Diritto al cibo, serata Mani Tese allo Zo A teatro lotta a Ogm e multinazionali

«Quando mangio mi sento un re». È questo il nome dell’evento di musica, teatro e arti figurative organizzato da Mani Tese con il contributo dell’Unione Europea. Lo scopo è quello di sensibilizzare i cittadini su sovranità alimentare e diritto al cibo. L’obiettivo è quello di cambiare il modo in cui viene prodotto, distribuito e consumato, adottando un sistema alimentare ecologicamente sostenibile e socialmente giusto. «Siamo convinti che il cambiamento del nostro modo di produrre e consumare i cibi sia necessario perché avvenga un cambiamento più ampio nella nostra società, nel nord come nel sud del mondo» afferma Elena Iannone dell’associazione umanitaria Mani Tese.

Nove le tappe fissate in tutta Italia, la prima delle quali è questa sera al Centro culture contemporanee Zo di Catania. Il teatro Nuovo di Napoli è il palcoscenico di domani e all’Ara Pacis di Roma il sei. Domenica sette sarà la volta del teatro Cantiere Florida di Firenze mentre l’undici del teatro Duse di Bologna. Il dodici è la volta del teatro della Tosse di Genova, il tredici del Momo di Mestre e il quattordici dell’auditorium Sant’Anna di Verbania. Il gran finale sarà il sedici, in occasione della giornata mondiale per il diritto al cibo, al teatro Studio di Milano.

Ogni serata è all’insegna del sorriso ma anche e soprattutto della riflessione. «Per diffondere il messaggio  a quante più persone possibile» dice Iannone. Con la musica jazz di Cinzia Tedesco,  l’ironia del comico e cabarettista Diego Parassole e l’arte pittorica a tempo di musica di Rosalba Falzone. Un evento per informarsi sorridendo, ma anche per metterci la firma. È in corso infatti una petizione indirizzata all’Unione europea per l’affermazione della sovranità alimentare. Petizione che si trova anche sul sito dell’associazione e qui.

«Bastano dei piccoli gesti quotidiani come l’acquisto di prodotti a chilometro zero o tramite gruppi di acquisto solidali o anche la coltivazione diretta di prodotti locali per cominciare a fare la differenza» continua Iannone. Ma occorre anche «cambiare le politiche pubbliche che regolano i nostri sistemi agricoli e alimentari, assicurandosi che garantiscano, sia in Europa che nel Sud del mondo, la vitalità delle aree rurali, prezzi equi per i coltivatori, gli allevatori e i pescatori, alimenti sicuri e OGM-free per tutti, il divieto di speculare sulle derrate alimentari e la terra» come recita il punto sei della petizione. E per aiutare la gente a compiere i piccoli gesti quotidiani Mani Tese ha organizzato anche un decalogo sulla sovranità alimentare.

Per ogni teatro poi, i volontari locali hanno organizzato degli eventi paralleli. A Catania verrà proiettato l’appello lanciato sul web dall’attivista e scienziata indiana Vandana Shiva. Con la sua petizione per la libertà dei semi, invita all’azione. Dal due di ottobre giorno del compleanno di Gandhi  fino alla giornata mondiale dell’alimentazione. Due settimane di disobbedienza globale per la libertà dei semi e contro i brevetti su questi «perché violano le leggi più alte dell’umanità, della dignità e dei diritti umani» dice Shiva nel suo appello. L’obiettivo è quello di «salvare e scambiare i semi che non sono stati brevettati dalle multinazionali che ne controllano già il 75 per cento dell’approvvigionamento mondiale distruggendo la biodiversità». Quella di conservare e scambiare i semi è un’azione che può essere fatta ogni giorno «in ogni casa, in ogni giardino, in ogni tempio» come suggerisce l’attivista, che chiama a quindici giorni intensi «per essere taglienti come un raggio laser. Perché non ci può essere sovranità alimentare senza sovranità sui semi» dice ancora Shiva.

Un argomento, quello delle sementi, che riguarda anche la Sicilia. Molti semi antichi rischiano infatti  l’estinzione. E qualcuno che cerca di salvaguardarli c’è. Un esempio? L’imprenditore agricolo di Raddusa Giuseppe Li Rosi che produce grani antichi siciliani intervistato da CTzen qualche tempo fa.

[Foto di Rossell78]


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