Il governatore paragona i numeri della regione presa a modello per le Politiche sociali con quelli della Sicilia, che però ancora, dopo settimane, non si conoscono certezza. Guardando ai dati conosciuti e ai fondi stanziati dai due governi, però, emerge che l'Emilia destina più risorse per ogni disabile gravissimo
Disabili, Crocetta: «Sicilia investe più dell’Emilia» Ma sui dati reali dell’Isola regna ancora il caos
Dopo le figuracce dal salotto tv di Massimo Giletti, Rosario Crocetta corre ai ripari, alza la cornetta e chiede alla Regione Emilia i dati sulle risorse impegnate per la disabilità gravissima. Il quadro (lo stesso fornito a questa testata giorni fa), secondo il governatore, confermerebbe l’impegno della Sicilia nell’assicurare il servizio di assistenza. «Sulla disabilità gravissima – scrive il governatore in una nota – la Lombardia spende 21 milioni di euro, con una popolazione di 10 milioni di abitanti, l’Emilia Romagna che è considerata il modello italiano più virtuoso, ha una spesa annuale di 28 milioni di euro per 1.400 persone su 4 milioni 420mila abitanti. In pratica – secondo Crocetta – il 20 per cento in meno della popolazione Sicilia».
Il governatore guarda alla popolazione residente, non al numero reale dei disabili gravissimi. Che, invece, al netto della ricognizione ancora in corso da parte delle Asp siciliane, sarebbero circa un migliaio in più in Sicilia: a fronte dei 1.400 disabili gravissimi in Emilia, infatti, nell’Isola ne risiederebbero circa 2.500. Stime che filtrano sia dall’assessorato alla Salute che da quello alle Politiche sociali.
Ad ogni modo, Crocetta ricorda i 36 milioni di euro di fondi regionali già stanziati con le delibera dello scorso 28 febbraio, ai quali si aggiungono i 13 milioni del fondo nazionale per le non autosufficienze. Il governatore si avventura poi in un calcolo che parte dai dati forniti dai distretti sociosanitari (3.682 disabili gravissimi in Sicilia). Numeri che non hanno convinto la Regione, al punto da rendere necessaria la verifica delle cifre a partire da ogni singola azienda sanitaria. Una ricognizione che è ancora in corso e che ad oggi non ha portato a numeri certi.
Ma Crocetta si porta avanti col lavoro. «Sulla base delle proiezioni per numero di abitanti – dice – e considerato il dato dell’Emilia Romagna, teoricamente, i soggetti con disabilità gravissima non potrebbero superare le 1700 unità, mentre in Sicilia sulla base della valutazione di distretti sociosanitari e Uvm, sarebbero 3600». Peccato che di quel numero (che per l’esattezza sarebbe di 3.682 pazienti con disabilità gravissima) non si sia fidata neppure la Regione, che ha avviato una ricognizione puntuale nelle Asp, anche alla luce del fatto che «soltanto tre unità di valutazione multidimensionale su 55 sono attive», come scrivevano gli uffici a Crocetta all’indomani delle dimissioni dell’assessore Miccichè.
«In Emilia – scrive ancora Crocetta – abbiamo tre soggetti con disabilità gravissima ogni 10mila abitanti, in Sicilia sette ogni 10mila. Non capisco dunque dove staremmo sbagliando, laddove prevediamo un modello di assistenza più avanzato rispetto alle regioni italiane considerate all’avanguardia». Ma considerando i disabili gravissimi siciliani 2.500 e quelli dell’Emilia 1.400, in rapporto alla popolazione la proporzione sarebbe in Sicilia di 4,9 ogni 10mila; in Emilia di 3,1 ogni 10mila. «La nota che ci arriva dalla regione Emilia Romagna – aggiunge Crocetta – dice che ogni persona con disabilità gravissima percepisce un contributo che va dai 600 ai 1600 euro. Noi daremo molto di più».
In realtà, sulla base dei primi dati che arrivano dalle Asp, i conti sono abbastanza diversi. L’Emilia in media per ogni disabile gravissimo investe risorse regionali per 20mila euro all’anno, la Sicilia ne spenderebbe 14.400. Nella spesa sono compresi «l’assistenza domiciliare, i centri diurni, interventi educativi per le persone con disabilità intellettiva o relazionale e anche contributi economici quali l’assegno di cura e i contributi per chi assume un assistente familiare».
Infine il presidente annuncia un emendamento «per impinguare tale fondo di almeno altri dieci milioni», prevedendo ulteriori «24 milioni a favore degli enti locali, che possono destinare tali fondi solo all’assistenza alle persone con disabilità meno gravi». Un dato, quest’ultimo, che però nulla ha a che vedere col capitolo di bilancio sulla disabilità gravissima, al centro dell’attenzione politica e mediatica in questi giorni.
Infine Crocetta torna sulla proposta di utilizzare i lavoratori socialmente utili – Asu, Lsu e Pip – nell’assistenza ai disabili, precisando alcuni aspetti dopo le critiche sollevate dalle associazioni. «Il progetto di riconversione dei lavoratori socialmente utili – precisa – non riguarda i disabili gravissimi e gravi, ma si riferisce all’assistenza nei confronti di anziani e persone con esigenze minori, in modo tale da liberare quelle risorse che attualmente i Comuni destinano a tale finalità, per impegnarli in progetti rivolti alle persone con disabilità grave e gravissima».