Una delibera di giunta pubblicata oggi tra gli atti amministrativi del Comune di Catania approva il nuovo percorso per il raddoppio ferroviario dalla stazione Centrale ad Acquicella. Un progetto di cui si è parlato a lungo quando, nel 2012, l'allora sindaco Raffaele Stancanelli aveva minacciato un'opposizione in stile NoTav. Guarda le foto
Doppio binario, modificato il tracciato delle Ferrovie Niente treni sugli Archi, spostata la fermata Ursino
Si chiama Nodo Catania. L’interramento della stazione centrale – storia che risale al lontano 2001 – continua a interessare la Rete ferroviaria italiana e il cuore del centro storico etneo. La svolta, però, è arrivata oggi: il sindaco Enzo Bianco ha firmato una delibera che approva il nuovo tracciato dei binari in città. E le novità – anche rispetto al secondo progetto del 2016 – non sono poche. A partire da quelle che riguardano i beni culturali cittadini che, secondo la soprintendenza, nella precedente versione sarebbero stati eccessivamente sollecitati prima dai cantieri e poi dal traffico ferroviario. Così il percorso approvato oggi modifica la collocazione della fermata Ursino (allontanandola, di fatto, da piazza Federico II di Svevia), evita il passaggio troppo vicino alle Terme dell’Indirizzo ed evita il passaggio al di sotto della chiesa di San Sebastiano.
È alla luce di queste novità che si torna a parlare del doppio binario Catania Centrale-Acquicella, quello che – nel lontano 2012 – aveva fatto scendere in piazza perfino l’allora sindaco di Catania Raffaele Stancanelli. Contrario a un progetto che avrebbe, nei fatti, sventrato il centro storico. E che avrebbe trasformato i catanesi, per usare le parole del primo cittadino dell’epoca, nel corrispettivo isolano degli attivisti No Tav. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, una sindacatura si è conclusa (quella di Stancanelli), un’altra è cominciata e ha fatto in tempo a finire. Enzo Bianco, poco dopo il suo arrivo a Palazzo degli elefanti nel 2013, aveva opposto un niet deciso a Rfi, annunciando che non era possibile prevedere demolizioni nelle zone di Pescheria e San Cristoforo, cosa che l’ente costruttore dei binari aveva invece previsto. «Un impatto inaccettabile sulla struttura urbana del centro storico di Catania», si legge nella delibera pubblicata questo pomeriggio tra gli atti amministrativi del Comune.
Un’attesa tecnica dopo l’altra, si arriva al 2016, quando Rfi propone un nuovo tracciato – denominato Porto 2 – e lascia uno spazio di manovra per eventuali modifiche. Quelle che si sarebbero potute pensare dopo l’intervento dell’Autorità portuale o della soprintendenza ai Beni culturali. A dicembre 2017, mentre si lavora al progetto preliminare, emergono i primi problemi: la fermata Ursino, nei pressi del Castello, sarebbe impossibile da realizzare senza lo sgombero, per un periodo non inferiore ai due, tre anni, di circa 80 abitazioni. Colpa dei probabili cedimenti dovuti alle gallerie e agli eventuali scavi a cielo aperto. Nel documento si legge poi che la Soprintendenza ha storto il naso in relazione al passaggio dei binari per i treni nei pressi delle Terme dell’Indirizzo: «Occorrerebbe prevedere interventi di consolidamento – dicono i tecnici – per ridurre i cedimenti stimati». E per mettere in sicurezza l’edificio archeologico cittadino.
C’è poi il nodo della Chiesa di San Sebastiano, in piazza Federico di Svevia, sotto alla quale sarebbero dovuti passare i binari. La richiesta degli esperti regionali di Beni culturali era chiara: niente treni sotto all’edificio di culto. Tutte osservazioni che Rfi, visti anche i problemi con la città degli anni passati, sembra abbia deciso di accogliere. Così la fermata Ursino si sposta nei pressi di piazza San Cristoforo, la fermata Acquicella salta (assorbita da quella a San Cristoforo), il tracciato viene riposizionato e non passa più né accanto alle Terme dell’Indirizzo né sotto alla Chiesa del compatrono di Catania. Rimane il tema delle «opere ferroviarie da dismettere»: gli archi della Marina per intero e la galleria di Acquicella. Che, scrive l’amministrazione, «potranno essere destinate a spazi di uso pubblico, come percorsi pedonali e ciclabili, e per attività commerciali e di servizio».