Dopo la notizia delle sospensioni delle attività extracurriculari all'istituto comprensivo, a raccontare la loro versione sono i docenti che si sono dimessi dalle cosiddette «funzioni strumentali». Dai dissidi con la preside ai tanto declamati «problemi di sicurezza». Fino ad arrivare al mistero sui numeri di protocollo
Diaz-Manzoni, giallo sulle iscrizioni «accettate» Parlano i prof: «Questa scuola è la nostra vita»
Il clima in via Basile 28, sede della dirigenza scolastica dell’istituto comprensivo Diaz-Manzoni, non è dei più sereni. La riunione con la dirigente Concetta Valeria Aranzulla – annunciata da MeridioNews – è stata boicottata dalla maggior parte dei rappresentanti dei genitori. I pochi presenti hanno raccontato di un colloquio durato diverse ore, in cui la scuola è stata definita «un malato terminale». Non tanto per il rischio di chiusura, che al momento non c’è, quanto per il prevedibile accorpamento con altre strutture della città se, come sembra, le iscrizioni per il prossimo anno scolastico non raggiungeranno il numero minimo di 600 allievi. Allo stato attuale, pare siano ferme a 590. Almeno quelle «accettate». È questo uno dei passaggi che fa infuriare i docenti, nelle scorse settimane dimessisi in blocco dai ruoli che – su base volontaria e con una retribuzione che esula da quella del lavoro curriculare – ricoprivano nelle gerarchie didattiche. «Si chiamano funzioni strumentali – spiegano a MeridioNews – Per farla semplice: c’è chi di noi si occupava dell’organizzazione delle gite, chi della gestione dei laboratori. Tutte responsabilità che ci prendevamo fuori dalle aule e che non influiscono con il nostro lavoro con bambini e ragazzi».
Con una circolare del 16 aprile, gite, visite guidate, uso di biblioteca, laboratori di musica e di informatica sono stati sospesi fino a data da destinarsi. «Ma erano tutte cose già organizzate – continuano i docenti, che preferiscono rimanere anonimi – Non c’era alcun motivo perché venissero interrotte. Noi non volevamo che le nostre dimissioni, dovute a motivi personali di ciascuno di noi, si ripercuotessero sugli allievi e sulle loro famiglie. Con questa circolare, non condivisa, è chiaro che sia accaduto». La tensione è massima e quello che si profila è un muro contro muro nettissimo. Da un lato la dirigente Aranzulla, dall’altro buona parte del corpo docenti e delle famiglie. «A marzo ci sono stati prima una riunione coi responsabili sindacali e poi un collegio docenti – raccontano i prof – In quelle occasioni la preside ha reso nota la sua decisione di accettare solo 590 iscrizioni per motivi di sicurezza». Vale a dire mancanza di spazi sufficienti per potere accogliere tutti gli aspiranti alunni dalla scuola dell’infanzia alle medie. «In quelle sedi è stato fatto presente che, in effetti, gli spazi ci sono. Si libereranno almeno due aule nel plesso di via Santa Maddalena, almeno una in via Plebiscito, un’altra in via Macallè. Gli spazi non mancano».
La risposta della dirigente, però, non sarebbe stata delle migliori. «Ha detto di non avere intenzione di chiedere la possibilità di fare un’altra sezione all’ufficio scolastico, perché per la Diaz-Manzoni aveva già richiesto troppe deroghe». Il punto di rottura, quindi, risale a un mese fa. Ma le tensioni sono cresciute giorno dopo giorno, forti di un’intesa insegnanti-genitori dura da sciogliere. «I bambini vengono in questa scuola perché ci siamo noi – proseguono i prof – Molti di noi sono qui da più di vent’anni, questa è la nostra vita e loro, per noi, vengono prima di tutto. Perdere l’autonomia significa perdere una dirigenza che abbia contatto con i genitori, con l’istituto stesso e con il quartiere. Non ce lo possiamo permettere. La preside ci ha detto di avere una “piccola lista d’attesa“, ma non l’ha quantificata e quella di non avere accettato i bambini per motivi di sicurezza ci sembra una scusa». A questo elemento si aggiunge il giallo di questi giorni: le iscrizioni per la scuola materna senza numero di protocollo. «Io la mia iscrizione l’avevo presentata, cartacea, prima di gennaio 2018 – interviene una mamma, che preferisce rimanere anonima – Ho chiesto novità proprio in questi giorni, e mi è stato detto prima che non si trovava e poi che, comunque, le classi erano piene e mio figlio non poteva essere iscritto all’asilo».
La madre racconta di avere dovuto minacciare di chiamare i carabinieri per ottenere che la sua richiesta d’iscrizione spuntasse fuori e che venisse protocollata, formalizzando così la richiesta per il prossimo anno scolastico. A raccontare lo stesso copione è un’altra coppia di genitori, che ieri mattina si è presentata in via Basile con il bimbo che presto dovrà iniziare la scuola. Anche nel suo caso, l’iscrizione presentata non sarebbe stata immediatamente visibile né ci sarebbe stato un numero progressivo che ne ufficializzasse la ricezione da parte della segreteria. «Ma possiamo essere costretti a minacciare di chiamare il 112 per mandare i nostri figli a scuola?», domanda. «Io non lo so come dobbiamo fare – interviene il padre – Quello che vogliono fare con questo quartiere non si capisce. Io abito là vicino, l’Experia l’hanno dato all’università, la Manzoni è mezza chiusa. Per badare a ‘sti bambini che cosa dobbiamo fare?».