Le prime parole per ricordare il cronista arrivano dal collega Riccardo Orioles, che con lui ha condiviso l'esperienza nel giornale direttore da Pippo Fava. Era risultato positivo al coronavirus ed era ricoverato in ospedale
È morto il giornalista dei Siciliani Lillo Venezia «Ha mostrato il senso della parola “compagno”»
«Lillo Venezia ha mostrato a noi tutti, avversari e amici, il senso della parola “compagno”, profonda e antica, modesta e responsabile, per il bene di tutti». Le parole di Riccardo Orioles sono arrivate tra le prime. Il giornalista Lillo Venezia, redattore de I Siciliani di Giuseppe Fava e già direttore del settimanale satirico Il Male, è morto oggi. Secondo quanto riferito da fonti a lui vicine, a una patologia che da tempo gli causava parecchi problemi si era aggiunta, nei giorni scorsi, la positività al coronavirus. Era ricoverato in un ospedale di Catania.
«Forse era il catanese che conoscevo da più tempo – aggiunge Orioles, raggiunto telefonicamente da MeridioNews – Lo conoscevo da dieci anni prima del Giornale del Sud». Poche parole, perché del resto «è tutto scritto in un pezzo» pubblicato su I Siciliani giovani. «Subito dopo l’assassinio del direttore – scrive Riccardo Orioles – fu uno dei primissimi a dire che bisognava subito continuare». E così in effetti è andata. «Fu impegnato anche nell’amministrazione del giornale, pagando personalmente con i suoi poveri beni i mancati impegni di illustri sostenitori».
Una vita dedicata al giornalismo e all’impegno civile. Alla «passione politica», come la definiva lui. Lillo Venezia aveva fatto parte di Lotta continua, aveva combattuto la mafia con Pippo Fava (poi ucciso da Cosa nostra), era stato in carcere per vilipendio alla religione di Stato per le satire pubblicate sul settimanale Il Male. «Oltre cento denunce», sottolinea Orioles. Adesso a ricordare il cronista sono centinaia di messaggi di cordoglio. Di giornalisti, di attivisti, di chi lo ha incrociato per strada e, soprattutto, di compagni e compagne. Altrettante persone, certamente, avrebbero partecipato alle sue esequie pubbliche, vietate in questo momento per l’emergenza sanitaria.