LAteneo panormita punta lattenzione sulla comunicazione e linterattività tra città e Università, territorio e sedi distaccate. Primo obiettivo raggiunto è il progetto Univercittà, che propone, tra laltro, un festival culturale al via in questi giorni. Ci spiega tutto in questa intervista il prof. Maurizio Carta, delegato alle attività culturali e prorettore al decentramento
Dire, fare, comunicare: lUniversità che fa rete (a Palermo)
Al via il primo Festival di Univercittà nel capoluogo siciliano. Un progetto promosso dall’Ateneo di Palermo in collaborazione con l’amministrazione cittadina che, proponendo un ricco calendario di appuntamenti, mira a coinvolgere l’intera città in diverse e molteplici attività di tipo culturale e musicale da qui all’autunno prossimo. L’Università che sposa la città: è un’interessante prospettiva, quella del professore Maurizio Carta, delegato alle attività culturali e prorettore al decentramento per l’Ateneo di Palermo, che punta alla comunicazione come chiave di volta per il futuro delle Università.
Professor Carta, incontri, spettacoli ed eventi di vario genere mettono in gioco L’Università e la città di Palermo. Come è nato e in cosa consiste il progetto Univercittà?
Univercittà nasce come strategia di comunicazione integrata con l’obiettivo, chiarito nel termine stesso, di fare diventare Università una parte della città e la città una componente dell’Università. Da questo deriva poi l’organizzazione del primo Festival di Univercittà con un cartellone denso di eventi, attività di diversa natura per pubblici differenziati in e in orari differenziati. Nella visione strategica del nostro rettore, Roberto Lagalla, si ritiene rilevante non soltanto migliorare i profili di qualità interna dell’Ateneo ma anche potenziare tutti quei rapporti, non soltanto di tipo istituzionale, ma soprattutto di creatività e innovazione, rivolti al vasto tessuto territoriale esterno all’Università. Insomma, vogliamo avviare una serie di iniziative, eventi e occasioni in cui l’interno dell’Università e l’esterno, invece di dialogare in maniera episodica, si fondino in un’unica grande ‘armatura culturale’ per la città di Palermo.
Non un festival per soli studenti e professori, quindi?
Esattamente. Ci serve soprattutto cominciare ad accogliere dentro le nostre sedi persone che non avrebbero motivo di frequentare l’Università e quindi guardare oltre, non solo agli studenti e ai docenti ma ad ogni cittadino di Palermo, ad ogni abitante della Sicilia occidentale a cui facciamo riferimento. E’ importante che più persone, cittadini, decisori, imprenditori, intellettuali, studiosi e tanti altri vivano l’Università. Questo è l’animo e la visione con cui è nato appunto il progetto di Univercittà di cui il festival è il primo strumento di comunicazione.
Sulla base della sua carica di prorettore al decentramento ritiene possibile una futura collaborazione con l’ateneo catanese e gli altri poli universitari dell’isola?
Non solo lo ritengo un obiettivo possibile ma prioritario. La collaborazione tra i quattro atenei siciliani, non soltanto per migliorare i rapporti reciproci ma anche quelli con il territorio, è assolutamente fondamentale. Nei mesi scorsi si è avviata una forte interlocuzione tra i quattro rettori proprio sul ripensamento del decentramento. Anche il decentramento ha bisogno di fare un salto di qualità e diventare una sorta di decentramento 2.0, un decentramento più interattivo in cui ci siano maggiori occasioni per gli studenti di frequentare e relazionarsi con spazi diversi e culture diverse. Creare occasioni e mezzi di scambio come gli eventi culturali e musicali, momenti in cui le diverse realtà si integrino, credo sia un primo passo affinché le Università non restino soltanto dei castelli separati in aree separate e il decentramento dei poli possa diventare invece una rete di vicendevoli scambi.
Cosa ne pensa del ruolo dell’informazione, delle nuove tecnologie e del loro peso all’interno dell’Università?
Per quanto riguarda il ruolo delle nuove tecnologie devo dire che anche su questo versante stiamo lavorando con grande intensità. E’ stato nominato anche un prorettore alla comunicazione che è il professor Gianfranco Marrone e con un lavoro di grandissima integrazione e sintonia stiamo mettendo insieme informazione, eventi, comunicazioni, procedendo ad una ridefinizione del nostro sito web affinché possa diventare un portale connesso anche con blog e altre realtà esterne. Consideriamo l’informazione online e le nuove tecnologie digitali uno strumento formidabile per uscire dall’isolamento del binomio didattica-ricerca e volgere lo sguardo all’esterno, diventando in qualche modo costruttori della nuova società civile.
Il nostro obiettivo fondamentale sono gli studenti, i giovani e quindi la classe dirigente, i professionisti, gli intellettuali, gli studiosi di domani. Nei confronti delle loro sensibilità, dei loro linguaggi, delle loro passioni noi vogliamo lavorare senza dimenticare il potenziamento qualitativo dei meccanismi interni dell’Università.
Guardando alle prospettive professionali per noi giovani, cosa pensa del ruolo dell’Università oggi?
Credo che oggi l’Università debba tornare a dare ai propri studenti, oltre che formazione e professionalità, soprattutto motivazione; deve essere in grado di conoscere e riconoscere i talenti e le diversità di ognuno e su quelle lavorare costruendo insieme agli studenti prospettive di futuro. Il futuro non è dato, non esiste nel presente, il futuro è quello che costruiamo ogni giorno con le nostre azioni. Lavorare insieme per la realizzazione di una nuova società credo sia la vera missione dell’Università. Costruire una comunità Universitas, la comunità dei docenti e dei discenti per tirar fuori ed elaborare nuove prospettive, produrre, se necessarie, delle critiche ai modelli di vita attuali e quindi immaginarne di futuri. Per questo ritengo tutti i settori che hanno a che fare con la comunicazione preziosi: sono la cinghia di trasmissione, la catena di distribuzione per quello che viene prodotto dentro le Università e rielaborato all’esterno.