EDITORIALE/ Dai Comuni siciliani un nuovo protagonismo per dialogare direttamente con l’Unione Europea. Ecco le nostre proposte

OGGI, A PALERMO, GRANDE MANIFESTAZIONE DI SINDACI, ASSESSORI E CONSIGLIERI COMUNALI DELL’ISOLA. PER DIRE “NO” ALLE LEGGI-TRUFFA DEL GOVERNO CROCETTA. E PER AVVIARE IL DIALOGO DIRETTO CON BRUXELLES

Oggi i Sindaci di tutti i Comuni siciliani – insieme con gli assessori e i consiglieri comunali – arrivano a Palermo. Una grande manifestazione che si snoderà da Piazza marina a Palazzo d’Orleans, per dire “No” a un Governo regionale fallimentare che vorrebbe varare, in modo truffaldino, le aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina. E che, con una seconda legge altrettanto truffaldina, vorrebbe far scomparire i Comuni dell’Isola con meno di 5 mila abitanti.

Un’occasione, la manifestazione di oggi, per ribadire che, nel 2013, la democrazia non può essere tradita. Un Governo – che peraltro non ha la maggioranza a Sala d’Ercole – non può travolgerla vita dei Comuni, che sono un baluardo di rappresentanza democratica, veri e propri custodi della sussidiarietà.

Cosa vogliono fare il presidente Rosario Crocetta e la sua ‘banda’ di assessori senza rappresentanza popolare alle spalle? Stanno cercando di mettere i grandi Comuni contro i piccoli e medi Comuni. Tutti sappiamo che Palermo, Catania e Messina sono in condizioni finanziarie disastrose. E cosa fa il Governo regionale? Invece di andare a Roma a battere i pugni sul tavolo, vorrebbe costituire in frett’e furia le aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina facendo scomparire oltre 50 Comuni. Per consentire ai Comuni di Palermo, Catania e Messina di rubare – non troviamo un’altra parola – le risorse finanziarie di questi 50 piccoli Comuni per far sopravvivere i tre più grandi Comuni dell’Isola. E pazienza se 50 Comuni diventeranno squallide periferie, senza risorse finanziarie senza servizi. Pazienza se migliaia di cittadini siciliani rimarranno con il culo a terra.

Una manovra assurda, truffaldina e incostituzionale che definisce la vera natura del Governo Crocetta: un Governo senza idee, privo di cultura di Governo, ostaggio di un assessore regionale all’Economia – Luca Bianchi – mandato in Sicilia dalle burocrazie ministeriali per distruggere quello che resta dell’Autonomia siciliana e per far scomparire oltre 200 Comuni.

Attenzione, cari amici Sindaci, a quest’assessore Bianchi: è lui che ha completato il taglio secco di risorse regionali ai Comuni, che da 900 milioni di euro all’anno circa sono passati a meno di 450 milioni di euro all’anno. E’ lui che, d’accordo con Roma, blocca la Conferenza Stato-Regione per impedire che in Sicilia si attui la perequazione finanziaria e infrastrutturale prevista dalla legge nazionale sul federalismo fiscale. Senza l’applicazione di questa legge, i Comuni siciliani, oltre a subire i tagli della Regione, subiscono anche i tagli romani senza alcun ristoro. Una truffa ai danni dei Comuni e dei cittadini siciliani. Perché l’applicazione della legge sul federalismo fiscale – con la già citata perequazione fiscale e infrastrutturale – serve, appunto, per compensare i tagli dello Stato ai Comuni.

Ma la ‘missione’ dell’assessore Bianchi è anche questa: impedire che ai Comuni siciliani vengano riconosciute le risorse del federalismo fiscale. Con un duplice obiettivo: non riconoscere alla Sicilia ciò che una legge dello Stato (quella, appunto, sul federalismo fiscale) gli riconosce e far scomparire oltre 200 Comuni con meno di 200 abitanti.

Per questo, oggi, è importante che i Sindaci siciliani avviino una battaglia politica per cacciare dalla Sicilia questo assessore romano e ministeriale. Fino a quando ci sarà Bianchi negli uffici della Regione non ci sarà luce né per le finanze regionali, né per i Comuni.

Ma la battaglia culturale e politica dei Comuni siciliani non si deve fermare qui. I Comuni siciliani, oggi, grazie alla presenza dell’Anci Sicilia, sono, di fatto, un secondo ‘Parlamento’ dell’Isola legittimato dal basso. Il fatto che non ci sia una legge che lo riconosca giuridicamente non significa nulla: se uniti, i Sindaci dell’Isola possono avviare un dialogo con Sala d’Ercole su argomenti importanti: l’acqua pubblica, i rifiuti e, naturalmente, il futuro stesso dei Comuni. A cominciare dall’applicazione dell’articolo 15 dello Statuto: l’articolo che istituisce i liberi consorzi di Comuni, che l’Ars deve normare ma non condizionare o, peggio, individuare.

I Comuni siciliani, se uniti, rappresentano il 100 per cento della popolazione siciliana. A differenza di un Governo, o meglio, di un presidente della Regione che, numeri alla mano, grazie a una legge elettorale sbagliata, è stato eletto, sì e no, dal 12-13 per cento dei siciliani.

Sappiano, i Sindaci, che nel momento in cui un Governo, peraltro già screditato agli occhi di quasi tutte le categorie economiche e sociali della Sicilia, decide di abolire 200 Comuni, o di costituire in modo truffaldino le tre aree metropolitane, non conta nulla se ha contro gli amministratori dei Comuni: soprattutto se gli amministratori dei Comuni, uniti, avviano un dialogo serrato con il Parlamento dell’Isola.

Spetta ai Comuni prendere in mano il futuro delle comunità locali. Il nostro è un giornale che difende l’Autonomia siciliana. Ma non possiamo fare a meno di notare che, oggi, la Regione siciliana, più che un’opportunità, è un peso per il futuro della Sicilia. Una struttura che, ormai, si avvita su se stessa.

Del resto, noi difendiamo l’Autonomia, non la Regione. Se il ‘testimone’ dell’Autonomia siciliana passa nelle mani dei Comuni uniti, beh, la Sicilia non potrà che trarne giovamento.

La Regione siciliana, oggi, non è in grado di completare la spesa della Programmazione 2013. E non è in grado di progettare e gestire la spesa dei fondi della Programmazione 2014-2020.

Da qui la nostra proposta: l’Anci Sicilia prenda in mano la situazione. Salti la Regione siciliana ormai nelle mani di un Governo screditato, salti uno Stato che, ormai, con il Fiscal Compact (50 miliardi di euro all’anno da versare a Bruxelles per i prossimi 20 anni: una follia del Governo Monti-Bilderberg) e con il Two Pack (il controllo del Bilancio dello Stato italiano che, da Roma, è passato a Bruxelles) conta poco o nulla. E tratti direttamente con l’Unione Europea l’impiego di almeno l’80 per cento dei fondi della nuova Programmazione comunitaria in favore della Sicilia.

E poiché, in molti casi, Bruxelles – come abbiamo scritto sul nostro giornale riportando buona parte delle spese annuali dell’Unione Europea – dà la possibilità ad alcuni Paesi di utilizzare i fondi direttamente per ‘cassa’ e non soltanto per gli investimenti, chiedano che una quota di questi fondi, anche piccola, possa servire per risanare almeno in parte i bilanci comunali. Questo potrebbe essere l’avvio di una nuova stagione per i Comuni siciliani, e non per il loro tramonto, come vorrebbe il Governo Crocetta.

 

 


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