«Niente figli della chimica», hanno dichiarato i due stilisti a Panorama. «Anni fa, con tanto di foto attorniati da bambini, dichiararano esattamente il contrario», commenta Alessandro Motta, presidente di Arcigay Catania, che fa un'amara considerazione: «Essere omosessuali non significa occuparsi di diritti civili»
Dolce e Gabbana, no alle adozioni per coppie gay Arcigay: «Non si sono mai battuti per i diritti Lgbt»
«Niente figli della chimica: la famiglia è quella tradizionale». Parola di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. I due stilisti, entrambi omosessuali e in passato legati sentimentalmente, hanno rilasciato la dichiarazione al settimanale Panorama. Riaprendo, nella posizione di coppia percepita dal grande pubblico come simbolo di lesbiche, gay, bisessuali e transgender, un dibattito sul tema che, in gran parte d’Europa, sembra ormai avviato verso una normalizzazione, consentendo alle coppie omosessuali sposate l’adozione.
La notizia è stata accolta con perplessità in Sicilia, terra di origine di Domenico Dolce e prima regione d’Italia ad approvare, la scorsa settimana, una legge sulle unioni civili. Secondo Alessandro Motta, presidente di Arcigay Catania, «la vicenda va presa per quello che è: sia che si tratti di una provocazione, o di un tentativo pubblicitario, o di una loro convinzione personale, sono parole che vengono da due persone che non si sono mai occupate di diritti Lgbt». In passato, ricorda Motta, proprio i due stilisti «si erano invece fatti fotografare circondati da bambini, sostenendo l’esatto contrario in merito alle adozioni».
Un atteggiamento che comunque non passa inosservato, perché secondo il presidente di Arcigay Catania «ribadisce purtroppo una cosa già evidente da tempo: il problema dei diritti civili viene superato dalle possibilità economiche. Per chi ha ampie disponibilità di denaro non esistono diritti assenti. E Il fatto di essere omosessuali non implica un interesse ai temi, come dimostrano loro», conclude Alessandro Motta.