Dire, fare e, ogni tanto, riciclare

Un rudimentale strumento musicale, simile ad una chitarra, fatto con una bacinella di plastica, un paio di cordicelle di tela e qualche pezzo di legno trafugato non si sa dove.

Un lampadario a forma di sole, ottenuto con la carta velina delle scatole delle scarpe, modellata con uno stampo fatto di fogli di giornale (maniera utile ed originale per sfruttare “La Sicilia”) e nastro adesivo isolante.

Un manichino con il volto mascherato di occhi, presi da quelle riviste che stanno accatastate un po’ ovunque, ché nessuno le legge più e chi si prende la briga di buttarle?

Questo, tanta musica e molto altro, giovedì pomeriggio, all’Estemporanea di Arte e Artigianato Riciclato, organizzata dall’Associazione Culturale Mangiacarte, mostra che doveva tenersi nel cortile dell’ex Monastero dei Benedettini ma che, a causa delle inclementi condizioni climatiche, s’è fortunosamente spostata nei locali del CPO Experia, nella vicina via Plebiscito.

«Volevamo organizzare qualcosa prima del G8», ci spiega Costanza Paternò, della Mangiacarte. «Abbiamo dato luogo ad una serie di incontri, i “giovedì ecologici”, che volevano essere spunto per far nascere qualcosa di buono. Abbiamo cominciato con un aperitivo per ciclisti, ma non è venuto nessun ciclista. Soltanto qualche settimana dopo siamo riusciti ad ottenere un discreto successo, proponendo un gioco di ruolo dal vivo…» Continua, poi, insistendo sulla necessità che le organizzazioni che a Catania si occupino delle stesse cose, nella fattispecie la sensibilizzazione all’ecologia, lavorino insieme.

«Oggi è un gran successo, oltre che per la gente che sta partecipando, anche per le associazioni che ci stanno affiancando: il Gapa, Manitese, Rifiuti Zero, la Ciclofficina Etnea, GreenPeace e il gruppo artigiano Cartura.»

L’ottimismo, però, si stempera quando si parla dell’attenzione che i cittadini donano al riutilizzo delle risorse.

«Non credo che arriverà un momento in cui la maggior parte dei catanesi penserà che il riciclaggio sia una cosa essenziale. Ed è colpa anche delle istituzioni, disinteressate e, soprattutto, impreparate sul tema… Ieri ho telefonato all’Assessorato all’Ambiente, per invitare l’assessore a venire alla mostra», ci racconta Costanza «e la segretaria mi ha risposto che avevo sbagliato. Mi ha detto di rivolgermi all’Assessorato ai Servizi Sociali, a cui, sempre secondo la suddetta segreteria, spettava la competenza di una manifestazione pro-ecologia.»

«Le persone, magari, si impegnano a separare i rifiuti, solo che poi arriva il camion e mischia tutto. Lo sforzo di differenziare appare inutile, e nessuno lo porta avanti continuativamente», sostengono Floriana Agosta e Rossella Lizzio, di GreenPeace.

Dimostrare che riciclare è divertente è stato facile, soprattutto lavorando coi molti bambini presenti nei locali del CPO, che fabbricavano colla con acqua e farina e sceglievano le fattezze delle marionette che poi avrebbero dipinto.

«Poi ci facciamo degli spettacoli, e alla gente piace», sorride Alfredo Guglielmino, di Cartura, gruppo di artigiani che, da dodici anni, recuperano i rifiuti e li trasformano in oggetti d’uso comune.

«Il nome del gruppo deriva da “carta” più “spazzatura”, una sintesi che, all’inizio, diventava arredamento d’interni e, adesso, è arte. Da quattro anni abbiamo chiuso al pubblico, per non essere schiavi della produzione e lavorare sulle tirature limitate. Oserei dire che a Catania siamo un piccolo miracolo.»

Un pensiero quasi rivoluzionario.

Luisa Santangelo

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