Dieci mezzi della TV hanno preso possesso di piazza Maggiore. La messa di domenica, per l'ottava del santo patrono, viene trasmessa sul primo canale. La cittadina etnea è in fermento. Tra fede, storie di migranti, strategie per guadagnare la prima fila, e chi invece diserterà per scelta l'appuntamento
È arrivata la Rai, Aci Sant’Antonio si prepara «Le mie sorelle, dall’America, mi rivedranno»
«È arrivata la Rai», e tutti ne parlano. Per Aci Sant’Antonio, popolosa cittadina dei paesi etnei, si tratta di un evento nell’evento. Il primo canale della televisione italiana trasmette la messa domenicale delle 11, che coincide con le celebrazioni per l’ottava della festa del santo patrono. «Mi vedranno anche le mie sorelle, in America», dice orgoglioso un anziano. E mentre la troupe sistema la chiesa come una sposa, i santantonesi – ma non tutti – si preparano alla diretta come si farebbe per un matrimonio. E circolano già i primi segreti su come guadagnare la prima fila.
Dieci mezzi: tre camion, due furgoni, cinque auto. Hanno preso possesso della piazza principale di Aci Sant’Antonio, di solito riservata alle passeggiate. Ognuno ha la sua bella scritta Rai, bianca su sfondo quadrato blu. «Sono arrivati nel pomeriggio», dice un giovane che s’è attardato fino a giovedì notte, sotto le luci gialle della piazza, forse per spiare le ultime novità. Ma la sola informazione che sa, e dà senza alcun entusiasmo, è: «Domenica trasmetteranno la messa». Non una celebrazione come le altre, ma l’annuale festività che cade una settimana dopo la festa del santo patrono: Sant’Antonio Abate. E per l’occasione, che stavolta sarà ripresa dalle telecamere, «mia madre ha deciso di comprare un vestito nuovo – dice, spiegando tutto il suo entusiasmo – e io dovrò accompagnarla».
Il grande portone della chiesa Madre, sbiancata dal restauro, venerdì è aperto di buon mattino. Fa freddo, l’Esterna 2 di Napoli è al lavoro, e i vigili urbani fischiano dietro alle auto che si fermano a sbirciare. «Tri jonna di traficu ppi n’ura di missa», commenta dal sagrato un anziano, che intanto si sistema in testa la sua coppola. I tecnici della televisione armeggiano come damigelle sulla sposa nel giorno della prova dell’abito: sistemano riflettori, fanno passare cavi, montano soppalchi per le telecamere e smontano i banchi per le preghiere. Il trambusto dirotta altrove i fedeli mentre attrae i curiosi. E per una volta, violare l’invito «silenzio, siamo nella casa del Signore» non è punito dal sacerdote che è impegnato a dare ordini su come e dove disporre fiori e addobbi.
Ma domenica ci sarà il pienone. «La Rai vuole cose fatte bene, con ordine ed eleganza», spiegano gli organizzatori. Resteranno deluse le tre signore che, al supermercato, progettavano di partecipare alla messa delle 8.30 «per prendere la prima fila». Finita la liturgia «la chiesa sarà svuotata e le persone fatte rientrare una per volta», dicono gli addetti. Ma sul criterio che varrà il primo banco, senza certezze, si diffondono le leggende. Un signore ha ritirato l’abito buono in smacchiatoria, perché ha saputo «che alla Rai preferiscono chi è vestito bene». Una ragazza andrà dalla parrucchiera, considerato «che in prima fila, in Tv, vedo solo signore acconciate perbene». E c’è chi spera solo nella fortuna, o in qualcosa di più sacro: «Così che le mie cinque sorelle, in America, possano rivedermi dopo tanti anni», confessa un anziano del paese.
Un primo piano assicurato l’avrà chi, dall’altare, leggerà salmi e preghiere: «È da una settimana che ripeto tutto a memoria», assicura una donna. Un sacerdote, in risposta, le stringe la mano, s’inchina e la ringrazia: «Brava, così si fa». La solennità eucaristica sarà concelebrata dal vescovo di Acireale Antonino Raspanti. Saranno presenti le autorità cittadine ma non tutti i santantonesi. «Io ci sarò di sicuro, non per le telecamere ma per la mia devozione», dice un ragazzo. «Io, tutto quello che vedo, lo vedo in televisione», spiega invece un uomo che si ripara dalla pioggia accanto al portone di un’altra chiesa, chiusa, poco distante. E da casa ha scelto di seguire «anche la messa – continua – da quando mio figlioccio, che è parrino, per insultarmi ha detto che sono dall’altro lato e che per questo non sugnu bonu».