Dieci anni del Patafisico, fondatrici rallentano per riflettere Via il Minimo Teatro Festival: «Senza fondi, è meglio così»

Dieci anni di spettacoli e progetti sostenuti con passione e con il coraggio di chi è consapevole di occupare una posizione diversa da quelle ordinarie. Un percorso a ostacoli che chi fa teatro in modo indipendente, come il Piccolo Teatro Patafisico, sa di dovere affrontare. Dieci anni però, per quanto belli e pieni di soddisfazioni, si fanno sentire e si sommano all’arrivo dei piccoli e di nuovi impegni lavorativi. Il 21 gennaio 2020 il Piccolo Teatro Patafisico spegnerà dieci candeline e le due fondatrici del Teatro Rossella Pizzuto e Laura Scavuzzo hanno deciso di prendere una specie di anno sabbatico. 

Questa nuova stagione sarà meno intensa delle precedenti, così ci saranno quattro appuntamenti e anche il Minimo Teatro Festival non si farà. «La programmazione sarà ridotta – racconta Rossella Pizzuto – perché sentiamo la necessità di prendercela piano, in questi anni abbiamo avuto stagioni molto ricche. Anche quest’anno ci saranno tantissimi spettacoli per famiglie e il cartellone dedicato agli adulti. Abbiamo selezionato spettacoli nei quali siamo coinvolte anche nella produzione. L’impegno è sempre tanto, la settimana scorsa abbiamo aperto con Diverse Visioni, lo spettacolo della compagnia Blitz con i ragazzi richiedenti asilo». 

Poi si riparte a novembre in occasione della pièce della compagnia di Giacomo Guarneri, Con Sorte, già andato in scena al teatro Fringe di  Torino Un’appassionata Oriana Martucci è protagonista del testo di Giacomo Guarneri, storia di ordinaria follia nella Sicilia dei ricatti e delle intimidazioni di cosa nostra. Due piccoli commercianti sono schiacciati dalla violenza del sistema mafioso: lei si piega, lui no. «Lo spettacolo propone riflessione rispetto alle vite delle persone che vengono in qualche modo coinvolte – ripercorre la fondatrice del Patafisico – Ci si cala insomma dentro dinamiche interpersonali, per capire come ti cambia la vita un fatto del genere. Speriamo di fare delle repliche per delle scuole. Ritengo che sia uno spettacolo molto educativo per discutere dell’argomento. Insomma abbiamo ridotto un po’ il numero ma forse sono spettacoli più strutturati e altrettanto impegnativi – ironizza – Ci piace farci del male». Non possono mancare a dicembre i banchetti luculliani del Natale quando si replicherà più volte il Terzo capitolo di A cena dagli Ubu, lo spettacolo che serve sul piatto prelibatezze satiriche in salsa patafisica. «Uno spettacolo cena che facciamo dalle origini e che cambia ogni volta, anche se il format è sempre lo stesso. Ci siamo affezionati. Anche questa è un’operazione che fai perché la ami». 

Ed è la volta della nota dolente: «L’unica cosa che molto probabilmente non ci sarà è il festival per ragioni un po’ esterne – aggiunge Pizzuto –  ci investiamo non solo tanto impegno ma anche tanto denaro e negli ultimi due anni non abbiamo avuto finanziamenti, non si sa mai fino alla fine se si può contare qualche risorsa in più. Non è arrivato nessun supporto economico e realizzare il Minimo tirando i remi in barca non ci sembra il caso. Ogni anno sono state delle giornate molto sentite sia dalla città che da noi. A meno che arrivi qualche idea quest’anno salta. Quando abbiamo fatto delle giornate di formazione sul tema del coinvolgimento del pubblico per la gente del settore abbiamo cercato di coinvolgere l’allora neo assessore, anche per conoscerlo, ma non c’è stato modo di farlo».

Adesso nel sottotesto del cartellone ridotto si legge un po’ di stanchezza: «Siamo una realtà indipendente – conclude Pizzuto –  che fa scelte anche di un certo tipo, ci sta anche che non siano per forza supportate a livello istituzionale, però fino a un certo punto. Non riuscire a trovare un interlocutore o sentirsi dire l’iniziativa è bellissima ma il bilancio non è approvato ci ha spinto a prenderci un anno sabbatico per il festival per ripartire più forti di prima, anche senza il supporto istituzionale».


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