni di euro all’anno?”, chiedeva ieri sera a Sala d’Ercole il parlamentare Santi Formica. Aggiungendo: “Abbiamo tagliato fondi anche ad Associazioni importanti, abbiamo chiesto sacrifici, non vorrei che alla fine ci ritrovassimo a togliere il pane per garantire le brioche a qualcuno”.

Le “brioche” evocate dall’onorevole Formica ci ricordano un po’ Maria Antonietta di Francia. E, in effetti, ognuna per la propria parte, queste sei donne, tra pressappochismo, bugie e parole al vento, sembra che a migliaia e migliaia di siciliani propongano “brioche” al posto del pane.

Sei donne presenti-assenti. Sembra che l’assessore Bonafede non abbia nulla a che vedere con la vicenda Sas. Si parla di lavoro. Lei è, o dovrebbe essere, l’assessore regionale al Lavoro. Ma, oltre ai soldi, che non ci sono, non c’è nemmeno lei. “Assenza, acuta presenza”, recita un verso.

Nelli Scilabra, Patrizia Monterosso e Anna Rosa Corsello vanno a tre a tre, come i tris a Poker. Parlano, promettono, firmano, disdettano, si impegnano, mangiano, sorridono, bevono, ascoltano, seguono, inseguono. Alla fine producono solo enormi danni. Se la formazione professionale, in Sicilia, è ormai alla frutta, il ‘merito’, mettiamola così, è anche loro.

La migliore sembrava Patrizia Valenti. E, forse, se non fosse stata ostaggio della politica – della peggiore politica siciliana – non avrebbe commesso tutti gli errori disseminati lungo il suo accidentato percorso di governo.

L’abolizione degli organi elettivi delle Province presentata come un anticipo dell’applicazione dello Statuto (articolo 15, per la precisione: liberi Consorzi di Comuni al posto delle Province). Poi le parole che negano lo spirito dell’articolo 15 dello Statuto. La confusione.

Quindi la precipitosa marcia indietro dell’assessore: niente più applicazione dell’articolo 15 dello Statuto, ma proroga dei commissari delle Province. Presa di posizione dell’assessore Valenti smentita ieri sera dai parlamentari del PD che, sempre a parole, vogliono i liberi Consorzi di Comuni. Confusione su confusione.

C’erano una volta le aree metropolitane. Se ne parla dal 1990. L’assessore Valenti annuncia un disegno di legge sulle aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Poi il nulla mescolato col niente.

E ancora il valzer sui precari degli enti locali. Gli altri precari, quelli della Regione, della sanità e chissà quali altri ancora, non sono nella mente dell’assessore: scomparsi: 55 mila persone, o giù di lì, date per ‘disperse’.

Per i precari degli enti locali c’è la soluzione: al via i prepensionamenti negli uffici della Regione e dei Comuni. Via i pre-pensionati, sostituiti a tamburo battente dagli stessi precari. Chi paga? Cioè: chi paga i pre-pensionati di Regione e Comuni?

La tesi dura lo spazio di tre-quattro giorni. Smentita da Roma. Che dire? Abbiamo scherzato con il futuro di 23-24 mila persone. E ne abbiamo dimenticato altre 54-55 mila. Che ‘stile’ di governo, ragazzi!

E ancora Lucia Borsellino, assessore regionale alla Salute per grazia ricevuta. Una donna piena di Humanitas.

La scorsa estate porta in Giunta regionale una delibera pro-Humanitas. Poi, a settembre, si firma il contratto con questo gruppo privato. Cinquanta posti letto in più a una struttura privata mentre lo stesso assessore propone nuovi tagli alla sanità pubblica. E un contratto di 10 milioni di euro all’anno.

Il tutto alla chetichella, di nascosto. Qualche settimana fa, in Commissione Sanità dell’Ars, la storia viene fuori. L’assessore Borsellino – politicamente e amministrativamente responsabile della vicenda Humanitas – sembra incapace di reggere la ‘botta’.

Il Governo regionale la getta sulle spalle del passato Governo regionale. Ma l’ex assessore Massimo Russo smentisce senza essere smentito. Dice Massimo Russo: “Lucia Borsellino sa come stanno le cose”.

Anche noi lo sappiamo. Immaginavamo che con una delibera di Giunta – e soprattutto con un contratto firmato – i signori dell’Humanita si sono messi il ferro dietro la porta. Male che andrà, chiederanno il risarcimento.

Di questa assessora abbiamo letto sulla bacheca di un ospedale pubblico anche una lettera. Si rivolge ai cittadini-utenti. Spiegando che, entrando negli ospedali pubblici siciliani, troveranno disagi a mai finire.

Una lettera pleonastica. Perché i siciliani sanno già come la politica siciliana mafiosa e tangentista ha ridotto la sanità pubblica. 

La novità è che, in questa lettera, le responsabilità dei disagi vengono scaricate sul personale. Cioè sui medici e sugli infermieri. Cioè su chi subisce le scelte della politica.

Per carità, nulla contro le donne. Ben vengano nella gestione della cosa pubblica. Però dobbiamo ammettere che queste sei donne al comando di settori strategici della Regione siciliana hanno fallito. Miseramente. Prima se ne andranno a casa, meglio sarà. Per tutti.

 


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