Un binomio che al Sud non va sempre a braccetto. «Eppure passare al digitale è fondamentale», spiega il commercialista e co-fondatore di Indìco, neonata società di consulenza digitale alle imprese, prima nel suo genere nel Mezzogiorno
Digitalizzazione, la scommessa del mondo delle imprese Emmi: «Col Covid emersi sia il divario che la necessità»
L’approccio al mondo digitale e le aziende. Un binomio che, specie al Sud, non va poi così a braccetto. E lo scollamento è emerso con prepotenza a causa del Covid-19 e del lockdown. «Ancora oggi la digitalizzazione è abbastanza lontana dalle imprese. Da Roma in su le aziende iniziano ad avere una maggiore consapevolezza, anche se non c’è una vera e propria presenza digitale», spiega Rosario Emmi, commercialista e co-fondatore di Indìco, intervenuto durante la rassegna stampa di Radio Fantastica – Rmb. «Passare al digitale, però, è fondamentale e questo ormai è chiaro a tutti. Basti pensare a un esempio recente: lo smart working e le videochiamate entrate nell’uso comune».
Indìco, che è l’acronimo di innovazione, digitalizzazione e consulenza e ha sede a Catania, Roma e Torino, è la prima società per azioni di commercialisti del Sud. Nata alle pendici dell’Etna da una settimana, a fondarla sono stati cinque commercialisti catanesi: insieme a Emmi, ci sono Sebastiano Truglio, Giovanni Emmi, Simonetta Murolo e Rosario Petralia. «L’obiettivo è rivoluzionare l’approccio alla professione di dottore commercialista e alla consulenza aziendale in chiave digitale», spiega Emmi.
Esperto di un settore particolare: le start up. Osannate quasi dieci anni fa, poi cadute in disgrazia nell’immaginario collettivo perché spesso considerate scatole di fumo senza arrosto. «Purtroppo non sempre a torto», ammette Emmi. Eppure oggi più che mai utili strumenti per inventarsi un lavoro che non c’è: per i più giovani, ma anche per chi nativo digitale non è. E proprio per questo Emmi rimane ottimsta: «Sono abbastanza fiducioso per il futuro, anche perché una grossa fetta di investimenti del recovery plan sarà destinata proprio all’innovazione». Secondo il documento, che individua le priorità per il rilancio dell’Italia, la somma totale, suddivisa in sei missioni, ammonta a 222 miliardi di euro.