Ebola, l’infettivologo: “Solo la metà degli ospedali siciliani saprebbe cosa fare”

“SERVIREBBERO CORSI DI AGGIORNAMENTO PER TUTTO IL PERSONALE MEDICO. MA NELLA SANITA’ SICILIANA CI SONO CARENZE PEGGIORI, COME QUELLE SULLA TBC”. PARLA TULLIO PRESTILEO, INFETTIVOLO DI PALERMO ED ESPONENTE ECDC

Quante sono le possibilità che il virus Ebola possa arrivare in Siclia attraverso i canali dell’immigrazione? Il tema, come sappiamo, ha riempito pagine di giornali. I toni, a volte sono stati eccessivi e qualcuno magari si è lasciato sedurre dalle sirene dei facili allarmismi. Ma più spesso, sull’argomento si è registrata una tendenza a minimizzare, forse, anche questa eccesiva.
Al “non c’è assolutamente nessun rischio che i migranti possano portare l’Ebola” urlato in più di una occasione dal Ministro per la Salute Betarice Lorenzin, si è contrapposta, infatti, la tesi degli esperti dell’ECDC, European Centre for desease prevention and control (Centro europeo per  la prevenzione e il controllo delle malattie), i quali nel valutare il rischio di ‘importazione’ del virus attraverso la rotta dell’immigrazione clandestina, hanno detto chiaramente, che per quanto remoto, il rischio c’è e che “le conseguenze per i centri di accoglienza sarebbero devastanti” (qui potete leggere l’articolo sulle valutazioni del Centro europeo per il controllo delle malattie).

Insomma, chi  negava  ogni rischio citando i tempi di incubazione del virus Ebola e la durata del viaggio, a quanto pare, viene  smentito (“potrebbero arrivare casi di Ebola ancora in incubazione e non presentare sintomi all’ingresso” dice sempre l’ECDC).

Un fatto, dunque, è che il rischio per quanto minimo, c’è. Ci sembra, dunque, lecito chiederci se le istituzioni, in particolare quelle siciliane, stiano mettendo in campo tutte le misure necessarie per proteggere il territorio. Risposte ufficiali non ne arrivano. Abbiamo quindi pensato di rivolgerci innanzitutto all’Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma.

Siamo riusciti a parlare col Dottor Giuseppe Ippolito, che lo dirige. Il quale, ha commentato con noi la valutazione dell’ECDC sul rischio Ebola legato alla catena dell’immigrazione ‘undocumented’: “E’ importante sottolineare che l’ECDC parla di un rischio remoto. In medicina, il rischio non è mai pari a zero e in questo caso – dice il Dott Ippolito a LinkSicilia – si tratta di un rischio calcolato sul quale c’è grande attenzione. L’Italia ha fatto un gran lavoro, il nostro sistema sanitario è perfettamente in grado di gestire la situazione. Le dirò di più” aggiunge il dott Ippolito “il modello matematico usato per calcolare il rischio di importazione del virus in Europa è stato smentito. Quindi siamo ben al di sotto del rischio di cui si era parlato”.

Chiarissimo. Il rischio è davvero minimo. Ma se dovesse succedere, la Sicilia sarebbe pronta a gestire un tale caso? Lo chiediamo al Dottor Tullio Prestileo che dell’ECDC è un esponente, medico infettivologo dell’Ospedale Civico di Palermo, punto di riferimento sanitario per le patologie infettive nei migranti (nella foto).
“Lei mi chiede se la Regione siciliana stia facendo tutto quello che è possibile per gestire al meglio eventuali casi di Ebola?
Direi di no” dice Prestileo al nostro giornale “Ma, in materia sanitaria la Regione siciliana mostra carenze ben più profonde di questa. Mi preoccuperei più delle condizioni generali della sanità siciliana, che delle eventuali carenze sull’Ebola”. Più volte ci siamo occupati dello sfacelo in cui versa la sanità siciliana. E il dottor Prestileo – “medico di cui la Sicilia dovrebbe andare fiera” dice di lui il dottor Ippolito – non fa che confermare questo scenario.
Ma risponde anche sul caso specifico: “Mi sento di dire che il rischio che l’Ebola arrivi con l’immigrazione è davvero remoto. Quasi pari allo zero, risibile. Ma, in medicina non c’è mai una certezza assoluta, ed è per questo che con l’ECDC contempliamo anche l’improbabile caso dei migranti. Certamente – sottolinea l’infettivologo- la Regione siciliana potrebbe fare di più”.

Gli chiediamo, ad esempio, se anche qui, come sta succedendo nel Lazio, non sarebbe il caso di fare dei corsi di aggiornamento per i medici dei Pronto Soccorso: “Certo che sarebbe il caso, non solo per i medici del Pronto Soccorso, ma anche per tutto il personale paramedico e per gli stessi infettivologi” .
“Solo la metà (se non meno, ndr)  dei centri di malattie infettive degli ospedali siciliani saprebbe come comportarsi in tali casi” sottolinea il medico palermitano “dal momento che le direttive emanate ad hoc dal Ministero non hanno avuto la diffusione necessaria ed opportuna. Pertanto – aggiunge il dott Prestileo- servirebbe un corso di aggiornamento proprio per evitare situazioni di rischio paventato e, fin qui, mai reale. Una cosa che non si conosce fa più paura. E proprio il panico Ebola ha portato in molti casi a confondere i sintomi di diverse patologie”.

Dunque la circolare del Ministero sull’allerta Ebola, non ha avuto la necessaria diffusione. Ma non solo:
“La circolare del Ministero della Salute sull’allerta Ebola dello scorso Agosto è corretta, – spiega il dott Prestileo a LinkSicilia- tuttavia, ribadisco, è necessario assicurarsi che tutti ne abbiano preso visione. Diverso è il ragionamento su quanto poi sia possibile attuare le norme previste”.
In che senso? “Nel senso che la carenza di strutture e/o di personale può pregiudicare l’attuazione di una norma. Le faccio un esempio: se dovesse servire, in questa città, a Palermo, l’isolamento respiratorio di un paziente, sarebbe difficilissimo dal momento che le stanze di isolamento respiratorio sono davvero insufficienti al fabbisogno espresso quotidianamente e ciò è particolarmente grave, soprattutto, per i casi di Tubercolosi che si registrano sempre più numerosi, sia nella popolazione locale che in quella migrante”.

Antonella Sferrazza

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