Nell’ambito del ciclo di incontri “Lo sguardo dell’altro – dialoghi fra culture” organizzati da Isola Quassùd in collaborazione con la Facoltà di Lingue e Letterature straniere ed i Circuiti Culturali dell’ateneo, dopo il primo incontro del 20 marzo con il giornalista-scrittore algerino Amara Lakhous, martedì 27 marzo alle 18.30 nell’aula A2 dell’ex Monastero dei Benedettinisi terrà il secondo appuntamento dal titolo “Dietro il Sahara – Africa nera tra mondo magico e modernità”.
Al seminario parteciperà Enzo Barnabà, scrittore siciliano e collaboratore delle iniziative del progetto Chiama l’Africa, ed Emanuela Pistone, regista e attrice catanese nonché ideatrice del progetto “Isola Quassùd”, che si occupa di promuovere l’intercultura all’interno di spettacoli realizzati con giovani immigrati provenienti dall’area del Mediterraneo e dai paesi dell’Africa subsahariana.
L’incontro verterà sulla lettura di alcuni passi ripresi dal libro di Barnabà, letti da Pistone ed interpretati contemporaneamente dagli allievi della Scuola di Teatro Contemporaneo Gesti. Il libro racchiude otto racconti che permettono al lettore di viaggiare attraverso gli occhi dell’autore, esplorando quelle realtà che si trovano oltre il deserto più grande del mondo, “dietro il Sahara” – come spiega chiaramente lo stesso titolo del libro – con riferimento ad un proverbio africano che con l’espressione “dietro il mare” indica il paese dei bianchi.
L’Africa è dunque al centro di quest’opera con tutti i suoi usi, costumi e credenze, con i suoi riti magici e d’altra parte la razionalità e lo spirito pratico delle situazioni quotidiane.
Un’opera nata dall’esperienza personale di Barnabà come insegnante all’università e addetto culturale all’ambasciata italiana in Costa d’Avorio, e anche in parte dall’esigenza di sfatare quei luoghi comuni diffusi tra coloro che, geograficamente e culturalmente lontani, non riescono ad avvicinarsi alla conoscenza di altre culture, molto diverse dalla propria. L’intento del libro è proprio quello di eliminare il confine mentale, e non solo spaziale, rappresentato da quella invisibile barriera culturale tra Mediterraneo e Sahara che separa il popolo europeo dal popolo africano.
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