Resta ai domiciliari Martina Gentile, la figlia dell’amante di Matteo Messina Denaro, la maestra Laura Bonafede. La donna era stata arrestata per avere aiutato il capomafia durante la latitanza, per averne gestito le comunicazioni riservate e per esserne stata la fedele emissaria. Il tribunale del Riesame di Palermo ha respinto l’istanza di revoca della misura cautelare avanzata dal legale della […]
Resta ai domiciliari la figlia dell’amante di Matteo Messina Denaro: «Ero affezionata a lui ma non lo meritava»
Resta ai domiciliari Martina Gentile, la figlia dell’amante di Matteo Messina Denaro, la maestra Laura Bonafede. La donna era stata arrestata per avere aiutato il capomafia durante la latitanza, per averne gestito le comunicazioni riservate e per esserne stata la fedele emissaria. Il tribunale del Riesame di Palermo ha respinto l’istanza di revoca della misura cautelare avanzata dal legale della ragazza, autrice anni fa di un necrologio in cui si dichiarava fiera di essere la nipote del boss Leonardo Bonafede.
Gentile, come risulta da decine di pizzini sequestrati al boss, era legatissima all’ex primula rossa di Cosa nostra (arrestato a gennaio dell’anno scorso e morto a settembre), che per anni l’ha cresciuta come una figlia. Interrogata dal giudice per le indagini preliminari dopo l’arresto, la donna ha scelto di non rispondere, ma ha voluto fare dichiarazioni spontanee. Pochi minuti per dire di essere stata affezionata a Messina Denaro quand’era bambina, ma di avere capito che quell’affetto lui non lo meritava. Gentile, il cui padre naturale sconta due ergastoli per omicidio, ha raccontato di avere visto il vero volto del boss, compresa la sua relazione con la madre, solo recentemente.
Anche per questo avrebbe cercato di prendere le distanze dall’ambiente in cui era cresciuta andando a insegnare a Pantelleria, lasciando il suo paese, Campobello di Mazara e iniziando un percorso di legalità attraverso colloqui con assistenti sociali e associazioni antimafia. La procura dei minori ha chiesto che le venga revocata la potestà genitoriale e che sua figlia, una bimba di due anni e mezzo, venga affidata a una comunità nel timore che la piccola possa essere educata ai disvalori mafiosi.