Davide Schillace, il 58enne catenese che è stato arrestato, insieme al 26enne Michele Christopher Cuffari, per spaccio di sostanze stupefacenti, dalla metà degli anni Novanta abitava nell’area all’interno dei locali dell’istituto scolastico alberghiero Karol Wojtyla, in via Anfuso, nella zona di Picanello. È lì che gli agenti della squadra mobile hanno trovato quasi 150 chili di droga nascosti all’interno di una sorta di bunker, nella «disponibilità esclusiva» di Schillace, ricavato nelle fondamenta della costruzione, il cui ingresso era stato nascosto da una porta in metallo ad apertura scorrevole. L’uomo, oggi impiegato pubblico, per una legge risalente a oltre 20 anni fa aveva aveva ottenuto per il suo ruolo di bidello l’assegnazione di quei locali.
Una pratica piuttosto usuale all’epoca per molti dipendenti che si occupavano anche della custodia delle strutture degli edifici scolastici presso cui erano impiegati. Secondo quanto si apprende, Schillace abitava ancora lì per effetto di quella vecchia assegnazione. In pratica, una casa privata all’interno di una struttura pubblica. «Il deposito in cui è stato trovato quel grande quantitativo di droga non è di proprietà né di pertinenza della scuola e il signore non è dipendente di questo istituto», afferma a MeridioNews la dirigente scolastica, Daniela Di Piazza. «Era sostanzialmente la sua casa da molti anni. Quando sono arrivata io alla presidenza, nel settembre del 2014 – aggiunge la preside – lui era già lì da tempo e sono immediatamente iniziati i problemi e i contrasti al punto che io ho un fascicolo aperto contro questa persona e varie volte mi sono rivolta al Comune di Catania, che è il proprietario dell’edificio scolastico, chiedendo di provvedere a mettere fine alla situazione che diventava ogni giorno meno sostenibile».
L’uomo che, secondo quanto riferito, non svolgeva alcun lavoro nella scuola, «cercava di interferire nella gestione della struttura provando a dare anche a me indicazioni non chieste e non gradite – commenta Di Piazza – in particolare perché infastidito e disturbato dal rumore dei motorini e dal vociare dei ragazzi durante la pausa della ricreazione che fanno quotidianamente nel cortile in cui insiste anche il suo appartamento». Del cancello che chiude l’androne della struttura, Schillace aveva anche le chiavi che gli erano state consegnate all’epoca della sua assegnazione. «All’inizio di questo ultimo anno scolastico – precisa la preside – ho avuto finalmente l’impressione che da parte dell’ente comunale qualcosa si stesse muovendo nella giusta direzione ma poi tutto è caduto nuovamente nel vuoto. Pensava alla scuola come casa sua ma io mi chiedo – conclude – come mai potesse fruire gratuitamente di un appartamento considerato il fatto che non è custode della scuola?».
In effetti, il 58enne risulta attualmente dipendente del centro provinciale per l’istruzione degli adulti di via Velletri. La dirigente scolastica Antonietta Panarello dice che «c’è molto rammarico per quello che è successo, soprattutto per il fatto che l’episodio ha coinvolto proprio un dipendente pubblico di una istituzione scolastica. Lo conosco da un anno e mezzo ed è vero che è dipendente di questo Cpia ma – precisa – era il custode di un’altra scuola dove ricadeva, appunto, anche la sua abitazione privata». Secondo Panarello, però, il punto su cui interrogarsi è «chi controlla come vivono anche dal punto di vista della sicurezza queste persone a cui il Comune ha affidato i locali che ricadono all’interno di edifici scolastici?».
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