Al centro dell'operazione sono finiti tre appartamenti, due garage e un locale adibito a deposito. L'ex reggente dell'ala militare della famiglia di Cosa nostra è imputato nel processo sull'omicidio di Luigi Ilardo. L'infiltrato del Ros che negli anni '90 aveva portato i militari dentro il covo del latitante Bernardo Provenzano
Dia sequestra patrimonio del boss Cocimano Sigilli a beni per valore di oltre 600mila euro
Finisce ancora nel mirino delle forze dell’ordine Orazio Benedetto Cocimano. La Direzione investigativa antimafia etnea, guidata da Renato Panvino, ha eseguito un sequestro di beni riconducibili all’ex reggente della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Sigilli a tre appartamenti, due garage e un locale adibito a deposito per un valore complessivo di oltre 600mila euro. Il boss a luglio 2014 era stato arrestato dagli agenti della squadra mobile nell’ambito dell’operazione antimafia Ghost, ma la sua scalata ai vertici dell’organizzazione sarebbe iniziata subito dopo l’operazione Iblis, che portò in carcere alcuni personaggi di primo piano: Santo La Causa, Carmelo Puglisi e Franco Arcidiacono detto ‘u salaru.
Cocimano tra il 2009 e il 2011 si sarebbe occupato delle gestione dell’ala militare della famiglia di Cosa nostra e della cassa comune per la divisione degli stipendi agli affiliati. Il suo nome, già noto alle forze dell’ordine dagli anni ’90, è più volte finito al centro di blitz antimafia. Nel 2000 viene catturato nell’ambito dell’operazione Orione. Ritenuto uno dei fedelissimi del boss santapaoliano Maurizio Zuccaro, Cocimano è imputato anche per l’omicidio di Luigi Ilardo. L’infiltrato del Ros dei carabinieri che aveva portato gli investigatori fin dentro il covo di Bernardo Provenzano. Una vicenda piena di ombre inserita a pieno titolo nel processo sulla trattativa Stato-mafia.
La Dia, nel ottobre del 2015, aveva eseguito un analogo provvedimento di sequestro nei confronti di Cocimano per un valore di due milioni di euro.