La famiglia si alternava nelle varie fasi della cessione di stupefacenti a tossicodipendenti e altri spacciatori in un cortile di via Spedaletto. Un'impresa criminale a conduzione familiare con decine di affari al giorno. Ripresi per un anno dalle telecamere piazzate dalla polizia. Che oggi all'alba ha trasferito nel carcere di piazza Lanza tre fratelli e un parente. La madre si trova invece agli arresti domiciliari
Droga, cinque arresti in piazza Machiavelli Madre e tre figli gestivano spaccio familiare
Una piccola impresa a conduzione familiare. Specializzata nel settore degli stupefacenti nello specifico, cocaina – e legata al clan etneo dei Santapaola. Li tenevano d’occhio da un anno gli agenti della squadra mobile di Catania, ma solo oggi all’alba sono riusciti a fermarli. Si tratta di tre fratelli, Angelo, Antonino e Rosario Testa, della madre Maria Grimaldi e di un parente, Luciano Salanitro. Gestori di una piazza di spaccio in un cortile in via Spedaletto, vicino a piazza Machiavelli, a Catania. Oltre all’arresto dei cinque, la polizia ha provveduto anche al sequestro di un’auto, quattro motorini e la somma di 12.350 euro.
Decisivi per le indagini, cominciate a novembre del 2011, sono stati i filmati ripresi dalle telecamere piazzate nella zona. Immagini che hanno mostrato agli agenti tutte le fasi dello spaccio organizzato dalla banda familiare. Dallarrivo dei compratori alla consegna del quantitativo di cocaina ordinato. Decine di affari al giorno, sia con tossicodipendenti «che a volte giungevano in gruppi numerosi», spiegano dalla squadra mobile, sia con altri spacciatori. In due, ritrovati dalla polizia con 20 e 30 grammi di cocaina ciascuno, sono stati arrestati insieme alla famiglia Testa.
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Un gruppo bene organizzato, spiegano gli investigatori, e con poche gerarchie. Tutti, all’interno della gestione familiare, si occupavano di tutto. O quasi. Dalla vedetta alla raccolta delle commesse. Dalla cassa alla distribuzione delle sostanze. Passaggio, quest’ultimo, mai effettuato dalla madre a causa dell’età. Sarebbe stato infatti difficile per la signora, classe 1943, scappare in caso di intervento delle forze dell’ordine. Una precauzione aggiuntiva, considerato che la piazza scelta dalla banda per lo spaccio permetteva già al gruppo totale discrezione. Le dosi e il materiale per il loro confezionamento venivano nascosti in caseggiati diroccati che, circondando il cortile, permettevano anche di sfuggire facilmente agli agenti.
I cinque sono adesso accusati di associazione a delinquere finalizzata al commercio e alla cessione di sostanze stupefacenti. I quattro uomini sono stati già trasferiti al carcere di Piazza Lanza, mentre per la madre sono stati disposti gli arresti domiciliari.