Quella storica vicino al teatro Massimo è solo l'ultima ad alzare bandiera bianca. Troppo bassi i ricavi a fronte delle spese. La fine di un rapporto quasi romantico, quello con l'appuntamento con l'edicolante di fiducia, frutto anche di «un sistema fiscale ormai anacronistico», come spiega il presidente cittadino di Confesercenti
Edicole, sempre più chioschi gettano la spugna «Tra crisi e tasse il settore non si è mai ripreso»
L’ultima a chiudere, in ordine di tempo, è stata l’edicola di via Cavour, all’angolo con via Ruggero Settimo. Vista splendida sul teatro Massimo e cartello affisso con scritto «cedesi edicola avviatissima». La crisi delle edicole non accenna a fermarsi. I chioschi in strada sono sempre meno e sempre più quartieri stanno rimanendo con pochi punti di riferimento in cui comprare un giornale, un libro, delle figurine, in quello che una volta era un rituale mattutino quasi romantico, irrinunciabile per molti.
«Ho chiuso prima di maggio – racconta Rosario, ormai ex titolare di un chiosco in zona Zisa – Non ce l’avrei mai fatta ad affrontare il periodo estivo: troppe spese e pochissime garanzie con la città che si svuota e la gente che va al mare e non passa a prendere neanche i giornali su cui comunque abbiamo un ricavo bassissimo». E non è solo la crisi dell’editoria o il proliferare delle testate online a scoraggiare gli edicolanti. «In inverno – prosegue – tra i periodici, i fumetti, le uscite editoriali come le raccolte dei vinili, i giocattoli per i bambini, qualcosa si riesce a racimolare, ma non a sufficienza per potere coprire i cali dei periodi morti, in cui comunque i giornali dobbiamo prenderli e pagarli ai nostri fornitori, anche se poi verranno resi».
E prima dell’edicola nei pressi di piazza Verdi molti altri chioschi storici avevano alzato bandiera bianca, da via Maqueda a via Vaglica, vicino al – chiuso anche lui – bar Mazzara, raso al suolo in malo modo dopo avere chiuso i battenti. «Il settore – spiega Mario Attinasi, presidente cittadino di Confesercenti – non si è mai ripreso dalla crisi. Abbiamo atteso a lungo, ma complice da un lato l’ulteriore crisi dell’editoria e dall’altro il fatto che la gente ha sempre meno soldi in tasca, tanto da dovere rinunciare anche a delle abitudini come quella di comprare il giornale quotidianamente, ancora non ci sono segnali di ripresa. Va detto però che nonostante ciò i titolari sono sottoposti a un sistema di tassazione assolutamente obsoleto, anacronistico, che non aiuta in alcun modo la ripresa». Un sistema che non prevede sconti o incentivi per i commercianti. «In alcuni Comuni del Nord si sono fatti degli accordi perché le edicole potessero vendere anche altri prodotti, eppure anche questo non è stato sufficiente» e il trend negativo, che vede la progressiva estinzione delle edicole, sembra non volersi invertire.