Dna, le somiglianze familiari in una fotografia L’autrice: «Per valorizzare l’identità siciliana»

Padri e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle. Tutti fotografati frontalmente, con la stessa espressione, da Maria Aloisi dell’associazione culturale Zona3. Le immagini, che fanno parte di un progetto fotografico chiamato Dna, sono poi affiancate a formare un unico viso, dove da un lato si vedono i segni del tempo e dall’altro il volto simile che quella vita deve ancora affrontarla. «Tutte le foto sono fatte con smartphone, per questo abbiamo definito il progetto itinerante: può essere fatto estemporaneamente in qualunque luogo, e poi lavorato con le applicazioni mobile», spiega l’autrice. Secondo Aloisi il lavoro «serve a sottolineare e valorizzare l’identità culturale di chi vive nella zone etnea e in particolare a Mascalucia, dove ha sede il nostro laboratorio Zona3. Del resto tutto il nostro lavoro è incentrato sulla possibilità di produrre arte anche in Sicilia», spiega la fotografa.

Il progetto «non è una cosa originale, esistono molti fotografi che lo hanno fatto per evidenziare i tratti somatici. L’originalità sta nel mezzo, diverso da una macchina fotografica», spiega Aloisi, che spera di raccogliere «almeno un centinaio di scatti, per poter poi organizzare una mostra». Le persone sono state finora «tutte ritratte all’interno del nostro laboratorio fotografico, perché vogliamo portare più persone possibili a conoscere i nostri spazi. Chi vuole partecipare può scriverci e ci diamo un appuntamento».

Zona3 è «un cantiere di formazione professionale che ho fondato tre anni fa con Ambra Scamarda e Matteo Amantia, che si occupano di musica, mentre io di comunicazione fotografia e ciò che ne concerne. Lo spazio – prosegue Aloisi – serve ad offrire ai ragazzi che vivono nel paese un’alternativa alla noia quotidiana. Organizziamo corsi di musica, di video, di fotografia». Secondo la fotografa un centro come questo ha però una finalità di più ampio respiro: «Vogliamo valorizzare il territorio, dimostrando che anche in Sicilia si possono creare belle cose senza bisogno di andare via. Del resto – conclude Aloisi – se vanno via tutti i giovani, non resta più nessuno».


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