Due discipline diverse tra loro, un unico obiettivo: la ricostruzione del suono di strumenti musicali dellantichità: Musica@Fisica è stata l'occasione per ascoltare l Epigonion, strumento a corde del V secolo avanti Cristo, noto solo da resti archeologici, descrizioni letterarie e raffigurazioni pittoriche
Ecco come le suonavano gli antichi
Nota antica risuoni senza il tuo strumento. Ricostruita, computazionale ma viva. Con più giovanil note ti mesci in un unico sognante sentimento.
Due lunghi minuti di applausi hanno chiuso il concerto Musica @ Fisica, tenutosi venerdì sera presso l’aula magna del dipartimento di Fisica e Astronomia, davanti ad un centinaio di persone, tra cui il rettore Antonino Recca. Un concerto inedito e raro, impreziosito dal suono dell’Epigonion (430 a.C.), un antico strumento a corde mai ritrovato, le cui uniche testimonianze riguardano resti archeologici, descrizioni prese dalla letteratura, campioni di materiali e raffigurazioni pittoriche. Solo partendo da queste informazioni, è stato possibile ricostruire il suono originario di questo strumento e di altri, “con un percentuale di riproduzione prossima al 90%”, come afferma Francesco De Mattia, insegnante del Conservatorio di Parma, impegnato all’Epigonion.
Questo concerto rientra nel progetto Astra (Ancient instrument Sound/Timbre Reconstruction Application), nato con l’intento specifico di ricostruire il suono di antichi strumenti, di scambiare informazioni ed arricchire gli archivi dei conservatori musicali italiani.
“Il progetto Astra nasce grazie alla collaborazione tra il Cern, la sezione di Catania dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il conservatorio musicale di Salerno e il progetto europeo Eumedgrid. Partendo dai dati archeologici sullo strumento, viene creato un modello matematico di equazioni e algoritmi che ne descrivono la struttura e le reazioni agli stimoli. Successivamente il suono viene ricostruito dal punto di vista computazionale, grazie alla tecnologia più avanzata al momento per il calcolo distribuito su scala internazionale, il “Grid computing”.. Infine, ogni utente può crearsi delle librerie di campioni, con cui è possibile suonare.” Queste le parole di Giuseppe La Rocca, dell’INFN per spiegare tutto il processo di ricostruzione del suono.
Lo stesso processo utilizzato da Francesco De Mattia per creare la sua libreria: “In una sola settimana, grazie all’accesso al Grid e nella comodità di casa mia, sono riuscito a scaricare oltre 20 giga di campioni musicali. Ci sono poi voluti tre mesi per rielaborare tutti i dati, ma adesso posso dire di poter suonare uno degli strumenti più antichi del mondo”. Tutto grazie ad una tastiera collegata ad un computer e all’elaborazione del suono, da essa prodotto, da parte di programmi musicali in cui sono caricati i campioni.
Insieme a De Mattia si sono esibiti Enrico Vicinanza alla voce, Leonardo Massa al violoncello barocco e Paolo Cimmino alle percussioni. I quattro costituiscono il Sonora Network Ensemble, un progetto musicale che traccia una parabola evolutiva che dalla villanella alla napoletana cinque/seicentesca giunge ai fasti del barocco italiano ed europeo. Suoni che non muoiono anche grazie alla tecnologia.