Dopo il ritorno in libertà, Antonino Speziale cerca lavoro «In carcere nessuna formazione, voglio farmi un futuro»

«Lo Stato dovrebbe garantire il reinserimento in società, ma non è in grado né di farlo quando si è all’interno del carcere né quando si esce». Seduto in un bar di Catania, con accanto il proprio avvocato, Giuseppe Lipera, Antonino Speziale parla dei primi otto mesi di vita dopo la fine della condanna per l’omicidio del poliziotto Filippo Raciti durante il derby Catania-Palermo del febbraio 2007. Speziale ha finito di scontare la pena a otto anni e otto mesi l’anno scorso e da dicembre è un uomo libero che però fa i conti con le difficoltà a trovare un lavoro. Un problema condiviso da tantissimi altri trentenni in Sicilia, ma che nel suo caso si acuisce per la storia che si porta dietro. Anche se – e lo ha ribadito anche questa mattina – lui si considera una vittima della giustizia. 

«Quello di rifarsi una vita è un diritto che spetta a ogni uomo che ha pagato il proprio reato, anche se non è il mio caso, perché io da innocente ho scontato la mia pena», ha detto Speziale nel corso di un incontro con la stampa organizzato dal proprio legale. Il 31enne ha poi parlato del sistema carcerario e di come gli anni trascorsi dietro le sbarre non abbiano offerto particolari possibilità formative. «Non ti insegnano un mestiere, ho lavorato soltanto un anno. Non ho ricevuto alcuna formazione professionale – ha continuato Speziale – Quando sono tornato libero, ho lavoricchiato grazie a qualche amico, ma nessuno può offrirmi una possibilità per farmi un futuro. Spesso per pregiudizi o tabù». A suo dire neanche sul fronte dell’assistenza sociale arriverebbe un sostegno. «Mi hanno detto che siccome non ho carichi pendenti in corso non mi possono aiutare».

«Ci troviamo di fronte a un fatto culturale, sociologico se vogliamo – ha commentato l’avvocato Lipera -. Questo ragazzo sta avendo serie difficoltà, ed è giusto venga aiutato dalla gente visto che le istituzioni non fanno nulla. Il caso Speziale non è unico, ma è simbolico per tutti quegli innocenti che ha espiato pene immeritate». Su quale lavoro vorrebbe fare, il 31enne non chiude le porte: «Sono perito elettronico, ho il terzo anno dell’alberghiero. Vorrei fare qualcosa che mi piaccia, che mi faccia crescere e dare un futuro», ha concluso.

Redazione

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